Sicilia, nel centrodestra tutti uniti (o quasi) per due poltrone alle elezioni europee

25 novembre 2018

Dopo la riunione di Catania, il centrodestra siciliano prova a serrare le fila partendo da Cefalù. Divisi su tante cose, i ‘capi’ delle varie ‘anime’ del centrodestra siciliano provano a fare di necessità virtù. Obiettivo: conquistare almeno due seggi al Parlamento europeo. I nomi dei possibili papabili. La spaccatura Miccichè-Pogliese. Il ruolo di Musumeci. L’incognita delle tre donne che dovranno essere presenti nella lista  

La strada è in salita. Perché gestire una Regione non avendo soldi e con gli “impresentabili” innervositi perché, dopo la grande fatica delle elezioni regionali dello scorso anno, fino ad ora, non hanno visto nulla, non è facile. Ma nel centrodestra siciliano ci debbono comunque provare. Nel maggio del prossimo anno ci sono le elezioni europee. Con la novità – per ciò che riguarda il collegio Sicilia-Sardegna – che i seggi disponibili passano da sette a otto, visto che il Regno Unito si è chiamato fuori dalla UE.

Così nel centrodestra siciliano si dovrà fare di necessità virtù. E se è vero che le divisioni non mancano (nei giorni scorsi, a Catania, il sindaco Salvo Pogliese e i suoi hanno definitivamente rotto con Gianfranco Miccichè: ciò significa che in Sicilia Forza Italia è spaccata: il citato Miccichè da una parte e Pogliese dall’altra parte), è anche vero che, divisi, alle elezioni europee non vanno da nessuna parte, mentre uniti sperano di acciuffare almeno due poltrone al Parlamento di Strasburgo.

Sarà così? Il punto interrogativo ci sta tutto. Perché se è vero che i grillini sono in difficoltà, visto che l’Unione Europea dell’euro sta provando in tutti i modi a mettergli i bastoni tra le ruote, è anche vero che il centrodestra a trazione berlusconiana, ormai, vive più di passato che di presente, con un futuro che si annuncia incerto.

A Roma i grillini sono in difficoltà, ma si battono: presentano leggi, le difendono. In una parola, governano. Magari commettono anche errori (chi non ne commette?): ma ci sono.

Invece il centrodestra classico di scuola berlusconiana dov’è? Che fa? In Veneto e in Lombardia comandano i leghisti. Certo, anche Forza Italia è al governo delle due Regioni. Ma chi se ne accorge? Li la visibilità politica è tutta per la Lega di Salvini.

E in Sicilia? Gli azzurri hanno la presidenza del Parlamento dell’Isola con Miccichè. Ma, al pari del Governo presieduto da Nello Musumeci (che non fa capo a Forza Italia e che, alla fine, dovrebbe appoggiare l’ala catanese di Forza Italia), hanno poco da ‘maneggiare’. Da qui a maggio il Governo regionale avrà scontentato mezza Sicilia (e forse più), visto che la manovra Economico e Finanziaria 2019 si annuncia pesantissima.

Certo, magari proveranno a ‘giocare’ riempendo i capitoli della Finanziaria con entrate fantasiose, come hanno fatto i Governi precedenti. Ma appunto perché l’hanno fatto i Governi precedenti il gioco è già ‘sgamato’. Lo stesso Musumeci ha già messo le mani avanti e se, dopo le elezioni del novembre dello scorso anno, diceva che per rilanciare la Regione siciliana ci sarebbero voluti tre anni, ora si è messo il ‘ferro dietro la porta’ e ha detto che di anni ce ne vorranno venti… (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

In quest’atmosfera si inquadra la riunione di Cefalù, voluta dagli ex democristiani del Cantiere Popolare che vorrebbero sistemare al Parlamento europeo Saverio Romano. Ci riusciranno? Anche in questo caso, il punto interrogativo ci sta tutto.

Bene che andrà, il centrodestra, nel collegio Sicilia-Sardegna, dovrebbe conquistare due seggi. L’idea sarebbe quella di un seggio per gli ex democristiani e uno per Forza Italia. Romano sembra il candidato degli ex Dc del centrodestra. Ma in pista potrebbe andare pure l’attuale assessore alla Formazione professionale, Roberto Lagalla.

La candidatura di Lagalla nascerebbe da due possibili motivi.

Il primo è che lo stesso Lagalla lascerebbe la guida di un assessorato ‘bollente’ dove, fino ad oggi, ha fatto poco o nulla. E dove l’atmosfera si è fatta pesante (QUI UN NOSTRO ARTICOLO)

Il secondo motivo sta nel fatto che, una volta eletto, Lagalla lascerebbe il posto a Filippo Tripoli, primo dei non eletti della lista dei Popolari e Autonomisti: cosa, questa, che non dispiacerebbe a Totò Cuffaro, che ormai è ‘fuori’ dalla politica, ma che alle prossime elezioni europee sarà comunque una presenza.

Detto questo, nell’alleanza di centrodestra della Sicilia ci sono anche gli ex democristiani dell’UDC, che alle elezioni regionali hanno raggiunto il 7%. E potrebbe essere proprio l’UDC a sparigliare le carte in questo schieramento politico. Magari schierando una donna.

I candidati saranno otto, quanti i seggi disponibili. E tre, nel collegio Sicilia-Sardegna, dovranno essere donne. Il partito di Lorenzo Cesa potrebbe tentare il colpaccio con una candidata donna: magari con Sabrina Figuccia, attuale consigliere comunale a Palermo.

E Forza Italia? Come detto è spaccata in due. I catanesi di Pogliese dovrebbero puntare su Basilio Catanoso. Su quest’ultimo dovrebbe convergere anche Diventeràbellissima, il Movimento del presidente della Regione, Musumeci.

Ci potrebbe essere l’incognita dell’europarlamentare uscente, Giovanni La Via, eletto  cinque anni fa in Forza Italia, poi passato con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, ma oggi rientrato tra i berlusconiani. La candidatura di La Via, in effetti, potrebbe creare problemi a Catanoso: ma sembra che gli sia stata promessa la poltrona di assessore regionale per starsene buono. Vero? Falso? Vattelappesca.

E Miccichè? Dovrebbe presentare un proprio candidato. Il nome che si fa è quello di Giulio Tantillo, attuale consigliere comunale a Palermo. Non sarebbe un candidato irresistibile. E il fatto che l’ex senatore,  Giuseppe ‘Pino’ Firrarello, e l’ex parlamentare nazionale, Giuseppe Castiglione, potrebbero appoggiare, nella Sicilia orientale, il candidato di Miccichè, non cambierebbe di molto il probabile corso delle cose.

Insomma, se nella Sicilia orientale Pogliese e Musumeci decideranno – come sembra – di ‘chiudere’ su Catanoso, ebbene, il candidato di Miccichè, Tantillo o chiunque altro, non avrebbe molte possibilità.

Tutti questi conti – che abbiamo cercato di sintetizzare – sono fatti non considerando tre elementi.

Il primo elemento è il Movimento 5 Stelle. Tutti lo danno in discesa. Ma in Sicilia, da quando esiste, il Movimento 5 Stelle è sempre andato bene. Se i grillini dovessero confermare la linea crescente, anche nel centrodestra i conti andrebbero rifatti al ribasso.

Il secondo elemento – forse il più importante – è rappresentato dal parlamentare europeo uscente eletto, cinque anni fa, nel collegio Sicilia-Sardegna nella lista di Forza Italia: Salvatore Cicu. Cinque anni fa, in Sicilia, nessuno lo considerava. Ed è stato eletto. Se Cicu dovesse riconfermare i voti del 2013, a Forza Italia in Sicilia resterebbe un solo seggio…

Il terzo elemento è rappresentato dalla Lega di Salvini. Che presenterà una lista anche nel collegio Sicilia-Sardegna. Dove si contano già alcuni candidati che lavorano sul territorio da circa un anno. E lavorano con personale e ‘truppe cammellate’ di Forza Italia.

In Sicilia i ‘capi’ del centrodestra provano a far passare la tesi di non aver voluto la Lega nel listone. In realtà è Salvini che, dalle Alpi alla Sicilia, conta di ‘svuotare’ Forza Italia diventando il ‘padrone’  del centrodestra. E con i voti che pensa di prendere, soprattutto nel Centro Nord, Salvini sembra convinto di eleggere eurodeputati nel Sud e in Sicilia.

Le attese – o le speranze di Forza Italia – sono affidate all’idea che in Sicilia e Sardegna la Lega non ‘sfondi’. In effetti, per un siciliano, votare Lega è un po’ una contraddizione in termini. Ma sarebbe un errore ignorare la presenza dei parlamentari nazionali leghisti eletti in Sicilia. A cui si aggiunge il lavoro ‘sotterraneo’ sviluppato in tanti Comuni dell’Isola con i consiglieri comunali che hanno lasciato i partiti di vecchia appartenenza per passare non con la Lega, ma “con Salvini”, massima espressione, oggi, della personalizzazione della politica.

 

 

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