La Sicilia che piace alle Agenzie di rating? Una ‘colonia’ tra grano canadese, olio d’oliva tunisino e pomodoro cinese

27 ottobre 2018

Mentre Regione siciliana, ex Province e Comuni affondano in una crisi finanziaria senza precedenti, mentre migliaia di giovani laureati, ogni anno, scappano dalla nostra Isola che offre solo disoccupazione e miseria un’Agenzia di rating – Moody’s – ci viene a dire che tutto va bene. Ed è anche logico: la Sicilia colonizzata e governata dagli ascari è il sogno realizzato dai ‘Signori della globalizzazione’ 

Mentre il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, lancia l’allarme perché nelle ‘casse’ del suo Comune non ci sono nemmeno i soldi per pagare i dipendenti, mentre il Consiglio comunale di Palermo – e siamo già a fine ottobre! – non ha ancora approvato il Rendiconto 2017, perché i conti del Comune non tornano affatto, altri 300 Comuni dell’Isola sono senza Bilanci di previsione 2018 (a fine ottobre!), mentre la Regione siciliana mette in atto i soliti ‘magheggi contabili’ per nascondere sotto il tappeto un ‘buco’ di 2 miliardi di euro cosa fa l’Agenzia Moody’s? Conferma il rating della Regione siciliana al Ba1 con outlook stabile!

Sì, la Regione siciliana è veramente ‘stabile’. Ma stabile in che cosa? Nel ritardo dei pagamenti? Nella terra dove le comunità che ospitano malati psichiatrici vengono pagate con una media di 20 mesi di ritardo, dove i Comuni offrono servizi sempre più scadenti (di fatto, buona parte dei servizi sociali non ci sono più), dove la sanità pubblica, in molti casi, è tale solo sulla carta tra caos nei Pronto Soccorso, mancanza di posti letto, mancanza di medici e di infermieri, impossibilità di effettuare analisi cliniche nelle strutture pubbliche, ma solo a pagamento, una delle tante società private che vengono definite pomposamente “Agenzia di rating” ci viene a dire che possiamo stare tranquilli, perché “la liquidità è migliorata”.

Sì, sostengono i ‘geni di Moody’s, profeti del liberismo esasperato, la liquidità della Regione siciliana “è migliorata significativamente negli ultimi tre anni”. E ci fanno anche i complimenti per la “riduzione della leva finanziaria” e per “un moderato rapporto del debito netto diretto e indiretto del 49% rispetto al 2017”.

Non ci crederete, ma gli ‘scienziati’ di questa società privata chiamata “Agenzia di rating” dicono che la Regione siciliana sta risanando il proprio Bilancio!

Comuni in fallimento, Province tecnicamente in default, agricoltura in crisi, migliaia di giovani che, ogni anno, lasciano la Sicilia e questi ci vengono a dire che tutto va bene!

Potrebbe essere tragicomico, ma, in realtà, il discorso è serio. Perché, forse, è proprio questa la Sicilia che la grande finanza vuole. In altra parte del blog, stamattina, raccontiamo del numero impressionante di piccoli negozi artigianali che ogni anno chiudono i battenti nel nostro Paese COME POTETE LEGGERE QUI).

In Sicilia il fenomeno è impressionante. Solo a Palermo – ma è solo un esempio – ci sono otto punti vendita di una catena di grande distribuzione tedesca!

I Siciliani – così è stato deciso – debbono mangiare cibo prodotto altrove.

Il pane, la pasta, le pizze, i dolci e via continuando si debbono produrre con il grano duro che arriva con le navi da chissà dove (infatti nessuno le corolla). La coltura del grano duro siciliano è in crisi con l’Unione Europea che, di fatto, sta costringendo molti agricoltori della nostra Isola ad abbandonare il grano duro e, magari, le stesse aziende agricole.

In Sicilia stanno per scomparire i pomodori. Provate a recarvi nei punti della Grande distribuzione organizzata per cercare salsa di pomodoro preparata con pomodoro siciliano: a parte la salsa di pomodorino ciliegino e di datterino (sulle quali sarebbero opportune verifiche che non ci sono) non troverete nulla.

In Sicilia siamo letteralmente invasi dall’olio d’oliva tunisino. Nella Grande distribuzione organizzata trovate bottiglie d’olio d’oliva ‘extra vergine’ da 3 a 6 euro a bottiglia da un litro; peccato che, quest’anno, l’olio extra vergine di oliva siciliano non può essere commercializzato a un prezzo inferiore a 8 euro al litro!

Già queste tre cose – grano, pomodoro e olio d’oliva – tutt’e tre rigorosamente non siciliane, ci dicono che è in corso il finale di una ‘colonizzazione’. Alcuni simboli della Dieta Mediterranea – pane, pasta, pomodoro e olio d’oliva extra vergine – sono stati sostituiti da prodotti di pessima qualità, non siciliani, non meridionali, in parte anche ‘tossici’.

Questa è la Sicilia che piace alle “Agenzia di rating”: una Sicilia fallita, con una ‘presunta’ classe dirigente che sta distruggendo scientemente la propria agricoltura, che fa ponti d’oro alla Grande distribuzione organizzata che viene nelle nostre città per venderci i formaggi tedeschi, il pomodoro cinese, l’olio d’oliva tunisino trasformato, come per magico incanto, in “olio d’oliva extra vergine italiano”, il pane e la pasta prodotta con il grano duro estero (possibilmente canadese), la carne prodotta chissà dove a colpi di ormoni della finta crescita (le ‘belle” fette di carne che appena le metti in padella si riducono del 50% se va bene!).

La Sicilia che vogliono questi signori della globalizzazione, della modializzazione dell’economia è questa: una Sicilia con un Governo regionale ‘prono’, con i Comuni pronti a firmare le autorizzazioni per l’apertura di Centri commerciali non siciliani, per vendere ai siciliani cibo non siciliano. 

Gli unici che ci guadagnano sono i politici siciliani che firmano – di certo non ‘gratuitamente’ – tali autorizzazioni. Loro ci guadagnano. Mentre la Sicilia – a cominciare dall’agricoltura – affonda.

Foto tratta da madonienotizie.it 

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