Le elezioni europee sono alle porte: e la Regione di Musumeci avvia la campagna acquisti di stagisti…

16 ottobre 2018

“Vota bene, vota sicuro”: dovrebbe essere questo lo slogan se non ci fosse qualche piccolo problemino con il codice penale. Però, come insegna la ‘vecchia Sicilia’ “abbirsannu ‘ carti” si può fare tutto. Se poi ad aiutare, nella selezione degli stagisti da inserire negli uffici della Regione, sono le università, oplà!, il gioco è fatto… 

Mancano circa sei mesi alle elezioni europee. La vecchia politica siciliana sembra a corto di consensi. Anche perché la Regione siciliana è alla frutta e non si possono nemmeno ‘ringraziare’ gli “impresentabili” che hanno consentito a Nello Musumeci di diventare presidente della Regione del centrodestra. Che fare, allora? Solita musica: chiamate dirette nella pubblica amministrazione in barba alla Costituzione italiana che, con la scusa degli ‘stagisti’, verrà elegantemente aggirata.

Cento stagisti da prendere subito con la ‘consulenza’ delle università siciliane: tu sì, tu no, tu sì tu no. Ecco pronti i laureati in Giurisprudenza, in Economia e Commercio, in Ingegneria, in Architettura (come scrivono i decreti gli architetti nessuno…) e anche geologi.

Ci sono state lamentele da parte dei biologi e dei medici: soprattutto questi ultimi si sono chiesti: perché noi no? A quanto pare, per evitare un conflitto di interessi con l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, autorevole ‘barone’ del Policlinico universitario di Palermo.

La Regione siciliana, ha fatto sapere l’attuale Governo dell’Isola, ha bisogno di laureati, perché gli oltre 2 mila che fanno parte dell’attuale amministrazione non bastano.

Non si poteva fare un concorso pubblico, come prevede, per l’appunto, la Costituzione, evitando la sceneggiata degli stagisti? A quanto pare non c’è il tempo, perché i giovani siciliani, non appena laureati, emigrano. Bandire un concorso alla Regione per laureati, in Sicilia, creerebbe un ‘precedente’ gravissimo: significherebbe che anche in Sicilia, in materia posti da assegnare nella pubblica amministrazione, si applica la Costituzione: e non è così, non a caso le università dell’Isola sono al fianco dell’attuale Governo nella ‘selezione’ degli stagisti…

Del resto, i volgari concorsi, oltre ad essere il frutto ormai ‘putrescente’ di una Costituzione che, su questo punto, è ormai ‘desueta’, toglierebbero alla politica la possibilità di ‘palleggiarsi’ gli stagisti per cinque-sei anni da precari. Sarebbe un errore di ‘sintassi clientelare’: se lo assumi subito quello quando ti vota più? 

Tra l’altro, hanno fatto notare gli ‘economisti’ del Governo regionale di Nello Musumeci, bandire un concorso in Sicilia per laureati alla Regione significherebbe creare ‘attese escatologiche’ con un grave arresto del flusso di laureti che lascia la nostra Isola: e questo creerebbe problemi a chi utilizza a man bassa i laureati diventati tali a spese delle famiglie siciliane.

Insomma, un concorso pubblico nella pubblica amministrazione metterebbe in discussione il sottosviluppo culturale, prima che economico, dell’attuale quanto presunta ‘classe dirigente’ siciliana…

Tra l’altro, appena qualche giorno fa il presidente Musumeci ha attaccato i dipendenti regionali “criminali”: per carità, non ha fatto nomi, ma questi “criminali” che ostacolano l’attività di Governo spianano la strada agli stagisti-laureati (da non confondere con i “poeti laureati” di Eugenio Montale…).

Perché solo cento stagisti? Tranquilli: da qui a dicembre diventeranno 200. Due mesi prima del voto delle elezioni europee verrà diffusa la notizia ‘aeriforme’ che ne arriveranno altri 400 e poi ancora 400 e poi ancora 400 e poi ancora 400 fino a garantire, insomma, un bel pacchetto di voti ai partiti che si oppongono ai ‘Populisti’.

Che fine faranno ‘sti stagisti? Ufficialmente finito lo stage dovrebbero tornare a casa. Ma non sarà così. Per loro si prevedono 5-6 anni di precariato – anche se, magari, da dirigenti! – per poter assicurare ai partiti della vecchia politica il voto per altre tre o quattro campagne elettorali. Poi si vedrà.

 

 

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