Formazione: la vecchia politica siciliana vorrebbe trasformare Luigi Di Maio nel ‘pollo’ della situazione…/ MATTINALE 126

9 settembre 2018

Giusto il tentativo dei lavoratori disoccupati di Formazione ed ex Sportelli di coinvolgere Roma. Ma il Governo nazionale non può togliere la castagne dal fuoco ai vari Musumeci, Lagalla e Miccichè per poi consentire a questi ultimi di farsi la campagna elettorale per le elezioni europee con le nuove assunzioni del bando a Catalogo e dei servizi del lavoro privatizzati. Insomma, Luigi Di Maio non può fare la parte del ‘pollo’…

Leggiamo sulla pagina Facebook di Maurizio Albanese:

“Musumeci quando hai finito di scappare fermati… e pensa come devi fare a risolvere i problemi della gente… Non pensare che Di Maio ti debba togliere le castagne dal fuoco con due letterine che hai fatto per disimpegnarti in maniera furba ma vomitevole, perché abbiamo votato te, perché ci hai raccontato che sapevi cosa fare. Sì, forse a scappare è la cosa che ti riesce meglio, spicciati perché c’è gente che si butta dai balconi”.

Sono parole molto dure, ma le riportiamo perché ‘fotografano’ in modo molto efficace quello che sta succedendo, in queste ore, nel complicato mondo della Formazione professionale e delle politiche del lavoro della Sicilia.

Tra Formazione professionale e politiche del lavoro (leggere Sportelli multifunzionali) due Governi regionali di centrosinistra – quello di Raffaele Lombardo 2008-2012 e quello di Rosario Crocetta 2012-2017 – hanno prodotto circa 8 mila disoccupati.

Quella che è andata in scena, in circa nove anni, è stata un’operazione politica ‘chirurgica’: è stata eliminata qualche mela marcia (Francantonio Genovese e la sua corrente del PD siciliano, oggi dissolta), sono stati eliminati gli enti formativi storici, talvolta anche con forzature e ingiustizie, sono stati tutelati e continuano ad essere tutelati protagonisti di vicende incredibili (ci riferiamo a certe organizzazioni sindacali) e, soprattutto, sono stati lasciati senza formazione professionale migliaia e migliaia di giovani siciliani. Oltre, lo ribadiamo, alla creazione di 8 mila disoccupati circa.

Quello che va sottolineato a chiare lettere è che tutto quello che è avvenuto fa parte di un disegno politico preciso voluto dal centrosinistra nazionale e avallato dal centrosinistra che ha governato la Sicilia.

La Formazione professionale non è più finanziata con fondi regionali. Si finanzia con i fondi europei. Mettiamo da parte il fatto che ciò non è consentito dai regolamenti comunitari. Ma dal 2011 è stato deciso di far pesare tutta la Formazione professionale sul Fondo Sociale Europeo (probabilmente perché, contestualmente, qualcuno è riuscito ad arraffare fondi europei e Cassa integrazione: ma dubitiamo che tutto questo verrà censurato).

Questa scelta scellerata – trasferimento del costo della Formazione a carico dei fondi europei e contestuale blocco degli stessi corsi di Formazione – ha consentito la non utilizzazione di fondi europei destinati alla Sicilia che, con le riprogrammazioni, sono stati utilizzati, in parte, nel Centro Nord Italia. Nulla di nuovo sotto il sole: la presenza di governanti venduti al Nord Italia è una costante del Sud Italia da Crispi e Giolitti fino ai nostri giorni.

Ma – appunto – siamo arrivati ai nostri giorni. Come scrive opportunamente Maurizio Albanese, in campagna elettorale, l’allora candidato alla guida della Regione, Nello Musumeci, dopo uno svarione (a quanto pare freudiano…) che l’aveva portato a dire che “la Formazione, in Sicilia, è stata fatta più per i formatori che per i discenti”, ha corretto il tiro e, in un’intervista a Live Sicilia, ha assunto impegni precisi.

Per la Formazione – rubando la proposta del titolare di questo blog – si è impegnato a dare vita a un’Agenzia regionale per la Formazione professionale (che si può fare: tant’è vero che nel Lazio ci stanno lavorando) e a far ripartire le politiche del lavoro, riassorbendo i dipendenti degli ormai ex Sportelli multifunzionali.

Teniamo conto che, sia per far partire la Formazione professionale, sia per riavviare le politiche del lavoro ci sono leggi e fondi disponibili. E’ solo questione di volontà politica.

Ma è proprio questa – la volontà politica – che manca al presidente Musumeci e all’assessore regionale alla Formazione professionale, Roberto Lagalla.

Il Governo Musumeci, fino ad oggi, ha bloccato tutto. Ha solo messo in moto, peraltro in modo improprio, un Avviso – l’Avviso 2, ovvero un Bando a Catalogo – seguendo modalità molto discutibili. Più che di un Bando si è trattato dalla solita spartizione che – se dovesse diventare operativa – accontenterebbe centrodestra e centrosinistra.

Quello che nessuno dice, infatti, è che il Bando a Catalogo rappresenta la ‘suprema’ sintesi consociativa tra maggioranza di centrodestra e opposizione di centrosinistra. Dentro c’è tutta la vecchia politica siciliana: tutti quelli che hanno governato dal 2008 al 2017, più il centrodestra.

Le forzature operate per arrivare a questa spartizione sono evidenti e questo blog li ha segnalate più volte. Sottolineando che il Bando a Catalogo andrebbe bloccato e rifatto. Ma in una realtà nella quale alcuni vengono perseguiti e altri tutelati, pur meritando entrambi lo stesso trattamento, ovvero la censura, tutto è possibile.

Così, in queste ore, assistiamo a due anomalie. 

La prima anomalia sta nell’atteggiamento dei vertici del dipartimento Formazione della Regione, che invece di annullare il Bando a Catalogo, oggettivamente viziato da una procedura tutt’altro che ‘trasparente’, prova a tutelare almeno una parte dei lavoratori disoccupati.

Il dipartimento vorrebbe che i soggetti ‘selezionati’ con il Bando a Catalogo assumessero almeno una parte dei disoccupati. Si tratta di una ‘sceneggiata napoletana’ che serve solo a tenere buoni i lavoratori disoccupati. Perché i titolari di enti e società che dovrebbero effettuare i corsi ribattono che non si possono imporre assunzioni forzate a soggetti privati.

Ribadiamo: si tratta di una ‘sceneggiata’ tesa a nascondere il fatto che il Bando a Catalogo andrebbe subito annullato. 

La seconda anomalia è legata alla prima. E la segnala benissimo Maurizio Albanese: il maldestro tentativo del Governo Musumeci di scaricare su Roma i problemi creati in Sicilia anche dal suo Governo.

Il Governo Musumeci ha leggi e risorse finanziarie per far partire sia i corsi di Formazione tutelando tutti i lavoratori disoccupati, sia le politiche del lavoro, riassorbendo i dipendenti degli ex Sportelli multifunzionali. Ma tiene tutto bloccato sia perché – come già detto – con il Bando a Catalogo centrodestra e centrosinistra vorrebbero gestire una bella ‘scorpacciata’ di nuove assunzioni, sia perché, per le politiche del lavoro, hanno in testa una bella, renziana privatizzazione del settore con altre nuove, ‘succulenti’ assunzioni.

Per capirci: con le nuove assunzioni del Bando a Catalogo e con la privatizzazione dei servizi del lavoro centrodestra e centrosinistra della Sicilia hanno già organizzato la campagna elettorale per le elezioni europee della primavera del prossimo anno. Chiamateli scemi!

E’ in questa atmosfera che è nato il ‘viaggio’ di un gruppo di lavoratori disoccupati della Formazione e degli ex Sportelli multifunzionali a Roma. I lavoratori si sono recati dal vice Presidente del Consiglio e Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, per cercare di sbloccare la situazione in Sicilia.

Cosa giusta, per carità. Di Maio si è impegnato ad avviare un tavolo con la Regione siciliana per affrontare tutti i temi del lavoro.

Poi, come sappiamo, Di Maio si occupa di mille cose. Così i lavoratori stanno organizzando in queste ore un secondo viaggio a Roma. Ma su questo punto bisogna essere chiari: se il Governo Musumeci – che qualche giorno fa ha spedito una lettera a Di Maio dicendo di essere pronto ad avviare il tavolo con Roma sui temi del lavoro – pensa di scaricare tutto sul Governo nazionale sbaglia: e sbaglierebbe ancora di più Di Maio se dovesse decidere di avallare i vaneggiamenti del presidente Musumeci. 

I lavoratori disoccupati – giustamente – vorrebbero subito disponibile un Fondo di garanzia per fronteggiare l’emergenza, dal momento che, da anni, sono senza stipendi (alcuni lavoratori, per la cronaca, sono stati anche derubati degli ex datori di lavoro, che si sono appropriati di stipendi arretrati e Tfr).

Ribadiamo: giustissimo. Ma sarebbe paradossale che il Governo nazionale, del quale Di Maio fa parte, tirasse fuori i soldi del Fondo di garanzia ‘inghiottito’ dalla politica siciliana!

Insomma sarebbe paradossale se Roma si dovesse caricare l’onere degli 8 mila disoccupati siciliani consentendo alla vecchia politica siciliana – centrodestra e centrosinistra – di gestirsi i fondi per la Formazione e le politiche del lavoro privatizzate.

Nella testa dei vari Nello Musumeci, Roberto Lagalla, Gianfranco Miccichè e via continuando con il PD siciliano, il vice premier Luigi Di Maio dovrebbe diventare il ‘pollo’ della situazione: dovrebbe togliere le castagne dal fuoco alla vecchia politica siciliana per consentire a centrodestra e centrosinistra dell’Isola di ‘rotolarsi nel formaggio’ del Bando a Catalogo e delle politiche del lavoro privatizzate: una barca di fondi pubblici che questi signori utilizzerebbero, a piene mani, nella prossima campagna elettorale per le elezioni europee, proprio contro il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio

Sarebbe, da parte della vecchia politica siciliana, un capolavoro di furbizia. Ma per Di Maio e per i grillini sarebbe un capolavoro di ingenuità politica…

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