Oggi Palermo ricorda Michele Utveggio, l’uomo dalle mille idee e del castello sul Monte Pellegrino

31 agosto 2018

Un grande personaggio, vissuto tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, che ha segnato in positivo la vita di Palermo. Imprenditore di successo, uomo politico, appassionato di sport (a lui si deve lo stadio della Favorita). Ma soprattutto sempre disposto ad assumersi le proprie responsabilità

Oggi ricorre l’anniversario della nascita di Michele Utveggio (nella foto sotto tratta da castelloutveggio.it) avvenuta a Calatafimi il 31 agosto 1866. Il padre e il nonno facevano i costruttori e avevano origini palermitane.

Giovanissimo, ebbe modo di entrare in contatto con l’ambiente intellettuale e trasgressivo degli scrittori inglesi Samuel Butler ed Herry Festing Jones che frequentarono per un periodo Calatafimi, cosa che gli consentì di allargare le sue vedute e i suoi interessi e di rendersi conto che la sua città natale era inadeguata per uno spirito intraprendente e ardimentoso come il suo.

A poche ore di distanza da Calatafimi c’era invece Palermo, città che a quei tempi stava vivendo una delle stagioni più feconde della sua esistenza e che, sulla scia delle molteplici attività commerciali dei Florio, si apprestava a diventare una “piccola capitale nel modernismo europeo” dove stava nascendo la nuova classe sociale della borghesia imprenditoriale.

L’esposizione Nazionale del 1891/92, la realizzazione dei due grandi teatri del Massimo e Politeama, il nuovo risveglio culturale accompagnato da opere di miglioramento delle infrastrutture cittadine e la nascita dei nuovi quartieri borghesi non erano che il termometro di un cambiamento importante e Palermo era il luogo adatto per chi fosse pronto ad accogliere la sfida del processo di modernizzazione in corso: era la città giusta per Michele Utveggio.

All’età di quasi 26 anni dunque Utveggio iniziò la sua avventura palermitana.
Esordì al seguito della ditta Corrao e Casano nell’allestimento delle decorazioni e degli stucchi del Teatro Massimo sotto la direzione di Ernesto Basile. Già a pochi anni dal suo arrivo a Palermo, Michele Utveggio era molto conosciuto come “imprenditore” serio e onesto, titolare di tanti e tanti lavori.

Fu un uomo sempre pronto ad assumersi grandi responsabilità, a dirigere complessi cantieri edili, a viaggiare all’estero per conoscere le nuove tendenze in fatto di materiali e tecniche di costruzioni, ad organizzare nel suo cine teatro spettacoli di successo, a partecipare come consigliere comunale e provinciale alla vita politica della città, a seguire i lavori della Commissione edile di Palermo – di cui fu membro – e a coltivare la sua passione per lo sport assumendo la presidenza della squadra di Calcio del Palermo.

Poté fare tutto ciò senza intaccare la sua attività lavorativa grazie alla stretta collaborazione instaurata, dal 1901, con il nipote Antonino Collura e sancita nel 1921 con la costituzione della società “Impresa Utveggio e Collura Costruzioni edilizie e industriali”.

Anche Nenè infatti, figlio della sorella, aveva presto lasciato il paese d’origine affiancandosi allo zio. Egli diventò il figlio che Utveggio non ebbe mai, affettuoso e riconoscente, competente e affidabile; si assunse ben presto compiti gravosi e consentì allo zio, con la sua presenza discreta, quegli spazi d’azione per le disgressioni dal lavoro, che altrimenti non si sarebbe potuto permettere.

Lavorò nell’ombra mentre Utveggio curava il suo cine teatro (uno dei primi ad aprire in città), lo sostituì quando egli si occupò di politica e di sport, gli subentrò – suo malgrado – nella folle avventura del Castello. Nel 1914 Michele Utveggio realizzò, su progetto dell’architetto Ernesto Armò, un grande palazzo prospettante sulla piazza del Teatro Massimo. Si trattò di un innovativo edificio multiuso, all’interno del quale convivevano una moderna sala cinematografica, studi professionali e abitazioni. Egli stesso riservò per sé il piano attico con una panoramica terrazza/giardino, compresa di serra, con collezioni di piante rare.

Il cinema-teatro fu per Utveggio un fiore all’occhiello, l’opera che – ancor prima del Castello – gli diede molta visibilità negli ambienti altolocati e fu uno dei locali più in voga della città. L’inaugurazione avvenne in pompa magna il 9 febbraio 1915.

Negli anni successivi, quando Utveggio cedette il locale, il cinema prese il nome di Dux, Enic, Abadan e oggi Rouge et Noir.

Negli anni 1923/25 Utveggio assunse la presidenza dell’Unione Sportiva Palermo, cioè della squadra di calcio rosa nero che in quegli anni militava in prima divisione. Il Palermo partecipò al campionato siciliano qualificandosi alla fase finale della Lega Sud. Il 5 novembre 1923 la squadra fu invitata dal console italiano a Tunisi per il primo match internazionale della sua storia e vinse il Torneo di Tunisi battendo 3-1 i Rangers del Marocco.

In quel periodo il club si fuse con l’U.S. Leoni arrivando terzo nel girone siciliano. L’anno seguente si fuse con la Libertas e arrivò prima nel girone siciliano e 4° nel girone B di semifinale Lega Sud.

Il campo del Palermo era al Ranchibile, cioè in uno spazio tra le attuali vie del Bersagliere e via Del Granatiere, con tribune in legno; per uno strano caso del destino fu proprio l’impresa di Utveggio, alcuni anni dopo, ad occuparsi della realizzazione del nuovo stadio alla Favorita.

Alla fine del 1927 Utveggio presentò al Comune di Palermo il “Progetto Utveggio per un grande ristorante belvedere sul Monte Pellegrino”. Il progetto incontrò il favore delle autorità, probabilmente interessate alla creazione di una “testa di ponte” per iniziare concretamente la colonizzazione del monte (e ai conseguenti risvolti economici che ne sarebbero derivati), che lo incoraggiarono a osare di più e a realizzare una struttura recettiva completa, un Grand Hotel Ristorante.

Ancora una volta Utveggio fu per Palermo l’uomo giusto al momento giusto, colui che con la sua audacia, il suo entusiasmo – e i suoi soldi – avrebbe dato lustro e qualità alla sua città di adozione, dotandola di una straordinaria attrezzatura turistica e ricettiva.

La costruzione del Castello che “… doveva immortalare il suo nome” fu per Utveggio totalizzante; per seguire da vicino i lavori, si accontentò di vivere in due stanzette nei pressi del grande cantiere e come già detto, lasciò a Nenè l’onere dei lavori ordinari dell’impresa, compresa la realizzazione del nuovo stadio alla Favorita.

Da subito la sagoma rosa del Castello è entrata nell’immaginario collettivo e nessun palermitano riuscirebbe a immaginare il Primo Pizzo privo delle sue torri e i suoi merli.

La curiosità che destava lo strano edificio gli consentiva comunque di uscire dall’isolamento forzato di Monte Pellegrino e di ricevere molte visite di curiosi, ma anche di personaggi importanti. Alcune foto lo ritraggono insieme a comitive di visitatori, altre in compagnia di amici e familiari, altre ancora addirittura con rappresentanti della politica del tempo e persino con i principi di Piemonte.

Forse l’eccessiva voglia di ultimare l’opera, il grande impegno profuso e le grandi aspettative legate al futuro dell’Hotel lo distolsero dal dare il giusto peso a qualche piccolo disturbo di salute che sicuramente dovette percepire. Di fatto, a pochi mesi dall’inaugurazione parziale del grande edificio fu colto da un attacco di appendicite cui seguirono complicazioni che nell’arco di pochi giorni lo portarono alla morte, avvenuta il 5 marzo 1933 all’età di 67 anni.

Utveggio aveva immaginato una sfarzosa cerimonia di apertura di tutto l’albergo alla presenza del Re d’Italia che aveva già accettato l’invito e aveva commissionato un suo busto in marmo allo scultore Nicolini da collocare nella hall dell’hotel.

Ciò che successe dopo non fa parte di questa storia.

I suoi funerali furono solenni e gli encomi tutti unanimi nel ricordare l’uomo e i suoi meriti.

Foto tratta da ilsicilia.it

La storia del Castello Utveggio di Palermo, condannato di nuovo all’abbandono

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