Crollo di Genova: rivedere tutte le concessioni. Presidente Musumeci: la rivediamo la vicenda Acqua Vera-Nestlè?

21 agosto 2018

Dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova l’attuale Governo nazionale, a ragione, vuole rivedere tutte le concessioni. Anche per ‘sgamare’ altre eventuali regalie fatte dalla vecchia politica ai privati. In Sicilia ce n’è una che porta il vaglio di ben quattro Governi regionali presieduti da Capodicasa, Cuffaro, Lombardo e Crocetta: il ‘caso’ Acqua Vera-Nestlè. Vi raccontiamo una storia che definire incredibile è poco  

Il crollo del Ponte Morandi di Genova ha anche aperto un dibattito sulle altre concessioni, non soltanto quelle autostradali: ovvero acqua, gas e via continuando. Benissimo. Anche perché in Italia c’è il dubbio che le privatizzazioni siano servite ai privati, non certo ai cittadini. E in Sicilia? A parte la fuga dalle responsabilità politiche (e non soltanto politiche) del Governo Musumeci che vuole chiudere il CAS e affidare le tre autostrade gestite dallo stesso CAS ai privati (COME POTETE LEGGERE QUI), c’è un tema che vogliamo segnalare all’attuale Governo regionale: la concessione dell’acqua dei Monti Sicani (Acqua Vera) alla svizzera Nestlè.

Non è arrivato il momento – visto che in tutto il Paese si parla di ridiscutere le concessioni – di capire come si articola la concessione di un’acqua siciliana a una società svizzera? Sapete perché poniamo questa domanda? Perché a noi risulta che nel 2006, quando il gruppo Nestlè ‘succhiava’ dal monti Sicani 10 litri di acqua al secondo, pagava alla Regione siciliana un ‘canone’ pari a 254,15 euro all’anno!

Qualche anno dopo la Regione ha ‘concesso’ alla Nestlè di raddoppiare l’acqua che attinge dall’area dei monti Sicani: con quale canone? Non lo sappiamo, ma non ci stupirebbe sapere che, magari, è stato ‘raddoppiato’: poco più di 500 euro all’anno: la giusta cifra per chi – come la multinazionale svizzera – vende ai siciliani l’acqua dei siciliani (per la cronaca, stiamo parlando dell’Acqua Vera in vendita anche in Sicilia).

Vediamo di ricostruire, per grandi linee, la storia di questa follia tutta siciliana. Corre l’anno 1999. Al Governo della Regione c’è la sinistra (o presunta tale). Presidente della Regione siciliana, per la prima volta nella storia dell’Autonomia della nostra Isola, c’è un esponente del vecchio Pci, già allora trasformato in PDS: Angelo Capodicasa.

Allora c’era ancora l’assessorato all’Industria, che il 4 agosto del 1999 rilascia una concessione mineraria “per l’estrazione dell’acqua da contrada Margimuto”. E anche – anche e qui la vicenda, come vedremo, si complica – per la costruzione di uno stabilimento per l’imbottigliamento. La società che ‘incassa’ la concessione è la Platani Rossino srl. Durata della concessione: un anno.

E’ una scelta, quella adottata dal Governo Capodicasa, che fa discutere. Perché? Perché su tale acqua c’erano già stati studi e pronunciamenti di docenti universitari. Sono storie che, nel luglio 2012, riprenderà il blog Sicilia Cinque Stelle:

“Già nel 1982, il Genio civile di Agrigento aveva disposto la chiusura dei pozzi aperti dalla Montecatini proprio in contrada Margimuto per il rischio di depauperamento delle risorse idriche, necessarie per approvvigionare la popolazione. Gli studi condotti dai Professori Alaimo e Daina dell’Università degli studi di Palermo ed altri rilievi di diversi esperti a partire dal 1988, avevano già confermato il rischio idro-geologico esistente. In particolare, dalle loro relazioni si evince che ‘l’emungimento di una falda idrica… in momenti di crisi idrica potrebbero indursi in alcuni punti della falda depressioni non compatibili con il naturale equilibrio invertendo la direzione dei flussi idrici sotterranei e procurando di conseguenza danni irreparabili”.

Con molta furbizia, la Platani Rossino srl è entrata nell’affare, come si dice dalle nostre parti, c’a minutidda, cioè piano piano, senza troppo clamore. Un anno dopo, nel 2000, la concessione diventa triennale.

Oggi parliamo del Governo Renzi, della trasformazione del PD in un partito liberista. In realtà, la sinistra post comunista siciliana, già nel 1999, più che occuparsi della “classe operaia”, si occupava dei grandi affari, anticipano di un quindicennio il renzismo. E’ proprio di questo Governo regionale, infatti, la privatizzazione della Vini Corvo, una delle poche società dell’ESPI in attivo.

Non ci chiedete perché un Governo regionale siciliano di ‘sinistra’ ha sentito il bisogno di dare ai privati una delle più note aziende vinicole della Sicilia: un’azienda che rappresentava un pezzo di storia dell’enologia italiana e che era un fiore all’occhiello della pubblica amministrazione regionale. Chiedetelo agli eredi del Pci siciliano che oggi militano nel PD…

Tornando all’acqua dei Monti Sicani, non possiamo non segnalare una stranezza: il pozzo scavato dalla società privata Platani Rossino srl si trova a circa 800 metri da altri pozzi che forniscono l’acqua alla popolazione di Santo Stefano di Quisquina, centro dell’entroterra agrigentino, la stessa provincia di Capodicasa.

Di quegli anni ricordiamo le proteste dei cittadini e i ricorsi: come vedremo, tutti inutili.

Nel 2002 – Presidente della Regione è Totò Cuffaro – la concessione viene portata a trent’anni. Un bel salto pindarico. Intanto i siciliani avevano già conosciuto l’Acqua Santa Rosalia: l’acqua dei siciliani che veniva rivenduta ai siciliani, tra le proteste di tanti cittadini dell’Agrigentino, che questa storia della loro acqua privatizzata – per giunta da un Governo regionale di ‘sinistra’! – non se la sono mai ‘calata’.

Nel frattempo0 la Platani Rossino srl, muto tu e muto io, viene acquisita dalla Sanpellegrino spa, ovvero dalla Nestlè. Gli svizzeri si godono l’acqua dei monti Sicani e la rivendono ai siciliani: un classico esempio dell’ascarismo delle ‘presunte’ classi dirigenti siciliane, di centrosinistra e di centrodestra.

La Nestlè continua a emungere 10 litri al secondo di acqua e a rivenderla ai siciliani. Ma almeno la Regione ci guadagna? Abbiamo visto di no: la grande ‘intuizione’ del Governo Capodicasa (centrosinistra), poi confermata dal Governo Cuffaro (centrodestra) fa confluire, scrivono i puntuti grillini, “un equo canone di sfruttamento” pari a “€254,15. Al minuto? No. All’ora? Nemmeno. Il canone è annuo. (D.R.S. n. 292 del 2006)”. Insomma, un affare (per la Nestlè, ovviamente).

La vicenda ha anche dei risvolti antropologici, sociologici e, forse, anche psicanalitici. Nei primi anni del 2000 si assiste, infatti, a una sorta di ‘sdoppiamento’ della personalità degli abitanti di vari Comuni dell’Agrigentino e del Nisseno ai quali, di fatto, è stata sottratta la loro acqua.

Vi possiamo garantire che la reazione di questi cittadini era furente. Ma la loro furia – qui lo ‘sdoppiamento’ della personalità – si placava quasi magicamente ad ogni campagna elettorale: alle elezioni comunali, provinciali, regionali, nazionali e perfino alle elezioni europee, i cittadini-elettori di queste cittadine – cittadini-elettori che attaccavano gli esponenti del centrosinistra prima e del centrodestra dopo rei di avergli “rubato l’acqua” – una volta dentro la cabina elettorale votavano per i candidati di centrosinistra e di centrodestra: in pratica, per le stesse forze politiche delle quali dicevano peste e corna!

Ma se agli agrigentini non arriva più l’acqua dei Monti Sicani che acqua gli rifilano? Ci pensa Girgenti Acque spa, la società che ha in gestione una parte dei Comuni della provincia di Agrigento.

Su che tipo di acqua sgorgava dai rubinetti degli agrigentini nel 2012, nel 2013 e nel 2014 – prendiamo tre anni a caso – potete chiedere notizie a Salvatore ‘Totò’ Petrotto, che proprio in quegli anni – e proprio perché si batteva per l’acqua pubblica e contro lo strapotere dei ‘Signori delle discariche’ – viene letteralmente ‘sbarellato’ dal Comune di Racalmuto del quale era sindaco (siamo certi che, su facebook, commentando questa storia, Petrotto potrà illuminare i nostri lettori).

Ma anche i grillini, sempre nel 2012, hanno qualcosa da raccontare sui formidabili anni di Girgenti Acque spa:

“Dai loro rubinetti – si legge sempre nel blog Sicilia a cinque stelle a proposito dell’acqua che arriva nei rubinetti degli agrigentini – sgorga impetuosa una stomachevole ed inquinata (e tre volte più cara) acqua dissalata distribuita dalla Girgenti Acque, gestore del servizio idrico di Agrigento, per un giro di affari complessivo stimato in un miliardo di euro per i prossimi 26 anni che pioveranno dentro le tasche anche del suo amministratore, Marco Campione, e con la benedizione di Eugenio D’orsi, presidente della Provincia di Agrigento e braccio destro di Lombardo (Raffaele Lombardo, che nel 2008 era stato eletto Presidente della Regione ndr)”.

Insomma, agli agrigentini hanno tolto la loro acqua – l’acqua dei molti Sicani – e, in cambio, gli rifilano l’acqua dissalata, non esattamente cristallina (non si può avere tutto dalla vita!). Se non gli piace possono acquistare la ‘ex propria’ acqua dalla Nestlè. Non è meraviglioso? E non è incredibile che continuino a votare per chi gli ha combinato questo scherzetto?

Intanto il tempo passa. L’acqua non si chiama più Santa Rosalia, ma Acqua Vera. E la Nestlè vince una bella causa al Tribunale delle acque pubbliche di Roma. Che è successo? Che i comitati cittadini avrebbero voluto opporsi all’aumento del prelievo di acqua chiesto dalla Nestlè: da 10 litri al secondo a 20 litri al secondo.

Ricordate il 1982, il Genio Civile di Agrigento, i pericoli legati a un eccessivo prelievo di acqua? Tutto risolto con il ‘bollino’ della Giustizia.

E’ il Governo di Rosario Crocetta – guarda caso di centrosinistra – che firma il provvedimento che consente alla multinazionale svizzera di raddoppiare il prelievo di acqua.

Non mancano le polemiche e le interrogazioni parlamentari. Di quegli anni ricordiamo un particolare, segnalato, appunto, da un’interrogazione di alcuni parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle: chi ha trasformato una concessione di ricerca in concessione di coltivazione, imbottigliamento e vendita delle risorse idriche trovate?

A questa domanda ne aggiungiamo altre due noi.

Prima domanda: quanto guadagna, oggi, la Regione siciliana da questa assurda concessione?

Seconda domanda: l’attuale Governo regionale – alla luce di quanto sta facendo il Governo nazionale prendendo spunto dal ‘caso’ autostrade – aggiornerà tale concessione?

 

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