‘Pensioni d’oro’: la replica a chi, accecato dall’invidia, non riesce a ragionare/ MATTINALE 130

12 agosto 2018

Un nostro articolo di ieri – che pone questioni generali in tema di pensioni – ha scatenato i peggiori sentimenti frutto della cattiveria, dell’odio sociale, dell’invidia, della rivalsa. La solita storia: chi ha avuto – magari anche per propri limiti – un destino peggiore del nostro pensa di aver subito chissà quale ingiustizia. Così il pregiudizio prevale sulla capacità di ragionare! 

E’ proprio vero che Facebook peggiora le persone!

Ma forse è più corrispondente alla verità l’affermazione che tra i frequentatori di FB sono di più le persone cattive che quelle buone. Il rancore, l’odio, il desiderio di rivalsa, l’invidia, la fanno da padroni e sottomettono alla loro forza cieca la capacità di ragionare, di riflettere sulle cose, sulle notizie, sul significato delle parole e dei concetti espressi dagli altri. Basta che questi altri siano diversi da noi, che abbiano avuto un destino che noi riteniamo migliore del nostro e che non hanno meritato, mentre noi che non lo abbiamo avuto, lo avremmo meritato.

Non si è sottratto a questa macelleria il mio articolo sulle pensioni d’oro (CHE POTETE LEGGERE QUI). Distinguiamo tra gli insulti personali (si va dalla “testa di cazzo” di Giuseppe Orso, “a vecchia sanguisuga” “cui va il massimo disprezzo” di Massimo Siliato, a “Caro come cazzo ti chiami” di Giuseppe Ruscica) e gli attacchi personali: da “Lei fino ad oggi dove è vissuto” di Vincenzo Montevago; a “Busalacchi un uomo che ha lavorato dove la burocrazia ha paralizzato questo paese” di Al Vin.

Nel merito la prima cosa che salta agli occhi è questa: chi, a giudizio dei commentatori, è in errore o è interessato in una questione non ha il diritto di affrontarla, né tantomeno quello di difendere le proprie ragioni.

La seconda è l’incapacità di tutti i commentatori di distinguere tra la persona che tratta il tema e il tema trattato. Nel nostro caso chi, a giudizio del commentatore, ha una pensione d’oro, non è autorizzato ad affrontare il tema generale delle pensioni.

Nessun commentatore ha affrontato nel merito i vari temi affrontati. Nessuno ha affrontato le questioni giuridiche che l’iniziativa pone e che potrebbero farla fallire. Il pregiudizio coi suoi paraocchi è dominante sulla volontà o sulla capacità di ragionare.

La concezione che quasi tutti i commentatori esprimono è che tutti hanno diritto a pensioni di importo eguale (una volta si chiamava Comunismo). La pensione non sembra debba essere collegata al lavoro svolto, né per qualità, né per durata, ma al fatto che non si lavora più.

Tutti i commentatori si indignano perché esistono pensioni d’oro, pensioni addirittura di platino, pensioni da 800 euro e perfino di 300 euro.
Nessuno si chiede che cosa sia più giusto: se a lavoro diverso vada corrisposta una pensione diversa, o la stessa pensione.

Ruscica afferma che con 700 euro non si può campare. Io gli chiedo: perché si percepiscono pensioni di 700 euro? Da che cosa dipende? I motivi sono tanti. Un tempo lavorativo breve, un lavoro non particolarmente qualificato (mi dispiace, ma a volte è così) a meno che il lavoro del manovale non valga quanto quello di un chirurgo, cosa che, prestissimo, ci porterebbe ad avere tanti manovali e nessun chirurgo, l’aver lavorato per molti anni senza che il datore di lavoro abbia versato i contributi (cosa che purtroppo in questo nostro paese è la piaga più purulenta).

A Montevago e Bombolino rispondo precisando che, nel mio caso, quando e se sarà fatta la revisione contributiva non potrà accadere nulla perché ho versato di più di quello che avrei dovuto, quindi non sto difendendo la mia causa. Una cosa difficile da capire in questo mondo, ormai.

A Lisa Marchiori che mi ricorda che c’è chi prende 300 euro di pensione, vorrei raccontare il caso del comico trasformista Leopoldo Mastelloni il quale un giorno, in un squallido programma TV a tesi precostituita, veniva portato ad esempio di ingiustizia perché percepiva una pensione, appunto, di 300 euro. Tutti indignati: ma come dopo tanti anni di lavoro? Uno schifo!

A nessuno venne in mente di chiedere al “fasullo trasformato” dove erano finiti i cospicui incassi dei suoi spettacoli e i suoi cachet. Nelle sue tasche, ovviamente e tanti saluti al Fisco. Ogni caso va esaminato con intelligenza e attenzione e non ci si deve lasciar fuorviare dalla propria ira.

A Francesco Costantino che mi chiede “perché bisognerebbe prendere di più?”, Rispondo: perché no? A certi livelli, lo stipendio, i fringe benefit, la liquidazione, la pensione sono un pacchetto unico che indirizzano e condizionano le scelte dei migliori. Sono le regole di ingaggio condivise e immodificabili, salvo mutuo consenso. Non mi pare incomprensibile. O il principio deve valere solo nel calcio?

A Pantaleo, che parla trionfalmente di casta inerme davanti al popolo mando un sorriso e un augurio: che venga nominato direttore generale del Ministero dell’Economia e che sia costretto a farlo per 2 anni per 1500 euro al mese.

A Saintfrere una dritta: proviamo insieme. Per chi ha dovuto fare sacrifici nella vita non è un problema.

A Quattrocchi e Costantino che non ci seguiranno più solo per non avere capito, un caro saluto.

Foto tratta da termometropolitico.it

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