Oggi Bologna, ieri Viareggio: cosa succederebbe a Porto Empedocle se esplodesse il rigassificatore?

7 agosto 2018

In queste ore riflettiamo sul terribile incidente di Bologna. Ripensando anche all’incidente di nove anni fa a Viareggio. In entrambi i casi c’è di mezzo il Gpl. Che fino a nove anni fa era un modo “sicuro” per trasportare il gas metano. Come si fa a non pensare al più grande rigassificatore che dovrebbe vedere la luce a Porto Empedocle, a due passi dalla Valle dei Templi di Agrigento? Sarebbe “sicuro” anche questo mega-deposito?

In queste ore il racconto e le terribili immagini dell’incidente di Bologna occupano Tv e giornali. Il tamponamento, l’esplosione, il crollo del ponte. Un uomo che perde la vita, i sessanta feriti. Tutto per un tamponamento: un’autocisterna che trasportava Gpl (gas metano allo stato liquido) finisce su un Tir fermo. Qualche frazione di secondo e poi si scatena l’inferno.

Il Gpl. La memoria ci riporta al 29 giugno del 2009, stazione ferroviaria di Viareggio. Un treno merci che trasporta Gpl deraglia. Perdita di gas, incendio di vastissime proporzioni, poi una tremenda esplosione. Undici persone morte nel giro di qualche minuto, decine di feriti con gravissime ustioni. Molti di questi feriti moriranno nei giorni successivi.

Scriviamo queste righe non soltanto per riflettere su quanto avvenuto in queste ore a Bologna e su quanto avvenuto nove anni fa a Viareggio. Scriviamo queste righe per ricordare che, fino al giugno del 2009, la già ricordata data dell’incidente di Viareggio, gli ‘esperti’ rassicuravano che il Gpl non costituiva fonte di pericolo.

Soprattutto in Sicilia, tra il 2005 e il 2009, il dibattito era acceso. Perché? Perché era stato deciso di realizzare in Sicilia, per la precisione a Porto Empedocle, a un Km di distanza dalla Valle dei Templi di Agrigento, il più grande rigassificatore d’Europa!

Rigassificatore. Leggiamo su Wikipedia:

“Il rigassificatore è un impianto industriale che permette di riportare il prodotto dallo stato liquido (GNL) utilizzato nel trasporto marittimo a quello gassoso utile per il trasporto terrestre ed il consumo finale. Gli impianti di rigassificazione possono essere realizzati a terra, oppure in alto mare (su strutture offshore), o su particolari navi dette “unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione” (o FSRU, dall’inglese Floating Storage and Regasification Unit)”.

“Quando viene trasportato per mare – prosegue Wikipedia – il gas naturale subisce nel porto di partenza un processo di liquefazione per ridurre il volume del prodotto, che può essere così trasportato con maggiore efficienza ed in condizioni di sicurezza (non essendo infatti infiammabile allo stato liquido). Il processo avviene mediante un forte abbassamento della temperatura, che viene portata al disotto della temperatura di ebollizione del metano, principale componente della miscela, che a pressione atmosferica è pari a −161,4 °C. Il gas liquefatto viene quindi imbarcato su speciali navi dette metaniere, dotate di cisterne criogeniche che si occupano di mantenere il carico allo stato liquido sino al porto di destinazione, dove subisce il processo inverso per poter essere riportato in forma aeriforme e quindi immesso nelle condotte della rete di distribuzione”.

E’ pericoloso, il rigassificatore? Ribadiamo: fino al giugno del 2009 il trasporto del gas sotto forma di Gpl veniva considerato sicuro.

Ma in Sicilia, nel 2007, non tutti erano così ottimisti. E se l’allora sindaco di Porto Empedocle, Calogero ‘Lillo’ Firetto – oggi sindaco di Agrigento – guidava lo schieramento pro-rigassificatore, erano in tanti a opporsi.

Il gruppo parlamentare all’Assemblea regionale siciliana del Movimento per l’Autonomia siciliana di Raffaele Lombardo presentò un’interpellanza contro il rigassificatore.

Due anni dopo lo stesso Lombardo è presidente della Regione. Nell’agosto del 2009 – tre mesi dopo l’incidente di Viareggio – l’allora capo del Governo dell’Isola e l’allora assessore Gaetano Armao presentano e approvano il progetto per il rigassificatore di Porto Empedocle!

E oggi? Oggi – tra polemiche roventi mai venute meno – il progetto del rigassificatore a due passi dalla Valle dei Templi di Agrigento è bloccato. Ma questo non significa che l’opera è già stata ‘cassata’.

Due anni fa l’ENEL – che ha acquistato il progetto da un privato autorizzato dalla Regione siciliana – ha deciso di mettere in vendita le autorizzazioni. Non si sa se il progetto andrà avanti o verrà definitivamente ‘cassato’. Anche perché di mezzo c’è anche un’inchiesta della magistratura. Con il corollario di qualche ‘pizzino’ di mafia.

Noi, ovviamente, speriamo che tale folle progetto venga cestinato.

Sia nell’incidente di Bologna, sia nell’incidente di Viareggio si sono verificate tremende esplosioni. Se ci riflettiamo, nel primo caso – a Bologna – è esplosa il carico di Gpl di un’autocisterna. Nove anni fa è esploso il carico di un treno merci: carico più consistente e maggiori danni alle persone e all’ambiente.

Il rigassificatore di Porto Empedocle – se un giorno dovesse essere realizzato (ribadiamo: noi ci auguriamo di no) – dovrebbe contenere un quantitativo di Gpl infinito, trattandosi del più grande rigassificatore d’Europa!

Le navi metaniere che vanno e vengono, ogni giorno, a due passi dalla Valle dei Templi, patrimonio dell’umanità UNESCO. bello l’accoppiamento, no?

Se a Viareggio, con il carico di Gpl di un treno merci, è avvenuto quello che è avvenuto, cosa succederebbe se dovesse esplodere il rigasificatore di Porto Empedocle? Sparirebbero Porto Empedocle, Agrigento con la sua Valle dei Tempi, Punta Bianca, Scala dei Turchi, Giallonardo, Torre Sansa e chissà cos’altro ancora?

Stiamo esagerando noi, o quelli che, fino al giugno 2009, dicevano che il Gpl era “sicuro” non avevano capito una mazza?

Foto tratta da it.depositphotos.com

 

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