Grani antichi siciliani, ceci e lenticchie nel Parco archeologico di Selinunte

23 luglio 2018

Una lodevole iniziativa del Parco archeologico di Selinunte: nove ettari di terreno coltivati con grano duri antichi della Sicilia e un ettaro coltivato a ceci e lenticchie. Messaggio culturale importante in una Sicilia travolta dal grano duro e dai legumi che arrivano dal Canada dove il glifosato è di casa… 

Su un lancio dell’ANSA leggiamo:

“Mercoledì comincerà mietitura del grano all’interno del Parco archeologico di Selinunte con il quale si produrranno cous cous e pasta con il logo del parco. Abbiamo il Monococco, grano ritrovato all’interno della Grotta dell’Uzzo, uno dei più importanti siti preistorici della Sicilia. I giornalisti alle 11.30 potranno assistere all’evento nei campi agricoli”.

Lo ha annunciato Enrico Caruso, direttore del parco Archeologico di Selinunte che ha spiegato che anche lenticchie e ceci avranno il logo del Parco.

“Ben 10 ettari del parco archeologico saranno destinati a rinvigorire una tradizione sopita da oltre venti anni: l’agricoltura”.

Quest’anno il ricco raccolto di 10 ettari di coltivazione darà una produzione di legumi, ceci varietà Sultano e Pascià, lenticchie. I legumi occupano un ettaro di terra; gli altri 9 ettari e oltre sono stati seminati con varietà di grano duro antiche della Sicilia: Russello, Tumminia e Perciasacchi.

“Infine il grano Monococco – leggiamo sempre nel lancio dell’ANSA – ritrovato, come ha dimostrato il professore Sebastiano Tusa, all’interno della Grotta dell’Uzzo, uno dei più importanti siti preistorici della Sicilia. Si tratta, evidentemente, della più antica attestazione del paesaggio dal ruolo di cacciatori-raccoglitori degli uomini preistorici ad agricoltori”.

Il grano monococco viene chiamato anche Piccolo farro ed è ritenuto il primo cereale ‘addomesticato dall’uomo (COME POTETE APPROFONDIRE QUI).

Ceci e lenticchie saranno imbustate e vendute con il logo del ‘Parco archeologico di Selinunte’.

”Il grano – conclude – servirà per produrre semola per cous cous, farina e pasta sempre con il logo del Parco. Infatti tutti i prodotti avranno il logo del Parco Archeologico di Selinunte e quello del Consorzio Ballatore, organismo che fa capo all’assessorato regionale all’Agricoltura che ha curato la sperimentazione di cui si raccoglieranno i frutti”.

Iniziativa importante, sotto il profilo culturale, quella portata avanti dal parco archeologico di Selinunte, proprio in un momento in cui si cerca di far credere che l’Italia ha smesso di importare il grano duro dal Canada.

La realtà, invece, è un’altra: dal settembre dello scorso anno si sta applicando il CETA – il trattato commerciale infame tra Unione Europea e Canada – in barba alle prerogative dei Parlamenti dei 27 Paesi della stessa Unione Europea che, ‘democraticamente’, vengono costretti, ad uno ad uno, ad avallare un trattato commerciale che penalizza gli agricoltori europei per favorire gli industriali e le multinazionali.

Con le solite menzogne stanno provando a farci credere che i 4 milioni di tonnellate di grano duro prodotto nelle aree fredde e umide del Canada (COME POTETE LEGGERE QUI) non vengono più esportati in Europa. Ben sapendo che il CETA prevede che questo grano duro – che gli stessi canadesi si guardano ben dal mangiare perché sono i primi a sapere che è stato fatto maturare a colpi di glifosato (COME POTETE LEGGERE QUI) – deve essere esportato in Europa!

Lo stesso discorso vale per le lenticchie prodotte sempre in Canada e fatte seccare sempre con il glifosato (COME POTETE LEGGERE QUI).

Ben venga un’istituzione culturale che fa emergere la malafede dei governanti italiani.

 

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