Musumeci: due società per gli aeroporti siciliani. Controllate da chi?

10 luglio 2018

Un comunicato della presidenza della Regione sugli aeroporti siciliani, al netto delle beghe societarie (che peraltro rimangono nebulose), riesce a non dire assolutamente nulla sui veri problemi di questo settore. Silenzio sugli scali di Trapani e Comiso. Mentre si continua a dare per assodato che Agrigento debba restare isolata  

“I vertici dei sei aeroporti siciliani hanno manifestato interesse verso la proposta del governo regionale di creare solamente due società, una orientale e una occidentale, per la gestione degli scali di Palermo, Catania, Trapani, Comiso, Pantelleria e Lampedusa. Bisogna adesso verificare la volontà dei soci. E questo sarà fatto in incontri bilaterali che il Governo della Regione promuoverà entro l’estate”.

Così parla il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, al termine dell’incontro con i presidenti e gli amministratori delegati delle Società di gestione degli aeroporti siciliani, che si è tenuto a Catania.

“Un vertice – si legge nel comunicato – convocato dal governatore, al quale hanno partecipato anche il presidente dell’ENAC (Ente Nazionale dell’Aviazione Civile), Vito Riggio e gli assessori regionali Gaetano Armao, Ruggero Razza, Sandro Pappalardo, Mimmo Turano, Marco Falcone e Toto Cordaro per analizzare la situazione attuale e per discutere delle prospettive e delle azioni da intraprendere per il futuro del sistema aeroportuale siciliano”.

In verità, qualche notizia in più sul futuro degli aeroporti siciliani non sarebbe stata sgradita. Le due società di cui parla il Presidente Musumeci – per esempio – dovrebbero continuare ad essere controllare da soggetti pubblici?

Insomma, detto in soldoni: chi dovrebbe controllare gli aeroporti della Sicilia?

Ce lo chiediamo perché imprenditori oggi caduti in disgrazia avrebbero voluto mettere le mani sugli aeroporti della nostra Isola.

Non solo. Ormai è assodato che, negli ultimi anni, approfittando anche della crisi economica degli enti locali, i gestori dell’aeroporto di Palermo hanno provato a scippare passeggeri all’aeroporto di Trapani (COME POTETE LEGGERE QUI).

L’aeroporto della Sicilia occidentale manterrà l’aeroporto di Trapani o verrà eliminato?

Qualche domanda anche sull’aeroporto di Comiso, osteggiato sin dalla sua apertura. Per il Barocco Ibleo – si diceva – o meglio, per far aumentare la presenza di turisti nel Ragusano e nel Siracusano basta l’aeroporto Fontanarossa di Catania.

Questo sarebbe in parte vero che la viabilità siciliana fosse normale: ma siccome è un disastro, visto che c’è aeroporto che si utilizzi al meglio.

Tra l’altro, l’aeroporto di Comiso è stato pensato anche per il cargo. E’ semplicemente assurdo che la prima Regione italiana per agricoltura biologica non abbia pensato all’export di prodotti agricoli biologici verso il Nord Europa e verso la Russia.

Però questi discorsi non è facile affrontarli alla presenza di Vito Riggio, il più longevo presidente dell’ANAC della storia della Repubblica italiana (è lì dagli anni ’90 del secolo passato!). Riggio ha sempre avversato i piccoli aeroporti, forse perché, per un motivo o per un altro, in Sicilia, dalla fine degli anni ’70, ha sempre vissuto poco e non conosce – per sua fortuna! – lo stato di strade e autostrade.

Ovviamente, Agrigento resta condannata all’isolamento: le strade in costruzione da decenni servono alle imprese che vi lavorano: è il caso della Caltanissetta-Agrigento e della Palermo-Agrigento, che forse verranno completate tra una decina di anni (forse).

Rimane la Castelvetrano-Agrigento, che ormai è un mezzo delirio. Il bello è che di una provincia totalmente priva di un sistema di trasporti degno di un Paese civile non gliene frega niente a nessuno!

Gli unici dati certi è che Agrigento non deve avere le strade e non deve avere un proprio aeroporto!

Il Governo organizza una riunione con Presidente, sei assessori regionali, il presidente dell’ENAC e poi, su come affrontare i veri problemi, silenzio assoluto. Complimenti!

Intanto c’è chi non condivide la proposta del Governo Musumeci. E’ il caso di Domenico Cutrona, segretario del Movimento Popolare Federalista Europeo.

L’idea delle due società, secondo Cutrona, “non è auspicabile per almeno due ragioni. Primo perché verrebbe trasformata la struttura dello Stato, in questo caso la Regione, quindi la democrazia del nostro territorio. Le strutture economiche che svolgono un pubblico servizio non possono essere accentrate in due sole società. Secondo perché un cambio di maggioranza non è abilitata a modificare le strutture esistenti nella Regione, perché così facendo si dimostra che siamo in una democrazia di tipo tribale”.

“Il Presidente Musumeci – aggiunge Cutrona – dimostri di essere diverso, come sono sicuro che lo è, dai suoi predecessori e dimostri che anziché avere interesse a creare clientelismo attui una nuova politica di sviluppo per creare lavoro nella regione. La politica si è ridotta a puro simbolo, poiché mancano i partiti, quindi le decisioni adottate sono prive di condivisione e prive di programmi specifici e vengono adottate da singoli gruppi di potere politico. Il sistema maggioritario senza i partiti tradizionali ha creato gruppi di potere individuale, che agiscono senza alcuna linea politica, ma semplicemente da situazioni personali senza alcuna programmazione”.

“La democrazia – aggiunge il segretario del Movimento Popolare Federalista Europeo – è un sistema politico che serve per governare, nel pieno rispetto del preesistente, ma che non può essere oggetto di cambiamenti ad ogni mutamento di maggioranza”.

Cutrona, invita il Presidente Musumeci a non intraprendere “la strada della gestione centralizzata, perché lede i diritti del territorio e i diritti dei cittadini”. E ricorda che la mossa sugli aeroporti non fa parte del “programma di governo presentato ai cittadini durante la campagna elettorale, quindi non è stato votato dai Siciliani”.

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