Migranti: le Ong, tanto per cambiare, puntano sulla Sicilia. Scontro Italia-Malta

23 giugno 2018

Due navi cariche di migranti vorrebbero attraccare in Italia (possibilmente in Sicilia, magari in un porto ‘a caso’: Pozzallo). Sulla prima – la Lifeline, che fa capo a una Ong prima presentata come olandese, ora tedesca – le polemiche sono roventi. La seconda – un cargo – è già davanti il porto di Pozzallo. Ma la vera notizia è che la Guardia costiera italiana ha avvertito tutte le barche salva-migranti: “Non chiamateci più, rivolgetevi a Tripoli” 

Due navi cariche di migranti – di fatto la storia è questa – sperano di approdare in un porto della Sicilia, uno a caso, magari il porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa. La prima nave è l’ormai nota Lifeline, che fa capo a una Ong (Organizzazione non governativa) che fino a qualche giorno fa sembrava olandese, anzi no, non è olandese, ma forse è tedesca e porta a bordo 230 migranti. La seconda nave è un cargo che batte bandiera danese (in questo secondo caso la provenienza è certa: già è una cosa) e tiene a bordo 110 migranti. Questa seconda nave ha già scelto: è davanti il porto di Pozzallo.

Sulla prima nave sono in corso polemiche roventi. Malta – tanto per cambiare – non li vuole. Ma per fortuna nessuno parla di maltesi razzisti. Il Ministro degli Interni del nostro Paese, Matteo Salvini, non ne vuole sapere di fare attraccare la Lifeline. Salvini e il Ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli – che ha la competenza sui porti – parlano senza mezzi termini di “nave fuorilegge”.

La situazione, per la nave Lifeline, diventa pesante: perché se dovesse attraccare in un porto italiano rischia il sequestro.

In effetti, una nave che batte bandiera olandese, ma che viene smentita dall’Olanda desta qualche perplessità. Come non pensare ai dubbi manifestati più volte sulle navi delle ONG dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, Carmelo Zuccaro?

Intanto la Guardia costiera italiana – supponiamo sentito il Governo – ha lanciato un avviso ai comandanti delle imbarcazioni che incrociano in zona libica:

“Non chiamateci più, rivolgetevi a Tripoli”.

Questo il testo ufficiale della nota della Guardia costiera italiana:

“Da questo momento, ai sensi della convenzione Solas (Safety of life at sea) i comandanti di nave che si trovano in mare nella zona antistante la Libia, dovranno rivolgersi al Centro di Tripoli e alla Guardia costiera libica per richiedere soccorso”.

Lo scontro si accende sulla nave Lifeline e, in particolare, sul comportamento di Malta. Sulla propria pagina facebook il Ministro Toninelli, esponente del Movimento 5 Stelle, scrive:

“La disumanità di Malta è lo specchio dell’atteggiamento dell’Europa. La Lifeline è ferma nelle acque SAR dell’isola e in grande difficoltà, con un carico di oltre 230 migranti a fronte di una capacità di accoglienza in sicurezza di circa 50 persone. Nessun altro Paese sta coordinando le operazioni, dunque le responsabilità maltesi sono ancora maggiori. Eppure il centro di coordinamento dei soccorsi di La Valletta ha rifiutato… qualsiasi tipo di intervento, se non il soccorso mirato a pochi casi di prima emergenza. Per loro, infatti, come evidenziato nella lettera, quello della nave ONG è un caso post-SAR, dunque non di imminente pericolo. Assurdo, dato che stiamo parlando di una nave con un carico circa cinque volte superiore le proprie effettive capacità”.

“Ribadisco – prosegue il Ministro -: la Lifeline non sta navigando verso Nord, ma è ferma in acque SAR maltesi. E sta mettendo irresponsabilmente in pericolo tante vite umane. La sua presenza era stata segnalata alle autorità dell’Isola sia da Frontex che dalla Guardia Costiera italiana. I maltesi non hanno alcuna giustificazione per il loro atteggiamento. Noi non ci stiamo. E’ l’Europa che deve intervenire per rimediare alla disumanità di Malta, per salvare ora i migranti di Lifeline e in futuro per scongiurare le partenze dei barconi della morte. Anche in sede Ue, sul tema non accetteremo soluzioni pre-confezionate che vanno a scapito dell’Italia. Teniamo alta la guardia”.

In realtà, questo post è di alcune ore addietro, Ora la nave Lifeline vorrebbe sbarcare in Italia.

La rete consente di seguire, passo dopo passo, quello che succede.

Su facebook il Ministro Salvini scrive:

“In questo momento le navi di due Ong (Open Arms, bandiera spagnola e Aquarius, bandiera di Gibilterra) sono nel Mediterraneo, in attesa di caricare immigrati. Le navi di altre tre Ong (Astral, bandiera Gran Bretagna, Sea Watch e Seefuchs, bandiere olandesi) sono ferme in porti Maltesi. Che strano…”.

In effetti se Malta si rifiuta di accogliere migranti che ci fanno le navi di tre Ong nei porti di quest’isola?

Sempre Salvini su facebook ribadisce “che queste navi si possono scordare di raggiungere l’Italia: voglio stroncare gli affari di scafisti e mafiosi!”.

Che dire? Che, oggettivamente, il clima è cambiato. Quando lo scorso anno il già citato procuratore di Catania, Zuccaro, espresse le sue perplessità sulle Ong furono in tanti ad attaccarlo.

“A mio avviso – dichiarò Zoccaro nell’aprile dello scorso anno – alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti e so di contatti. Un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga. Forse la cosa potrebbe essere ancora più inquietante. Si perseguono da parte di alcune Ong finalità diverse: destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi. Se l’informazione è corretta, questo corto circuito non si può creare salvo per effetto di persone che vogliono creare confusione”.

Poco più di una settimana addietro Zuccaro è tornato a parlare delle Ong:

“Le Ong fanno parte di un sistema profondamente sbagliato, che affida la porta d’accesso all’Europa a trafficanti che sono criminali senza scrupolo. Questo è l’aspetto sbagliato delle cose che non risponde né a senso di umanità né di solidarietà. E non parlo di inchieste in corso, non lo farei con i giornalisti, ma di un fenomeno generale”.

“È necessario che non sia questo, che venga interrotto questo tipo di canale di afflusso – ha aggiunto Zuccaro – e che invece nei Paesi che sono direttamente coinvolti dalle partenze di questi migranti si aprano degli hot spot nei quali si possa effettivamente fare un primo esame delle richieste e poi dividere le varie quote secondo ovviamente le esigente e le disponibilità dei Paesi europei”.

“Se non combattiamo il traffico dei migranti – ha concluso il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania – non riusciremo mai a debellare un fenomeno che sta avendo effetti devastanti di corruzione anche in Paesi ovviamente meno strutturati, parlo della Libia e non solo della Libia purtroppo”.

Foto tratta da quotidiano.net

 

 

 

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