Che fine hanno fatto i ventitrè Distretti produttivi istituiti dalla Regione siciliana nel 2005?

13 giugno 2018

Se lo chiede il parlamentare regionale di CambiAmo la Sicilia, Vincenzo Figuccia. E’ una storia che ben tre Governi regionali hanno ignorato. Il motivo è semplice: i Distretti produttivi, se riconosciuti, potrebbero agire autonomamente, intercettare i fondi europei senza passare dalla politica siciliana. Un po’ come i GAL che sono stati bloccati… Perché Confindustria Sicilia, al Governo della Regione con Lombardo e Crocetta, non ha mai fatto nulla? 

Che fine hanno fatto i Distretti produttivi della Sicilia? Sulla carta ce ne sarebbero 23. Li ha istituiti – sempre sulla carta – la Regione siciliana. Si dovrebbero occupare di agricoltura, agro-industria, moda e via continuando. Il problema è che esistono solo sulla carta, perché non sono stati mai attivati.

A rilanciare un tema politico caduto nel ‘dimenticatoio’ è il parlamentare regionale Vincenzo Figuccia, esponente del movimento CambiAmo la Sicilia (nella foto sotto).

“Il Governo regionale – dice Figuccia – deve decidere se puntare sui Distretti, come ampiamente previsto dai tanti documenti ufficiali della programmazione regionale”. Il parlamentare ricorda la “Strategia regionale dell’innovazione per la specializzazione intelligente”, il ‘Print Sicilia 2014-2020″, sino al PSR Sicilia 2014-2020.

“Si tratta – aggiunge – di strumenti per lo sviluppo delle filiere produttive, in particolare nel settore agroalimentare. In Sicilia, a onor del vero – ricorda il parlamentare – sono presenti ben ventitrè Distretti produttivi che dovrebbero operare in alcuni settori che vanno dall’agricolo al caseario, passando per la moda. Distretti produttivi che nascono con decreto nel 2005 e di fatto mai avviati”.

“Sono realtà fatte di imprese e di soggetti che potrebbero partecipare alle gare comunitarie – dice sempre Figuccia – e che, non essendo stati riconosciuti dall’assessorato regionale alle Attività produttive, rischiano di rimanere al palo, avulsi dalle good practies che possono rappresentare delle eccellenze per una serie di filiere di prodotti in Sicilia”.

“Alla luce di questi ritardi – prosegue il deputato dell’Ars – ho chiesto al presidente della commissione Attività produttive di convocare immediatamente un incontro per ascoltare in audizione tutti rappresentanti dei Distretti. È necessario ripartire subito con questo importante strumento che può divenire volano in alcuni settori strategici per lo sviluppo in Sicilia. È arrivato il momento di conoscere con chiarezza quale futuro attende questi strumenti dalle grandissime potenzialità”.

“Se c’è questa volontà politica – conclude Figuccia – è quanto mai urgente avviare e rafforzare l’Ufficio Distretti, coordinare gli assessorati Attività Produttive e Agricoltura, accelerare sui riconoscimenti, consentire agli organismi distrettuali con personalità giuridica di partecipare pienamente ai bandi Po-Fesr e Psr e prevedere punteggi di vantaggio per le imprese distrettuali e creare linee di finanziamento specifiche”.

Figuccia tocca un tema delicato che va al cuore del sottosviluppo – culturale prima che politico – di centrodestra e centrosinistra.

I Distretti – al pari dei GAL, bloccati se non gestiti dalla politica – potrebbero diventare autonomi e creare sviluppo non controllato dai miserabili esponenti della vecchia politica siciliana. Questo è il motivo per il quale non sono partiti e non partiranno mai: o meglio, non partiranno fino a quando al Governo della Regione siciliana ci saranno centrodestra e centrosinistra!

La presenza del sottosviluppo economico è la condizione necessaria e sufficiente per consentire la rielezione del ‘ciarpame’ politico che oggi governa la Sicilia.

Per questo i GAL sono stati bloccati. Per questi i Distretti produttivi non partiranno, fino a quando la Sicilia non verrà liberata dalla vecchia politica.

Foto tratta da foglie.tv    

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