Anniversario della morte di Garibaldi. Del perché la storia (soprattutto se falsa) la scrivono i vincitori

3 giugno 2018

L’uomo-mito costruito a tavolino per giustificare la volgare conquista del Sud ad opera dei piemontesi, spacciata per “unità d’Italia”, voleva essere cremato. Ma i suoi desideri vennero disattesi da chi, dopo averlo strumentalizzato in vita, ha continuato a strumentalizzare la sua figura da morto 

Ieri era l’anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi, la pedina con la quale forze straniere – inglesi in testa – consegnarono la Sicilia ai piemontesi. Noi abbiamo dedicato tanti articoli all’uomo che la falsa storia italiana di quel grande imbroglio noto come ‘Risorgimento’ definisce “Eroe dei due mondi”.

Così, per non dimenticare – e soprattutto per tenere sempre vivo il danno che è stato fatto al Sud e alla Sicilia – ricordiamo anche questo anniversario. E lo facciamo con un post di Ignazio Coppola, che su facebook scrive:

“Esattamente 136 anni fa, Il 2 giugno 1882, alle 6,20 del pomeriggio, Giuseppe Garibaldi, all’età di settantaquattro anni e undici mesi, muore nella sua casa a Caprera, assistito dalla terza moglie, Francesca Armosino, e dai figli Clelia e Manlio. Aveva lasciato scritto, cinque anni prima della sua morte, il 27 settembre del 1877, di voler essere cremato, dando al dottor Giovanbattista Prandina, suo medico di fiducia, le opportune istruzioni al riguardo: ‘Si formerà una catasta di legna di due metri, con legno d’acacia, lentisco, mirto e altra legna aromatica. Sulla catasta si poserà un lettino di ferro e su questo la bara scoperta, con dentro gli avanzi adorni della camicia rossa. Le ceneri saranno conservate in un’urna qualunque da sotterrare sotto un albero di ginepro’. Tutto inutile. Le volontà dell’estinto saranno spudoratamente disattese da coloro i quali, autorità, dignitari e politici, lo strumentalizzarono in vita e continuarono a strumentalizzarlo da morto, sostenendo che la cremazione avrebbe offeso la sensibilità religiosa del popolo.

Intere generazioni hanno interrottamente da più di 158 anni a questa parte vissuto nel falso mito di Garibaldi e del garibaldinismo creato ad arte prima dai mass-media del tempo e poi da storiografie ufficiali e testi scolastici compiacenti che hanno creato ‘ad usum delphini’ una falsa conoscenza della storia e di Garibaldi che fu, sia nella vita pubblica che in quella privata, un personaggio molto discusso e diverso da quell’eroe che scrittori salariati e di parte, come li definiva Antonio Gramsci, nel tempo ci hanno propinato e che distortamente abbiamo imparato a conoscere.

E’ dunque tempo di squarciare il pietoso velo di ipocrisie, di falsità e di inganni che hanno ammantato, grazie a storiografi compiacenti, con controversi personaggi e Garibaldi fu uno di questi, la storia del nostro Paese. E proprio per questo che molti di noi, cresciuti nel culto e nel mito di Garibaldi hanno scoperto successivamente – con rincrescimento e disincanto – di essere stati ingannati. Hanno scoperto che le cose non andarono esattamente come ce le hanno raccontate e si sono sempre più convinti che la storia, come troppo spesso capita, la scrivono i vincitori”.

Interessante anche un post su facebook di Giovanni Visalli, che ci regala un particolare degli ultimi giorni di Garibaldi:

“Nel 1882 fece finalmente il suo viaggio tanto desiderato in Sicilia, in occasione del SESTO centenario (1282-1882) della Guerra del Vespro Siciliano, voleva rivedere la Sicilia per capire come era cambiata la situazione dal suo sbarco a Marsala nel 1860. Per tale ricorrenza partì il 18 gennaio 1882 per Napoli, ripartiva il 24 marzo, sbarcava a Palermo il 28 marzo; durante il tragitto nella città regnò il silenzio in segno di indifferenza e forse fu fatto segno di qualche pietrata. Tornerà a Caprera il 17 aprile. Poco dopo il ritorno la bronchite peggiorò, e per tre giorni Garibaldi venne alimentato artificialmente. Fu assistito dal medico militare A. Cappelletti di una nave da guerra ancorata nell’isola vicina di La Maddalena (La nave CARIDDI), morì DI VERGOGNA il 2 giugno 1882 alle 18.22 dopo aver visto come la Sicilia era stata ridotta dagli invasori anglo-francesi, all’età di quasi 75 anni, ufficialmente per una paralisi della faringe che gli impedì di respirare, rimase senza voce e senza parole per sempre”.

QUI TROVATE, IN DIECI PUNTATE, LA CONTROSTORIA DELL’IMPRESA DEL MILLE

31 Maggio 1860: il giorno funesto del saccheggio del Banco di Sicilia

Anniversario dello sbarco dei mille, Pino Aprile: “Recuperare la memoria contro la politica degli occupanti”

11 maggio 1860: Nascita di una colonia. Dallo sbarco dei Mille alla “finis Siciliae”

4 aprile del 1860: la rivolta della Gancia apre la porta a Garibaldi e ai picciotti della mafia

Il boccaccesco matrimonio di Giuseppe Garibaldi con una minorenne un po’ ‘vivace’…

 

Foto tratta da flickr.com

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