Trasporti sullo Stretto di Messina: Ferrovie e Governo penalizzano la Sicilia

2 giugno 2018

Il riferimento, ovviamente, è al passato Governo nazionale di centrosinistra. Si attende di capire cosa farà, su questo tema cruciale per Messina e per l’area dello Stretto, il nuovo Governo Movimento 5 Stelle-Lega. Se ne parlerà in campagna elettorale per le elezioni del nuovo sindaco di Messina e del nuovo Consiglio comunale? L’appello del sindacato ORSA e del Movimento Popolare ‘ilferribottenonsitocca’

dal sindacato dei Trasporti ORSA
e dal Movimento Popolare ‘ilferribottenonsitocca’
riceviamo e pubblichiamo

Ponte sì? Ponte no? La politica, anche quella cittadina, si affanna a schierarsi a favore o contro la mega struttura per l’attraversamento stabile dello Stretto che da cent’anni a questa parte torna a essere leitmotiv
in ogni tornata elettorale, ma nessuno si accorge che mentre si dibatte su una struttura inesistente, fruibile nel migliore dei casi non prima di un decennio, tutti i governi, con la complicità di Rete Ferroviaria Italiana,
operano per azzerare la continuità territoriale ferroviaria fra la Sicilia e il Continente con pesanti tagli alle sovvenzioni, trascurando che anche in presenza dell’eventuale ponte il traghettamento rappresenta l’alternativa irrinunciabile.

Appare speculare al progetto di dismissione delle infrastrutture esistenti
l’emendamento dell’Onorevole Vincenzo Garofalo, approvato da Camera e Senato nel 2017 “per dare stabilità al servizio di collegamento marittimo con mezzi veloci tra Messina e Villa San Giovanni”. Garofalo nell’occasione ebbe a dichiarare:

“Non sarà più necessario come avvenuto nel corso di questi anni,
individuare una copertura finanziaria a scadenza triennale ma, da adesso in poi, i costi saranno coperti dal contratto di servizio sulla continuità territoriale che, finalmente, darà carattere di stabilità per gli anni a seguire”.

All’osservatore distratto apparve una conquista per la popolazione siciliana cui sarebbero stati garantiti, contemporaneamente, il diritto alla mobilità per i pendolari con i mezzi veloci e la continuità territoriale ferroviaria con i treni a lunga percorrenza.

Ma dove hanno recuperato le risorse economiche?

Immediatamente dopo l’approvazione dell’emendamento l’ORSA e il Movimento Popolare ‘ilferribottenonsitocca’ chiesero, a tutti i livelli, se nel contratto di servizio fosse previsto un incremento delle sovvenzioni (servono circa tre milioni di euro l’anno) per garantire, insieme con il traghettamento dei treni, anche l’attraversamento veloce. La risposta è arrivata nel tempo: nessuna sovvenzione è stata aggiunta dal governo centrale e Rete Ferroviaria Italiana si appresta, entro l’anno 2018, a iniziare il servizio
con due mezzi veloci, sottraendo risorse alle già striminzite sovvenzioni per la continuità ferroviaria a lunga percorrenza.

Il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti: continui tagli ai treni da e per la Sicilia e navi ferroviarie inoperose ormeggiate nelle invasature, in attesa dei mezzi veloci che costringeranno i siciliani a scendere dal treno, bagaglio alla mano, per attraversare lo Stretto e riprendere il treno nella sponda opposta.

La Sicilia è di fatto isolata. In buona sostanza, l’emendamento Garofalo, in sordina, ha reso ufficiale la “rottura carico” tentata da governo e Ferrovie nel 2015, poi sospesa per la forte reazione del territorio che, con il corteo del 14 febbraio, organizzato dal movimento popolare e guidato da tutti i sindaci dei
capoluoghi siciliani dietro lo striscione “il ferribotte non si tocca”, riuscì a bloccare l’ennesimo taglio dei servizi essenziali cui è sottoposto il Meridione.

Con l’emendamento Garofalo si è inoltre snobbata la risoluzione approvata in IV Commissione all’Ars nell’aprile 2015 che impegna il Governo della Regione “…ad attivare ogni utile iniziativa allo scopo di garantire che il diritto alla mobilità dei siciliani non venga ridimensionato attraverso la soppressione del traghettamento dei treni a lunga percorrenza…”.

La Sicilia non ha bisogno di soluzioni fantasiose al risparmio, la cronica assenza di fondi per i trasporti nel Meridione non si può celare con i tentativi di falsa modernizzazione, gli intercity a lunga percorrenza che attraversano
lo Stretto di Messina sui binari galleggianti, oltre ad essere un diritto costituzionale rappresentano un’offerta rivolta a quella fascia popolare che non può permettersi i costi dell’alta velocità, è una garanzia per gli sfortunati con mobilità ridotta che non sono nelle condizioni di scendere agevolmente dal treno per attraversare lo Stretto. Le soluzioni al risparmio non sono più proponibili, i siciliani, fino a prova contraria, sono italiani quanto i lombardi e godono di eguali diritti anche in tema di trasporti.

APPELLO:
La falsa modernizzazione della continuità territoriale punta a sostituire il traghettamento dei convogli ferroviari con un sistema di navi veloci (solo due ereditate da Bluferries) che costringerà i siciliani a un salto indietro nel tempo: scendere dal treno, attraversare lo Stretto da appiedati e riprendere il treno nella sponda opposta.

Si tratta a tutti gli effetti di una soppressione del servizio essenziale che i governi nazionali, di ogni colore, hanno in agenda da tempo. Entrambi i servizi sono irrinunciabili, il traghettamento veloce è utile per i pendolari siciliani e calabresi, studenti e lavoratori, che giornalmente attraversano lo Stretto, mentre i treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia rappresentano il diritto alla continuità territoriale ferroviaria, garantito dalla Costituzione e
presente in tutto il territorio nazionale.

Un servizio non può escludere l’altro, al Nord da anni s’investe nell’alta velocità e ai cittadini non è mai stato chiesto di rinunciare ad altri servizi essenziali.

Il sistema ferroviario che collega la Sicilia col resto d’Italia è da terzo mondo, non è sufficiente mantenere l’esistente. E’ indispensabile mettere la Sicilia al passo col resto del Paese riattivando i convogli soppressi negli anni verso Torino, Venezia, Milano, ottimizzare e velocizzare i collegamenti con Roma, dimezzare i tempi di traghettamento investendo su nuove tecnologie e rinnovare i convogli ferroviari ormai simili a carri bestiame.

Per quanto esposto si chiede alla politica regionale, ai sindaci dei capoluoghi e ai candidati a sindaco della città di Messina, porta della Sicilia, di attivare ogni strumento per intervenire presso il Governo centrale e rivendicare sovvenzioni adeguate per entrambi i servizi essenziali: traghettamento veloce per i pendolari, ammodernamento e implementazioni di navi e treni a lunga percorrenza per la continuità territoriale.

Foto tratta da themeditelegraph.com

 

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