Montante tenta di distruggere il suo archivio e finisce in galera. Tremano i potenti…

25 maggio 2018

Eh già, perché nonostante il rocambolesco tentativo di distruggere il suo archivio digitale, una parte di questo materiale è finito comunque nelle mani degli inquirenti. Che lo stanno analizzando. Cosa verrà fuori? Un fatto comunque è certo: in questo momento, in Sicilia (ma forse non solo in Sicilia), ci sono personaggi ‘potenti’ che non saranno sereni

Il ‘caso’ Antonello Montante si arricchisce di nuovi particolari che definire incredibili è poco. Gli inquirenti, pronto accomodo, hanno deciso di trasformare gli arresti in arresti a tutti gli effetti: così l’ex presidente di Confindustria Sicilia è finito in galera.

Su Live Sicilia leggiamo un articolo di Antonio Condorelli, ottimo cronista di giudiziaria, che racconta particolari inquietanti.

Per quasi due ore, Montante ha tentato di distruggere il proprio archivio digitale: ventiquattro pen drive e un paio di floppy disk. Questo materiale, a quanto pare, non è stato trovato nella perquisizione che l’ex numero uno degli industriali siciliani ha subito del 2015.

“Supporti informatici – leggiamo su Live Sicilia – che non erano custoditi nel bunker della ‘legalità’ insieme ai dossier su nemici ed esponenti delle istituzioni”.

In queste ore gli inquirenti stanno provando a capire se il materiale che Montante ha provato a distruggere o ha distrutto sia ancora nelle condizioni di fornire indicazioni.

Ribadiamo: quello che è avvenuto è incredibile.

“I documenti archiviati – leggiamo sempre su Live Sicilia – dovevano essere importanti perché Montante ha impiegato ben due ore, mentre gli agenti tentavano di entrare in casa, per scovarli e tentare di farli a pezzi, lanciandoli anche sul balcone di un vicino di casa, in giardino e in un tunnel di luce al centro del salone”.

Insomma, gli inquirenti provavano a entrare nella casa di Montante, ma quest’ultimo non solo non apriva la porta, ma cercava di disfarsi del proprio archivio digitale.

“temevo di essere ucciso, per questo non ho aperto la porta”, avrebbe detto l’ex presidente di Confindustria Sicilia.

La domanda è automatica: cosa contiene o conteneva questo benedetto archivio di un uomo che deve essere stato veramente potente? Chi è, in realtà, Montante? Che ruolo ha esercitato nella nostra Isola in tutti questi anni?

E’ evidente che, in queste ore, molti potenti della Sicilia – ma forse non soltanto della Sicilia – debbono essere terrorizzati. Perché un sistema sofisticato come quello che sta emergendo nella vicenda Montante non può essere il prodotto di una gestione ‘solitaria’ del potere: anzi.

Un’altra notizia curiosa riguarda l’Antimafia regionale presieduta da Claudio Fava. Che – leggiamo ancora su Live Sicilia – ha avviato quella che, alla fine, non è altro che un’inchiesta parallela sul ‘caso’ Montante: parallela rispetto all’inchiesta che sta conducendo la magistratura di Caltanissetta.

In audizione saranno chiamato l’ex Presidente della regione, Rosario Crocetta, l’attuale assessore all’Economia, nonché vice presidente della Regione siciliana, Gaetano Armao, gli ex assessori regionali Mariella Lo Bello e Linda Vanchieri, altri due ex assessori regionali, Marco Venturi e Nicolò Marino, l’ex responsabile dell’IRSAP, Alfonso Cicero, l’ex presidente di Confundustria Sicilia, Ivan Lo Bello, e l’ex amministratore dell’AST (Azienda Siciliana Trasporti), Giulio Cusumano.

La cosa strana, anzi stranissima – a giudicare da quello che leggiamo – è che la commissione Antimafia regionale non abbia convocato anche l’ex Presidente della regione, Raffaele Lombardo.

Fatto strano, anzi stranissimo: perché è proprio Lombardo che vara la prima Giunta regionale con dentro Marco Venturi, all’epoca molto vicino a Montante. E’ Lombardo, insomma, che sigla il primo accordo politico con Confindustria Sicilia.

Chissà, magari è una svista…

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