Formazione: lo strano fallimento dello IAL. Quattro considerazioni e tre domande

20 maggio 2018

Il responsabile Formazione professionale per la Sicilia dell’Unione Sindacale di Base (USB), Costantino Guzzo, replica ai vertici della Cisl siciliana. In questa disamina il sindacalista illustra alcuni documenti sul fallimento dello Ial, ente storico del settore formativo dell’Isola con particolari rivelazioni 

da Costantino Guzzo
responsabile Formazione dell’USB Sicilia
riceviamo e pubblichiamo

Per smentire ciò che dice la Signora Francesca Bellia, Segretaria regionale Cisl Scuola Sicilia, che in questi giorni vanta di rivendicare i diritti dei lavoratori dell’Albo della Formazione professionale, bisogna ricordare che il settore formativo è oggi in crisi grazie, anche, alla Cisl siciliana ed al suo modo ambiguo di tutelare i diritti dei lavoratori, specialmente di quelli che hanno avuto la Cisl stessa prima come datore di lavoro e, successivamente, come organizzazione sindacale (vedi l’Ente IAL).

Ci dobbiamo chiedere come mai i lavoratori dello stesso IAL abbiano perso il lavoro, gran parte delle retribuzioni, tutto il Tfr, parte degli assegni familiari e parte dei contributi pensionistici non versati. Non solo. Appurata la verità, sorge il dubbio che, forse, i lavoratori siano stati anche truffati da chi si è avvicendato – dal 2010 alla data di fallimento – alla gestione di quello che rappresentava uno dei più grandi enti della Formazione siciliana passato dalla Cisl ad un’ala del PD (area innovazione).

Ricordo che, malgrado i rappresentanti legali ricevessero, da parte dell’amministrazione regionale, i finanziamenti pubblici, oltre a tenersi i soldi impropriamente ne hanno erogato solo una parte, peraltro a distanza di lunghi periodi da quando ne sono entrati in possesso.

Il peggio è che, a noi lavoratori, oltre al danno, ci è toccato subire anche la beffa per aver rivendicato i nostri sacrosanti diritti, visto che un gruppo di lavoratori è stato denunciato dalle forze dell’ordine per proteste che hanno superato i limiti consentiti dalla legge. Non abbiamo protestato per il piacere di protestare, ma perché le nostre denunce non sortivano alcun effetto.

Oggi, in veste di responsabile regionale dell’USB Formazione professionale della Sicilia, le domande che mi nascono spontanee sono parecchie, anche, se non soprattutto, alla luce dei tanti documenti dei quali siamo entrati in possesso.

Ecco, a mio avviso, quattro punti di questa vicenda sui quali riflettere ponendo alcune domande.

1) Ma se allo Ial Cisl Sicilia, nel 2010 (quando ancora il datore di lavoro era la CISL siciliana), gli sono stati assegnati, con decreto, contributi per un totale di euro 44.323.936,23 e, rispetto alle somme decretate, gli sono stati erogati un totale d’euro 40.520.874.00, come ha fatto a non retribuire dicembre e tredicesima ai lavoratori quando il fabbisogno mensile era di circa 1.600.000,00 euro?

Bisogna inoltre anche ricordare all’opinione pubblica e, soprattutto, alla magistratura che, nel 2011, a tale ente formativo venivano decretati 35.555.113,31 euro e che, rispetto al decretato, gli sono stati erogati un totale d’euro 31.440.489,87.

Inoltre, per via di uno ‘stato di crisi’, a tale ente è stato erogato, inspiegabilmente, un periodo di ammortizzatori in deroga, con i dipendenti  amministrativi che, a rotazione, sono stati posti in cassa integrazione per 4 mesi, a partire dal 21 luglio, fino al 31 dicembre del 2011; tutto questo pochi mesi prima che avvenisse il cambio di denominazione dell’ente da Ial Cisl Sicilia in Ial Sicilia.

2) Nel 2012 allo Ial Sicilia (quando il rappresentante legale era il Signor Raspanti visto che era stato ceduto dalla Cisl siciliana) gli sono stati decretati contributi per un totale di euro 38.364.585,17 e, rispetto alle somme decretate, gli sono stati erogati un totale di euro 27.613.916,97.

Inoltre, usufruendo di circa 7 mesi di ammortizzatori in deroga (stavolta per quasi tutto il personale) non sono state retribuite 5 mensilità. Queste poi, tramite un accordo sindacale, sono state rateizzate nell’anno 2013 in tre rate, quando intanto nell’ente era subentrato un altro rappresentante legale, cioè il Signor Vincenzo Conticello.

3) Quali bilanci hanno presentato agli Ispettori del lavoro e ai sindacati per rateizzare le 5 mensilità del 2012?

4) Come ha fatto la stessa Cisl a rateizzare dicembre e tredicesime 2010 con un accordo sindacale (che in pratica era un suo vecchio debito) a 100,00 euro al mese, fra l’altro non tutti pagati, e quindi costringendo i lavoratori ad insinuare queste cifre nel passivo del fallimento?

Ma le due vere domande che ricorrono, alle quali non trovo risposta, sono sempre le stesse. Tre, per la precisione.

Prima domanda: non è che una mezza bancarotta potrebbe essere stata inquadrata come un fallimento?

Seconda domanda: dov’era lo stato di crisi se questo ente ha ricevuto tutti questi milioni e milioni di finanziamenti pubblici?

Terza domanda: non è che questa crisi apparente era soltanto un disegno politico per mettere fuori dal Bilancio regionale l’intera Formazione professionale siciliana ed accedere ai fondi europei, visto tutto quello che sta vendo fuori fuori oggi?

La USB chiede l’intervento urgente della magistratura siciliana per fare chiarezza su questi gravi fatti, quantomeno per ridare certezza a chi, oggi, guarda con pessimismo alla Giustizia, con riferimento soprattutto ai lavoratori della Formazione professionale siciliana, vittime di un sistema corrotto e clientelare dove i lavoratori stessi risultano essere l’anello debole.

 

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