La Sicilia diventerà un’area di stoccaggio dei rifiuti nucleari?

8 maggio 2018

La domanda è legittima, perché in questi giorni il Governo nazionale dimissionario di Gentiloni dovrebbe comunicare dove stoccare i rifiuti nucleari. Si tratta di venti siti. E c’è il dubbio che questi siti possano in buona parte essere localizzati al Sud, tra miniere e seminativi abbandonati. E’ anche per questo che è stata ‘pilotata’ la crisi del grano duro nel Mezzogiorno? La mozione del parlamentare regionale grillino, Nuccio Di Paola   

La Sicilia ‘candidata’ ad ospitare le scorie nucleari? La domanda è legittima. Perché proprio in questi giorni il dimissionario Governo Gentiloni dovrà rendere noti i luoghi – si tratta di venti aree italiane – dove stoccare i rifiuti radioattivi. E siccome il Sud è la ‘colonia’ d’Italia – con la Sicilia ‘colonia delle colonie’ – è probabile che buona parte di questi residui radioattivi venga stoccata nel Mezzogiorno d’Italia.

Voci di corridoio raccontano che la scelta potrebbe ricadere sulle miniere abbandonate e sui seminativi abbandonati. E la Sicilia – ma guarda un po’ che combinazione! – possiede sia le miniere abbandonate, sia i seminativi abbandonati. 

Le preoccupazioni riguardano l’agricoltura del Meridione d’Italia e, in particolare, il grano duro. Se così dovesse essere, se i centri di stoccaggio di scorie radioattive – o quanto meno alcuni di questi centri di stoccaggio – dovessero trovare localizzazione, per esempio, in una parte dei 600 mila ettari di seminativi abbandonati negli ultimi anni nel Meridione, ebbene, qualche domanda, la gente del Sud – a cominciare dagli agricoltori – dovrebbe cominciare a porsela.

E cioè: non è che la speculazione sui prezzi al ribasso che va in scena ininterrottamente da anni ai danni del grano duro del Mezzogiorno d’Italia, oltre ad aver favorito l’importazione di grano da mezzo mondo, è stata ed è prodromica ad altri obiettivi, a cominciare dallo stoccaggio di scorie radioattive?

Intanto un parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola, pone la questione:

“Il M5S dice no al nucleare, la Sicilia non deve diventare la pattumiera d’Italia, né terra dove stoccare scorie nucleari”.

Di Paola ha presentato una mozione al Parlamento siciliano che impegna il Governo di nello Musumeci a dichiarare da subito l’indisponibilità della Regione siciliana a comparire nella lista delle aree potenzialmente idonee al deposito nucleare di superficie.

Come già ricordato, in questi giorni – e forse in queste ore – è attesa la pubblicazione, da parte del ministero dello Sviluppo economico, della ‘Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee’ (Cnapi) e cioè la mappa dei luoghi che hanno tutte le caratteristiche per ospitare scorie e scarti radioattivi.

“Con questo atto parlamentare – dice Di Paola – chiediamo al Governo regionale di assumere una posizione netta in difesa di diritti costituzionalmente sanciti: alla salute dei cittadini, all’ambiente e alla salvaguardia del territorio. Già in passato gli italiani si sono pronunciati sul nucleare, reputiamo assurdo che la Sicilia possa diventare deposito di scorie”.

“Chiediamo altresì a Musumeci – prosegue il componente della commissione Ambiente dell’Ars – di prendere una posizione chiara e alla luce del sole, esattamente come hanno già fatto i presidenti delle Regioni Sardegna e Basilicata che si sono schierati dalla parte del no”.

“E’ gravissimo – conclude Di Paola – che in un momento politicamente delicato come questo, di vacatio assoluta sotto il profilo politico, il Governo Gentiloni che dovrebbe occuparsi solo ed esclusivamente degli affari correnti e dunque dell’ordinaria amministrazione, si accinga ad emanare un documento così delicato ed atteso da anni”.

L’Italia, con un referendum, nel 1987, ha detto “No” al nucleare. Prima del referendum del 1987, però, il nostro Paese ha vissuto una stagione di sfruttamento dell’energia nucleare. Avventura iniziata nel 1966 con la costruzione di tre centrali nucleari: a Latina, a Sessa Aurunca e a Trino.

A queste centrali nucleari si sono aggiunte Caorso e, a partire dal 1982, la centrale nucleare di Montalto di Castro. Quest’ultima venne completata nel 1987, l’anno della consultazione popolare che ha chiuso in italia la stagione del nucleare.

La breve stagione del nucleare ha prodotto scorie che esistono ancora e che debbono essere custodite. Nei venti siti dovrebbero trovare posto anche i rifiuti radioattivi prodotti dalle industrie, i rifiuti della medicina e quelli della ricerca che attualmente sono stoccati qua e là.

Per la cronaca, nel 2003 il Governo Berlusconi, sempre ‘meridionalista’, aveva individuato come centro di stoccaggio la Basilicata: per la precisione, Scansano Jonico. Poi, in seguito alle proteste della popolazione, il progetto è sfumato.

Solo una domanda: ma un Governo dimissionario – il riferimento è al Governo Gentiloni – può adottare una decisione così importante?

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