MATTINALE 55/ L’Indipendenza della Sicilia come il Simurg di Borges

26 aprile 2018

L’annuncio dell’inizio della lunga marcia verso l’Indipendenza della Sicilia, partendo dalla costituzione del movimento politico denominato I Nuovi Vespri, ha creato un po’ di subbuglio nel web. Tante reazioni, non tutte puramente politiche. C’è, comunque, un filo conduttore: la passione, compresa quella dei delusi. E allora vorrei partire da un racconto del celebre scrittore argentino…

La mia iniziativa di cominciare una lunga marcia verso l’indipendenza della Sicilia, attraverso la costituzione di un movimento politico denominato “I NUOVI VESPRI” ha messo un po’ in subbuglio il popolo del web (qui l’articolo in questione).

Pur avendo chiarito che quello che stiamo tentando di costruire, con modestia ed umiltà, si pone senza pretese come ultimo nel contesto dei tanti movimenti che da quando la Sicilia non è più nazione sono sorti, hanno combattuto e tuttora lottano;

pur avendo chiarito che il nostro obbiettivo è quello di dare un contributo alla riflessione e all’azione di quanti vogliono ridare alla Sicilia dignità e identità;

pur avendo chiarito che siamo consapevoli che ci attende una lunga e difficile marcia;

pur avendo chiarito che il nostro impegno intende svilupparsi all’interno di un processo di aggregazione ed di unione di eguali, in cui ognuno conserverà la propria identità e la propria storia e contribuirà se, in quanto e fino a quando condividerà un progetto attuativo tutto ancora da definire.

Ebbene, nonostante questo, le reazioni negative sono state tante e, duole dirlo, non tutte di natura prettamente politica, ma spesso improntate ad atteggiamenti che hanno sfiorato l’insulto.

Ci sono stati pure consensi, auguri, ironia, ma mi è parso di poter cogliere un filo che tiene tutto: la passione, quella dei delusi, degli sdegnati, dei disillusi, dei disperati.

Per lenire il loro dolore narrerò una favola raccontata da Jorge Luis Borges nel suo “Manuale di zoologia fantastica”. Si intitola “Il Simurg”.

Il remoto re degli uccelli, il Simurg, lascia cadere in mezzo alla Cina una piuma splendida; gli uccelli, stanchi della loro antica anarchia, risolvono di cercarlo. Sanno che il nome del loro re significa trenta uccelli, sanno che la sua reggia è nel Kalaf, la montagna circolare che cinge la terra.

Al principio, per paura, alcuni uccelli si schermiscono: l’usignolo allega il suo amore per la rosa, il parrocchetto la sua bellezza, seppur gli è cagione di una vita ingabbiata, la pernice non può prescindere dalle colline, né la gazza dalle paludi, né il gufo dai ruderi.

Alla fine si lanciano nella disperata avventura; superano sette valli e sette mari. Molti dei pellegrini disertano; altri periscono nella traversata. Trenta, purificati dalle proprie fatiche, toccano la montagna del Simurg. Lo contemplano, finalmente: si accorgono che essi stessi sono il Simurg e che il Simurg è ciascuno di loro e tutti loro.

Così è l’Indipendenza.

E’ cominciata la lunga marcia verso l’indipendenza

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