Finanziaria 2018: la furbata di Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè

25 aprile 2018

Il 30 aprile non scade una mazza! Bilancio e Finanziaria possono essere approvati entro i primi 10 giorni di maggio senza che succeda nulla. Come del resto avvenuto negli anni passati varie volte. Quindi se il Presidente della Regione e il presidente dell’Ars vogliono mettere i parlamentari davanti alla prospettiva “Approvate subito questo testo o andiamo tutti a casa” debbono rinviare la furbata di 10-15 giorni… 

Sapete quel è il bello della Finanziaria 2018 in queste ore in discussione a Sala d’Ercole? Che il Presidente della Regione, Nello Musumeci, e il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, pensano di essere i più intelligenti di tutti. E sapete perché? Perché alla fine dei gioco della tela di Penelope – i testi della Finanziaria che vengono presentati, ritirati, stralciati, ripresentati, ristralciati e via continuando – i due pensano di presentare il testo a proprio uso e consumo e dire all’Aula: “Siamo arrivati al 30 aprile, non c’è più tempo, approvate ‘sto maxi-emendamento o andiamo tutti a casa!”.

Non sappiamo chi dei due potrebbe il Gatto (Miccichè? ci potrebbe stare) e chi la Volpe (Musumeci? Mah…). Ma non possiamo non ricordare che il 30 aprile, contrariamente a quello che cercano di far credere Miccichè e Musumeci, non scade una mazza!

Chi frequenta da qualche anno il ‘Palazzo’ sa che approvando Bilancio e Finanziaria (oggi legge di stabilità regionale) entro i primi dieci giorni di maggio non succede proprio nulla.

I casi di Bilancio e Finanziaria approvati dall’Assemblea regionale siciliana nella prima decade di maggio sono tanti: e sono rimasti tutti ‘vivi’!

Che vogliamo dire? Che se Miccichè e Musumeci vogliono mettere l’Ars davanti al “fatto compiuto” debbono rinviare la “fuitina” di almeno una decina di giorni (quindi giorni sono ancora meglio).

Quindi il presidente Miccichè, i suoi valenti collaboratori e la Segreteria generale si debbono mettere di “buzzo buono” e preparare altri cinque-sei testi e altri cinque-sei stralci. Volendo possono utilizzare il ‘modello’ che hanno elaborato ieri sera che qui riportiamo di seguito:

“Comunico che questa Presidenza, ai sensi dell’articolo 7 del Regolamento interno, ha deliberato di stralciare dal disegno di legge n. 231/A “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2018. Legge di stabilità regionale”, espungendole dal testo, le disposizioni che seguono:
– gli articoli 19, 24 commi 4 e 5, 29 comma 2, 35 comma 8, 107 e 116, in quanto presentano profili di incostituzionalità.
– l’articolo 88, in quanto la materia deve essere affrontata in un apposito disegno di legge organico da approvare con procedura rinforzata a maggioranza assoluta dei membri dell’Ars, in ossequio all’articolo 13 bis dello Statuto che recita: “Con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti l’Assemblea regionale sono disciplinati l’ambito e le modalità del referendum regionale abrogativo, propositivo e consultivo”.
– gli articoli 1 comma 5, 16 comma 7, 22, 23, 33 comma 5, 63, 64, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 73, 74, 75, 76 e 77 in quanto recano per la copertura finanziaria il riferimento a fondi extraregionali, sia nazionali sia comunitari, e pertanto necessitano della opportuna verifica di compatibilità con le finalità e le procedure di spesa dei fondi richiamati. Riguardo a tali articoli, si invita la Commissione “Bilancio” a voler formulare un’unica norma con valenza programmatica che ricomprenda gli interventi in essi contenuti, distinguendo tra fondi nazionali e fondi comunitari.
– l’articolo 61 in quanto prevede un contributo a un destinatario di natura privata specificamente individuato; saranno prese in considerazione eventuali riscritture ad opera della Commissione Bilancio volte a superare possibili censure di incostituzionalità.
– l’articolo 79, salva la possibilità di una riscrittura che consenta di superare i dubbi di costituzionalità.
Si comunica, altresì, che le seguenti disposizioni, pur rimanendo nel testo, saranno tuttavia stralciate se il Governo o la Commissione, secondo le rispettive competenze, non provvederanno ad una loro riformulazione nei termini di seguito indicati:
– articolo 8, “Interventi per la prima casa”, in merito ai requisiti per accedere al beneficio nonché alle modalità di attuazione della norma;
– articolo 78, “Tutela per i soggetti appartenenti al bacino “Emergenza Palermo” (PIP), comma 6, affinché sia garantito il non ampliamento del bacino;
– articolo 87, “Zone franche per la legalità”, al fine di prevedere l’intesa con il Ministero dell’interno;
– articolo 89, “Norme in materia di consorzi agrari”, per verificare la possibilità di mantenere la norma nell’ambito di un’interpretazione autentica;
– articolo 97, “Definizione delle sedi farmaceutiche” per verificare la possibilità di una riformulazione del testo che superi le criticità di ordine costituzionale in materia di tutela della libera concorrenza” e bla bla bla.

Bene, presidente Miccichè, chiami i suoi giovani collaboratori e i giovani della Segreteria generale e gli dica di preparare gli altri testi e gli altri stralci. E faccia in modo di “allungare il sugo” magari fino al 15 maggio…

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