Sicilia, il ‘cappotto’ dei grillini. Forza Italia giù. La Lega avanza. Incredibile PD: esiste ancora!

5 marzo 2018

Per quasi il 50% degli elettori siciliani la politica vincente è quella dei grillini. Forza Italia è ‘spompata’. E due misteri: perché il 10% dei siciliani continua a votare un partito – il PD – che li ha solo penalizzati? E perché il 5% dei siciliani ha votato la Lega di Salvini? Anche in Sicilia gli elettori ‘stoccano’ la quarta gamba del centrodestra. Male anche Liberi e Uguali

I dati non sono ancora definitivi. Ma da quello che si capisce in Sicilia il Movimento 5 Stelle si attesterebbe intorno al 50% dei consensi. Una vittoria clamorosa, ma non inaspettata. Il successo dei grillini era atteso in tutto il Mezzogiorno. Lo ha anticipato, un un video fuorionda, un esponente di spicco del centrodestra, Raffaele Fitto. Che parlando con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, qualche giorno prima del voto, aveva detto: “Nel Sud i grillini faranno il cappotto” (QUI IL VIDEO). E così è stato!

Fitto, politico di spessore di origini democristiane, aveva il polso della situazione. Più di quanto non l’avessero i ‘capi’ di Forza Italia.

In questo momento non c’è, nella nostra Isola, un solo collegio uninominale dove i grillini non siano in testa. Una vittoria schiacciante.

Il Movimento 5 Stelle vince e convince. Il segnale che l’opposizione che sta iniziando a sviluppare al Governo regionale di nello Musumeci è la line giusta da seguire.

Il centrodestra siciliano non è crollato: è sempre una coalizione che ha il 30% dei voti. Ma ormai non bastano più. Almeno in Sicilia.

Forza Italia siciliana si attesta intorno al 20%: risultato non disprezzabile. Nella ripartizione dei seggi proporzionali sarà il primo partito del centrodestra. Ma è un risultato tutto sommato modesto, sia per la secca sconfitta dei suoi candidati nell’uninominale, sia perché, in questo momento, i berlusconiani controllano la Regione, tutte le ex Province e stanno sistemandosi nei rami del sottogoverno.

La verità è che, in queste elezioni politiche, non ha funzionato il Governo regionale di Nello Musumeci, che è apparso confuso ed incerto. E, soprattutto, ‘schiacciato’ sul Governo nazionale, o meglio, sul PD nazionale.

Andare a Roma con il ‘cappello in mano’ per elemosinare un decimo e forse meno dei soldi che il PD di Renzi ha scippato alla Sicilia si è rivelata un’operazione fallimentare, soprattutto sotto il profilo politico.

Per non parlare della gestione clientelare, di basso cabotaggio, della Formazione professionale. O del ‘tradimento’ ai danni degli ex sportellisti. dell’assenza di politiche del lavoro. E, soprattutto, della totale assenza non di una politica di Bilancio, ma dello stesso progetto di Bilancio regionale 2018 che ancora non esiste.

A parte un DEF, peraltro un po’ ridicolo (abbiamo anche difficoltà a commentarlo, tanto si presenta raffazzonato!), di nuovo, su questo fronte, non c’è nulla.

Solo gli annunci elettorali su interventi di qua e interventi di là, a valere sul PSR, strombazzati a qualche giorno dal voto. Insomma, i peggiori democristiani siciliani della Prima Repubblica, al cospetto dei vari Lagalla, Armao e via continuando, sembrano dei giganti!

E non parliamo dell’agricoltura: con la sceneggiata dei ‘controlli’ avviati sul carico di grano duro arrivato qualche settimana fa con una nave a Pozzallo: si vede che ‘sti controlli – ammesso che siano stati effettuati – non saranno piaciuti a qualche potente ammassatore di cereali, magari sodale di qualche ‘capo’ del centrodestra: così sono stati ammucciati… 

Forse l’unico assessore che sta cercando di tenere la barra ferma, provando a non sbagliare, è il titolare della Sanità, Ruggero Razza. Anche se le stabilizzazioni del personale medico in campagna elettorale magari potevano essere evitate. Lo snodo sarà la nomina dei direttori generali: lì l’assessore dovrà scoprire le carte: vedremo.

Non conosciamo nel dettaglio il risultato della Lega, che in Sicilia è ormai presente. Dicono che nella nostra regione i seguaci di Salvini abbiano superato di poco il 5%. Questa formazione politica si è ‘ripulita’ un po’ dal razzismo antimeridionale tipo “Forza Etna”. Fa proseliti e comincia a fare anche i ‘numeri’. Non sono grandi ‘numeri’: ma il 5% è più che dignitoso.

Resta da capire il perché il 5% dei siciliani voti la Lega di Salvini e non riesca ancora ad esprimere una forza politica sicilianista.

Nel centrodestra va segnalato il 3,5% di Fratelli d’Italia. Non è un grande risultato (è sotto la media nazionale), ma non è da buttare.

Non conosciamo nemmeno il risultato – sempre nel dettaglio – degli ex democristiani dell’UDC, del Cantiere Popolare di Saverio Romano e Toto Codaro, di Raffaele Lombardo eccetera eccetera: ma abbiamo l’impressione che questo schieramento abbia inanellato un bel flop.

Che è successo? Intanto, a Catania e dintorni, ci sarebbe il crollo verticale di Raffaele Lombardo. Ritornato in auge alle recenti elezioni regionali, l’ex presidente della Regione siciliana paga, con molta probabilità, i risultati scadenti del Governo regionale di Nello Musumeci e anche il fatto che il suo sistema di potere funziona ancora bene nelle elezioni regionali, ma non con il Rosatellum, legge elettorale molto particolare.

A livello nazionale non possiamo non segnalare la sconfitta della ‘quarta gamba del centrodestra’, che non raggiunge nemmeno il 2%. Ciò significa – se tali risultati saranno confermati – che andando sotto il 3% non avranno rappresentanti in Parlamento.

In Sicilia avrebbero potuto superare questo problema nei collegi uninominali. Dove, però, come già ricordato, hanno vinto i grillini.

Il centrosinistra, infine. Che dire? Che se, a livello nazionale, il PD mantiene il 20%, in Sicilia questo partito oscilla tra il 10 e il 12%.

Tutti i giornali e i commentatori segnalano la sconfitta di questo partito.

Noi, invece, ci chiediamo il perché, in Sicilia, il 10% dell’elettorato voti ancora per il Partito Democratico! 

Ci siamo già chiesti il perché oltre il 5% dei siciliani voti Lega. Ma – credeteci – è ancora più misterioso il perché il 10% degli elettori siciliani abbiano votato un partito – il PD – che dal 2013 ad oggi, con il Governo di Rosario Crocetta, non ha fatto altro che massacrare sistematicamente le finanze regionali.

Tutte le Regioni italiane hanno pagato il prezzo del rigore economico imposto dai massoni dell’Unione Europea dell’euro. Ma non si capisce perché, a partire dal 2013, la Regione siciliana, in proporzione, sia stata chiamata a pagare molto di più di tutte le altre Regioni italiane!

Il raffronto tra Sicilia e Lombardia, ad esempio, è impressionante. La Regione siciliana, per quattro anni consecutivi, per ‘risanare’ i conti dello Stato, ha pagato un miliardo e 300 milioni di euro all’anno. Questo mentre la Lombardia – che ha il doppio degli abitanti della nostra Isola ed è molto più ricca – ha pagato, sì e no, solo un centinaio di milioni di euro in più!

Avrebbero dovuto essere i parlamentari regionali del PD della passata legislatura – e anche i parlamentari nazionali del PD eletti in Sicilia – a sollevare questo ed altri problemi finanziari: invece sono rimasti tutti zitti, tutti obbedienti a Renzi, nella speranza che il segretario del PD gli conservasse il ‘posticino’ di parlamentare. Miserie!

Lo stesso Crocetta, che in cinque anni ha accettato tutto dal PD romano – persino un assessore toscano, Alessandro Baccei, inviato da Renzi in Sicilia per ‘cucinare’ le ‘casse’ regionali come i ‘salti in bocca alla romana’ – alla fine voleva la candidatura a Roma a titolo di ‘pagamento’ per la sua ‘fedeltà’ sulla ‘pelle dei siciliani.

Attenzione: la stessa cosa hanno fatto gli altri parlamentari del PD: solo quando si sono visti sbattuti fuori dalle liste per le elezioni politiche hanno iniziato a sbraitare.

Ora, com’è possibile che esiste ancora il 10% di elettorato sicilaino che vota un partito che, a Roma, ha massacrato gl’italiani con il Jobs Act e la ‘Buona scuola’ e che, in Sicilia, ha massacrato le finanze regionali? Cosa spinge il 10% dei siciliani, politicamente parlando’ a volersi ‘male’?

Non è andata meglio a Liberi e Uguali, che ha pagato la follia di una composizione delle liste fatta su misura per ‘amici & raccomandati’. Una mossa con la quale Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani e Piero Grasso hanno scritto in anticipo la propria sconfitta. Prenderanno – con il 3,5% – un po’ di seggi nel proporzionale. Ma la loro operazione politica è naufragata.

Non è andata bene nemmeno a Potere al Popolo. A livello nazionale supera l’1%. Non è un grande risultato: ma esistono. In Sicilia, se non avessero commesso il gravissimo errore alle elezioni regionali – quando quella che avrebbe dovuto essere un’esperienza alternativa al PD è finita nelle mani di Claudio Fava e Ottavio Navarra che l’hanno consegnata a D’Alema – con molta probabilità, avrebbero preso qualcosa in più. Ma con i ma e con i se, in politica, non si va mai lontano.

 

 

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