Elezioni/ Perché per la prima volta il centrodestra siciliano unito ha paura di perdere

1 marzo 2018

Il centrodestra siciliano è di nuovo unito. Dovrebbe stravincere le elezioni politiche del 4 marzo. Invece… Invece i conti elettorali, nel centrodestra dell’Isola, non tornano. Una parte del vecchio ‘zoccolo duro’ sta franando. Proviamo a illustrare quello che sta succedendo   

Il finale di campagna elettorale, per Forza Italia in Sicilia, sembra caratterizzato da molto nervosismo. Il fatto che due esponenti di peso degli azzurri dell’Isola come Francesco Scoma e Francesco Cascio – entrambi candidati in queste elezioni politiche – attacchino il leader grillino, Luigi Di Maio (COME POTETE LEGGERE QUI), la dice lunga sui conti elettorali dei berlusconiani siciliani che, con molta probabilità, non tornano.

Il centrodestra, in Sicilia, dopo anni di divisioni, si presenta unito. Praticamente, ci sono tanti tra i protagonisti del 61 a zero del 2001, più i leghisti. Insomma, le ‘falangi elettorali’ siciliane che, diciassette anni fa polverizzarono il centrosinistra siciliano sono di nuovo in prima linea.

C’è Forza Italia riunificata sotto la guida di Gianfranco Miccichè.

Ci sono gli ex di Alleanza nazionale, con in testa Nello Musumeci, presidente della Regione siciliana.

Ci sono gli ex democristiani da Saverio Romano a Totò Cuffaro (che questa volta ha scelto il profilo basso: niente più interviste qua e là), da Raffaele Lombardo all’UDC di Lorenzo Cesa.

E ci sono i già citati leghisti di Alessandro Pagano. 

Tra l’altro, Forza Italia ha recuperato quasi tutti i parlamentari ed ex parlamentari che avevano seguito Angelino Alfano, che sta ‘saltando’ un turno.

Sì, il centrodestra siciliano, tranne qualche adesione al PD (è il caso di Dore Misuraca) è quasi al gran completo. E considerato che controlla la Regione siciliana, dovrebbe sbaragliare gli avversari, compresi i grillini.

Sulla carta dovrebbe essere così. Nella realtà, però, qualche conto comincia a non tornare. Nell’aria si avverte qualcosa che, dal punto di vista del centrodestra siciliano, non funziona come dovrebbe. Cosa?

L’indebolimento del centrosinistra – in Sicilia più diviso e dilaniato che mai – non favorisce il centrodestra. Il timore dei berlusconiani e del PD è che passi, tra una parte degli elettori, l’appello al voto utile lanciato dai grillini. Cosa, questa, che danneggerebbe il centrosinistra (ovviamente, visto che perderebbe anche una parte dei pochi elettori rimasti), sia il centrodestra (perché sarebbero voti conquistati dai grillini).

Il messaggio che la vecchia politica siciliana teme possa passare è il seguente: il centrosinistra siciliano è ormai alla frutta, votare Movimento 5 Stelle significa non fare vincere in Sicilia Berlusconi e Gianfranco Miccichè. E se Berlusconi non vince in Sicilia, non vince nel resto d’Italia.

Questo perché, nella vecchia politica – regola che vale soprattutto nel centrodestra – chi vince in Sicilia, vince le elezioni politiche. Ma chi perde in Sicilia…

Vi pare poco? Non è poco. Soprattutto per un certo elettorato, fatto di siciliani in media non troppo giovani, che ricordano, come dire?, le ‘avventure’ di Berlusconi in Sicilia…

Quali sarebbero gli elementi che potrebbero facilitare il voto utile in favore dei grillini siciliani? In primo luogo, piaccia o no a Berlusconi, i suoi rapporti con la ‘vecchia Sicilia’.

Perché anche se all’ex Cavaliere la storia dei suoi rapporti ‘strani’ con una certa Sicilia non va proprio giù (VEDI L’ARTICOLO DI PIPPO GIORDANO, CHE POTETE LEGGERE QUI), i fatti parlano da soli: Marcello Dell’Utri, suo grande amico, è dietro le sbarre. E lo stalliere Mangano non è un’invenzione.

Il passato di Berlusconi in Sicilia esiste: e la sua avventura siciliana non comincia certo nel 1994, ma più di vent’anni prima. Sono storie che fanno parte di atti giudiziari. E’ normale che in campagna elettorale qualcuno gliele ricordi. Si può cambiare il futuro, ma il passato resta. E in politica, complice la memoria, il passato, spesso, insegue i politici.

In tanti hanno irriso al processo sulla trattativa tra Stato e mafia di Palermo. “Un buco nell’acqua”, hanno detto i tanti denigratori. Invece questo processo ha fatto riflettere. E’ stato tutt’altro che inutile. Il muro non si è sgretolato. Ma qualche fessura si è aperta. Non è poco.

Questo è un punto importante. Ma non è il solo. E forse non è nemmeno il più importante, se non altro perché in Sicilia certi ‘rapporti’, da parte di ‘certe’ forze politiche, non fanno perdere, poi, troppi consensi. Perché se c’è chi ricorda ‘certi fatti’ e, dentro la cabina elettorale, censura i protagonisti di tali fatti, in Sicilia – piaccia o no anche in questo caso – resiste ancora quello che un tempo veniva definito il “Ventre molle”, sempre disposto a sostenere la vecchia politica collusa.

E allora? E allora c’è altro che ‘scricchiola’ nel centrodestra siciliano. E questo ce lo dicono i segnali raccolti qua e là. Nel 2001 le elezioni regionali e le elezioni politiche nazionali, per il centrodestra, procedevano sul ‘velluto’. Era quasi ‘biochimica’ politica.

In biochimica certe sostanze riconoscono le sostanze con le quali devono reagire come le chiavi nella toppa: se la chiave è quella giusta la porta si apre. E nel centrodestra siciliano, nel 2001, tutte le porte dei candidati si aprivano per una quasi magica coincidenza di chiavi e toppe.

E oggi? La sensazione è che alcune porte, per il centrodestra siciliano, non si aprano con la facilità di una volta, forse perché le chiavi, o le toppe, o entrambe sono un po’ arrugginite; per non parlare delle porte che non si aprono affatto…

Vanno captati i piccoli segnali. Come la spasmodica ricerca dei consiglieri di Circoscrizione, chiave di volta, in questa campagna elettorale, di certi collegi uninominali dove il testa a testa tra i candidati grillini e i candidati di centrodestra ‘viaggia’ sul filo di qualche centinaio di voti.

Emblematica, anche, la presentazione, andata in scena ieri a Palermo, del Bando a Catalogo per la Formazione professionale. Non è una novità, se è vero che questo blog aveva ampiamente previsto il ricorso a questa tipologia di corsi di formazione (COME POTETE LEGGERE QUI).

L’elemento che deve fare riflettere è l’aver presentato un fatto di ordinaria amministrazione a quattro giorni dal voto. Il centrodestra siciliano dei tempi d’oro non avrebbe mai fatto ricorso a una miseria clientelare così infima.

Insomma, lo ‘zoccolo duro’ del centrodestra siciliano, almeno in qualche sua parte, sembra sgretolarsi. Tanti soggetti che hanno sostenuto questa parte politica nel passato e, anche, nelle recente campagna elettorale si stanno tirando indietro.

Le amare considerazioni di Adriana Vitale – lavoratrice storica degli Sportelli Multufunzionali della Sicilia – sul presidente Nello Musumeci (QUI L’ARTICOLO), a tale riguardo, sono una testimonianza palmare dell’incapacità dell’attuale Governo regionale di fornire risposte concrete ai bisogni di tante categorie sociali della nostra Isola.

La frana, chiamiamola così, non investe solo la Formazione professionale e le politiche del lavoro. Anche il mondo degli artigiani, tradito dal centrosinistra, non vede nulla di buono, fino ad oggi, nel Governo di centrodestra.

Anche gli agricoltori siciliani non colgono segnali di cambiamento. Il grano estero, ad esempio, continua ad arrivare. Al massimo si controlla una nave su dieci. E di tali controlli non si sa nulla. Il grano tossico non è il Bando  Catalogo della Formazione professionale da esibire in conferenza stampa…

Per i consumatori siciliani, di nuovi, non c’è nulla. Le schizeffe che arrivano dall’universo mondo a prezzi stracciati continuano a esercitare una tremenda concorrenza sleale ai prodotti agricoli siciliani. La povertà di tantissime famiglie siciliane fa il resto.

La pasta a 0,69 centesimi al Kg e l’olio d’oliva ‘extra vergine’ a 3 euro a bottiglia sono la prova di una povertà dilagante (un Kg di pasta fatta con grano duro non può costare meno di 2-3 euro, e una bottiglia di olio d’oliva extra vergine non può costare meno di 6-7 euro).

Per non parlare dei piccoli commercianti. Se c’è una cosa che unisce nelle grandi e piccole città siciliane centrosinistra e centrodestra, ebbene, questa è la Grande distribuzione organizzata non italiana che entra per ‘ammazzare’ i piccoli commercianti artigianali.

Sotto questo profilo il ‘caso’ Palermo è paradigmatico. Tra ZTL (con relativa ‘pioggia’ di multe), chiusura delle strade cittadine e sventramento della città per favorire alcuni gruppi imprenditoriali centinaia di piccoli negozi artigianali hanno chiuso i battenti e altri stanno per chiudere.

Il risultato è l’espansione patologica della già citata Grande distribuzione organizzata che non è nemmeno italiana (a Palermo vanno di moda i tedeschi…) e che non valorizza certo le produzioni agroalimentari siciliane: anzi.

Stiamo parlando, per essere chiari, delle nuove frontiere dell’ascarismo, che a Palermo ha i colori degli eredi di Federico II… 

E’ una manovra a tenaglia che centrodestra e centrosinistra hanno portato avanti e portano avanti da anni, sulla pelle dei piccoli commercianti, complice una debolezza delle organizzazioni imprenditoriali del settore.

A conti fatti, un centrodestra siciliano che frana un po’ di qua e un po’ di là.

Eh sì, per la prima volta nella storia della cosiddetta Seconda Repubblica il centrodestra siciliano, benché unito, ha paura: paura di perdere le elezioni.

 

 

 

 

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