Acqua, i disastri di Regione e Comune di Palermo penalizzano città e campagne

15 febbraio 2018

Palermo butta in mare l’acqua di Scillato e dei depuratori,non utilizza gli impianti sui corsi d’acqua e poi prosciuga la diga Poma, affossando l’agricoltura di Partinico. Denunce e proposte di Cgil e comitato per la diga Poma. Lo sfascio dell’AMAP e del Comune di Palermo. L’insipienza della Regione siciliana

Ma gli agricoltori di Partinico, i vertici della Cgil di questa cittadina, i vertici della Cgil del capoluogo della Sicilia lo sanno che il Comune di Palermo getta in mare l’acqua depurata? Sono oltre 700 litri di acqua al secondo che, invece di finire in mare, potrebbe essere utilizzata per l’agricoltura di Partinico.

Invece, da quello che ci sembra di capire, il Comune di palermo riesce  danneggiare tutti. Danneggia la città di Palermo, perché fa tutt’ora perdere in mare 350 litri di acqua al secondo della sorgente di Scillato;

come già accennato, getta in mare l’acqua depurata dei depuratori di Acqua dei Corsari e di Fondo Verde;

non utilizza – come denunciato proprio dalla Cgil di Palermo – tre impianti che potrebbero prelevare l’acqua da tre corsi d’acqua.

A cui si aggiungono le perdite della rete.

E cosa fanno? Invece di recuperare l’acqua che buttano in are e che non utilizzano svuotano la diga Poma distruggendo l’agricoltura di Partinico e del suo circondario!

E, contemporaneamente, mentre buttano l’acqua in mare vorrebbero pure razionare l’acqua ai palermitani!

E’ difficile capire come vanno ripartite le responsabilità tra Comune di Palermo e AMAP spa, l’azienda – che fa capo allo stesso Comune di Palermo – che gestisce il servizio idrico nel capoluogo dell’Isola e in alcuni Comuni della provincia.

L’unico dato certo è che il Comune di Palermo, in materia di gestione idrica, è un disastro totale: solo per questo dovrebbero essere mandati a casa sindaco, assessori e vertici dell’AMAP!   

Detto questo, c’è un comunicato stampa di Giuseppe Gagliano, segretario della Cgil di Partinico, che oggi, assieme al segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo e alla segretaria Cgil Palermo, Alessia Gatto, ha preso parte alla manifestazione che si è svolta sulla diga Poma dal comitato ‘Invaso Poma’.

Si tratta della prima uscita pubblica di questo comitato, nato a luglio 2017 in risposta alla siccità che colpito l’agricoltura del Partinicese. Ne fanno parte i sindacati, le associazioni dei coltivatori, imprenditori, cittadini, con l’adesione di molti Comuni della zona.

“Il comitato invaso Poma nasce per tutelare la diga, attualmente svuotata – si legge nel comunicato -. Ci poniamo l’obiettivo di un giusto equilibrio tra l’acqua prelevata per la città e quella che serve per la campagna”.

Nel corso della manifestazione è stato ribadito che la rete di irrigazione è vetusta (il 40 per cento dell’acqua immessa si perde per le rotture), che occorre procedere a opere di rifacimento e di pulizia dei fondali della diga. Ed è stato posto un problema di forestazione di una fascia di protezione della diga per evitare l’interramento.

E’ stato ricordato che la diga Poma si sta svuotando, utilizzata dall’AMAP per Palermo e per i Comuni costieri.

L’inadeguatezza del Comune di Palermo, come già ricordato, sta danneggiando l’agricoltura. Su un totale di 30 milioni annui di litri del Poma vanno a Palermo e ad altri Comuni costieri, mentre per l’agricoltura sono disponibili – se sono disponibili – appena 9 milioni di litri di acqua.

Il comitato Poma ricorda che a pochi chilometri da Partinico, dalle parti di Roccamena, c’è la diga Garcia, “che è piena perché poco utilizzata – precisa Gagliano -. Esiste un collegamento tra il Garcia e il Poma che per motivi a noi sconosciuti non viene utilizzato. In questo modo assistiamo a un disequilibrio tra le esigenze della città e della campagna. Bisogna rivedere le percentuali di prelievo assegnate dal Poma. La diga è stata una grande occasione di sviluppo per la zona. Occorre rilanciare l’agricoltura e tutelare le attività del comprensorio. Per questo abbiamo chiesto un tavolo permanente con le istituzioni”.

Leggendo il comunicato apprendiamo che anche l’acqua di altri due depuratori non viene ancora oggi utilizzate:

“Il comitato, il cui portavoce è un imprenditore agricolo, Antonio Lo Baido, ritiene urgente che gli impianti per il recupero delle acque reflue per l’agricoltura già costruiti fin dagli anni ’80 – come quello di Partinico in contrada Ingastone oggi da recuperare e quello della fine degli Anni ’90 di Borgetto già definito e pronto per la sua utilizzazione – diventino lo strumento necessario per irrigare almeno 5000 ettari e cioè i terreni ricadenti nel 1° e nel 2° lotto a caduta. Si calcola che almeno 10 milioni di metri cubi di acqua che provengono dai depuratori di Borgetto e Partinico finiscono ogni anno inutilmente in mare”.

“Uno spreco – dice il comitato – che ormai non trova più alcuna giustificazione. Si tratta, dunque, di ottenere dalla Regione siciliana o da altri soggetti nazionali ed europei le risorse per definire i progetti già iniziati come, ad esempio, la sistemazione del 1° lotto di irrigazione a caduta che confina con Borgetto e Partinico”.

P.s.

Gagliano ha ragione da vendere. Quando parla del “collegamento tra il Garcia e il Poma” fa riferimento alle interconnessioni tra le varie dighe della Sicilia progettate negli anni ’70 del secolo passato dalla Cassa per il Mezzogiorno che dovrebbero essere state realizzate tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90. 

Con molta probabilità, la risposta ai “motivi sconosciuti” per i quali il collegamento tra il Garcia e il Poma non è mai stato utilizzato è legato al fatto che certe opere sono state finanziate, ma nessuno si è mai premurato di verificare come e se sono state realizzate correttamente (o se sono state abbozzate e mai realizzate). 

In questa storia ci sono responsabilità storiche dell’assessorato regionale ai Lavori pubblici, oggi assessorato alle Infrastrutture, e dell’assessorato all’Agricoltura. 

Questa vicenda è legata a doppio filo al perché, da anni, alcune delle dighe siciliane – che bene o male ogni anno si riempono d’acqua – vengono svuotate.

 La gestione dell’acqua, in Sicilia, è scandalosa. Gli unici che possono intervenire, a Palermo e alla Regione, sono i magistrati. La vecchia politica – che governa Palermo e la Regione – non è in grado di fare chiarezza su questi e su altri punti. 

Questi pensano a come mettere mano ai soldi per i dissalatori… 

Foto tratta da hellogreen.it

 

 

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