Le prostitute minorenni nigeriane a Palermo, ricatti e riti Vudù: parla Nino Rocca

14 febbraio 2018

Questa non è solo un’intervista a un uomo – Nino Rocca – che, da decenni, si occupa degli ultimi di Palermo. E’ anche un ‘viaggio’ in un mondo ancora poco conosciuto. Così appuriamo che la Sicilia è al centro di un’organizzazione criminale internazionale che gestisce la prostituzione minorile. Con base operativa a Palermo, nel popolare quartiere di Ballarò, nel quale, negli anni ’90, venne scoperto un giro di pedofilia

La notizia che dietro la morte atroce di Pamela Mastropaolo – la diciottenne uccisa e fatta a pezzi – ci possano essere riti Vudù, ovvero magia nera praticati da nigeriani fa paura. E desta timore anche a Palermo, dove non manca certo la presenza di una comunità nigeriana: e dove non mancano le prostitute che arrivano da questo Paese. E dove, da qualche tempo, si è aperto un processo a carico di soggetti nigeriani.

Così abbiamo deciso di fare una chiacchierata a trecentosessanta gradi con Nino Rocca, un uomo che, nel capoluogo della Sicilia, da sempre, si occupa degli ultimi. Quella che leggerete non è solo un’intervista: è un particolare ‘viaggio’ dentro un ‘inferno’ che, dalla Nigeria, passando dalla Sicilia, si ramifica nel resto d’Italia e in mezza Europa.

Vi anticipiamo soltanto che parliamo di una vicenda che si snoda lungo la rotta dei disperati: ovvero il tratto di mare che divide la Sicilia dalla Libia. Storie legate a doppio filo ai gommoni e alle navi cariche di migranti. Vicende che, purtroppo, non sono a lieto fine. Cominciamo.

Nino Rocca, ormai da anni, cerca di strappare le giovani ragazze nigeriane alla prostituzione.

“Ma è una lotta impari – ci dice – perché dietro questo fenomeno c’è un’organizzazione potentissima che opera in tanti Paesi del mondo. Con la Black Axe Confraternity non si scherza”.

Cos’è la Black Axe Confraternity?

“E’ un’organizzazione che nasce in Nigeria. E che ha basi nell’università di Benin City, città della Nigeria che è la capitale dello Stato di Edo. All’inizio quest’organizzazione diviene famosa per … di truffe on line. A un certo punto decidono di puntare sulla prostituzione”.

Sfruttando le donne nigeriane?

“Esattamente. Iniziano a reclutare ragazze nigeriane, anche molto giovani, da inviare in due Paesi europei: l’Italia e la Spagna”.

Perché proprio Italia e Spagna? Glielo chiediamo perché, a un certo punto della propria storia, la mafia siciliana decide di andare a investire in Spagna…

“E’ un tema che non ho approfondito. Anche se, come dirò in seguito, in questa storia la mafia siciliana e, in generale, le varie forme di criminalità organizzata che hanno basi nel Sud Italia svolgono un ruolo tutt’altro che secondario. Un altro dato da sottolineare è la presenza di ristoranti e luoghi d’incontro italiani e spagnoli a Benin City”.

Quest’organizzazione opera soltanto con la prostituzione? 

“La prostituzione è il cuore dell’attività criminale. Ma non c’è solo tale attività. C’è anche la droga”.

In quanti Paesi del mondo opera la Black Axe Confraternity?

“In tanti Paesi del mondo. In Italia è presente a Palermo, a Castel Volturno, in Campania, a Torino e a Verona. Poi, come abbiamo già accennato, in Spagna e in altri Paesi europei. E, ancora, in Sud Africa, in Giappone e in Colombia. Ma la sede centrale rimane Benin City”.

Come si struttura quest’organizzazione?

“Con una forma gerarchica. In ogni città del mondo dove è presente c’è un Forum con un proprio responsabile. I Forum presenti in un Paese danno luogo a una Zona che ha un proprio capo Zona, che è il numero uno della Black Axe Confraternity in un dato Paese. Tutte le Zone rispondono al vertice mondiale che, come ho già ricordato, si trova a Benin City”.

Parliamo della Sicilia e di Palermo.

“A Palermo è in corso un processo penale che è iniziato qualche anno fa, ma non fa molta notizia. Sono stati messi sotto torchio alcuni responsabili del Forum di questa città”.

Quindi a Palermo c’è un Forum della Black Axe Confraternity?

“Assolutamente sì. E’ presente, potente e molto organizzato”.

Questa organizzazione criminale nigeriana si può paragonare alla mafia siciliana?

“Assolutamente sì. C’è una sentenza del Tribunale di Brescia che ha condannato alcuni componenti della Black Axe Confraternity per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso. La mafiosità, ormai, è un fatto dimostrato: nel Rapporto della DIA del 2016 c’è scritto a chiare lettere che si tratta di un’organizzazione mafiosa”.

Che rapporti ci sono tra mafia nigeriana e mafia siciliana?

“Convivono. La mafia nigeriana opera con basi in Sicilia con il consenso di Cosa nostra. La mafia siciliana ha chiesto una provvigione. La mafia nigeriana ha detto sì: paga e fa affari”.

E’ vero che a Palermo c’è un quartier generale della Black Axe Confraternity?

“Sì: il quartier generale si trova nel popolare quartiere di Ballarò”.

A Ballarò?

“Sì, a Ballarò. In questo quartiere c’è il centro di comando. E ci sono anche le connection house presenti anche in altre zone di Palermo”.

Sono le case di appuntamento?

“Sì, le case di appuntamento dove si prostituiscono anche ragazze minorenni”.

Minorenni?

“Sì, ragazze nigeriane di età compresa da 14 e 17 anni”.

Ci sta dicendo che a Palermo ci sono ‘case chiuse’ con ragazze minorenni?

“Ho detto sì. E le ragazze sono pure controllate per evitare che si ribellano”.

Controllate dalla mafia nigeriana?

“Certo”.

Quante sono le ‘case chiuse’ che operano a Palermo con ragazze nigeriane?

“Almeno una trentina. Oltre che a Ballarò sono presenti in corso Tukory, in via Oreto, dalle parti del Policlinico, in via Maqueda e in via Roma”.

Chi li frequenta?

“Per lo più extracomunitari. Ma anche siciliani”.

Lei lavora in un gruppo che cerca di strappare queste ragazze alla prostituzione. Avrà avuto modo di parlare con loro?

“Certo. I racconti di queste ragazze sono terrificanti”.

Cioè?

“Ci raccontano come sono arrivate in Sicilia. Vengono prese dalla Nigeria, tra le fasce povere della popolazione. Alcune di loro vengono vendute dalle stesse famiglie con l’impegno che la ragazza, dopo aver pagato il debito alla mafia nigeriana, ovvero il costo del viaggio, manderà i soldi alla famiglia”.

E’ incredibile!

“Lo so che sembra incredibile. Ma è così. Aggiungo anche che alcune di queste ragazze vengono fatte oggetto di riti Vudù”.

Tutte le ragazze nigeriane che arrivano in Sicilia sono vendute?

“No. Ci sono quelle trascinate in Sicilia con una sorta di ricatto psicologico”.

Cioè?

“A queste ragazze dicono: se non venite con noi prima distruggeremo l’abitazione dei vostri familiari e poi li ammazziamo ad uno ad uno”.

I riti Vudù potrebbe entrare in questi ricatti psicologici?

“Probabilmente sì. Sono assimilabili alle ‘fatture’: se non ti comporterai bene – dicono alla ragazza – ci saranno malattie mortali per i tuoi familiari. Questi riti ancestrali rientrano nelle loro tradizioni”.

Sono riti che possono diventare cruenti?

“Certo: per esempio, mangiando il cuore o il fegato di una vittima si acquista energia vitale”.

Ci racconti del viaggio dalla Nigeria alla Sicilia.

“Quando le ragazze sono pronte per il viaggio – e come ho detto, o sono ragazze prese con il ricatto psicologico, o vendute dalle stesse famiglie – va in scena la prima tappa: il trasporto nel Niger, nella città di Agadez, dove si trova il contingente militare italiano”.

Ci sta dicendo che l’Italia ha casualmente inviato un contingente militare nella città nella quale fanno sosta le ragazze nigeriane, spesso minorenni, che poi verranno avviate alla prostituzione nel nostro Paese?

“E’ così. E’ un fatto. Da Agadez parte la seconda tappa: l’attraversata del deserto, per arrivare a Saba. Da qui parte la terza tappa verso Tripoli”.

Che succede durante il viaggio?

“Di tutto. Le ragazze debbono iniziare a pagare il pedaggio”.

Prostituendosi?

“Prostituendosi: o con le buone o con le cattive”.

Con le cattive significa che vengono violentate?

“Sì, spesso subiscono violenza. Dopo la sosta a Tripoli inizia il viaggio verso la Sicilia. Con i gommoni”.

Gommoni? Non è pericoloso?

“No, perché poi intervengono subito le navi”.

Le navi che salvano i migranti?

“Certo. Le navi che salvano i migranti: e quali navi, sennò?”.

Un momento, cerchiamo di capire. Una volta che sono sulle navi le ragazze non sono più sotto il controllo della mafia nigeriana.

“Apparentemente sono libere. Ma, in realtà, non è così. Le ragazze hanno già ricevuto istruzioni. Sanno che arriveranno in Sicilia. E sanno che proprio in Sicilia – con riferimento alle ragazze minorenni – troveranno ospitalità presso i Centri di accoglienza per minori. Sanno che dovranno restare lì per poco tempo. E sanno anche quando dovranno scappare, chi dovranno contattare e dove si dovranno recare”.

Ma non si potrebbero ribellare?

“No, la ribellione, in ogni caso, non fa parte del gioco. La ragazza che è stata venduta sa che, con i soldi che guadagnerà, darà sostegno alla propria famiglia. Le ragazze strappate con il ricatto psicologico sanno che, se denunceranno i fatti alle autorità, non rivedranno più i propri familiari. Anche se, poi, qualche ragazza riesce comunque a scappare. Ma è un numero esiguo rispetto alla totalità”.

Ci sta dicendo che la Sicilia è al centro di un giro internazionale di prostituzione di minorenni nigeriane?

“Non lo dico io: parlano i fatti. Le ragazze maggiorenni, una volta arrivate in Sicilia, vengono inviate nei Centri di accoglienza della Puglia. Le minorenni restano tutte nei Centri di accoglienza per minori della nostra Isola. Il sistema che è stato messo in piedi, di fatto senza volerlo, finisce con il favorire la grande criminalità organizzata”.

Torniamo alle ragazze minorenni. Cosa fanno una volta giunte nei Centri di accoglienza per minori non accompagnati della Sicilia?

“Seguono le istruzioni ricevute: debbono contattare la Mama. Una volta preso il contatto scappano sapendo dove si debbono recare. E poi iniziano a prostituirsi. Come ho già detto, all’inizio non vedono soldi: debbono pagare le spese del viaggio”.

Quanto debbono pagare?

“Dai racconti delle ragazze che hanno parlato con noi viene fuori che non c’è una cifra precisa: grosso modo da 25 mila euro a 30 mila euro”.

 

Le risultano casi strani in Sicilia?

“Un caso strano sì. E’ una vicenda della quale sono stato uno dei testimoni. Risale al 2011, quando una ragazza nigeriana venne trovata carbonizzata a Misulmeri. Siamo risaliti al suo nome grazie al DNA: si chiamava Favor. Ebbene, il corpo di questa ragazza, per una serie di disguidi, è rimasto presso l’Istituto di Medicina legale per circa un anno. Noi pressavamo per seppellirla. A un certo punto ci accorgemmo che il cadavere non c’era più”.

Come non c’era più?

“Non c’era più: era sparito. Qualche tempo dopo i Carabinieri ci inviarono le foto del corpo carbonizzato di Favor. Insomma, il corpo carbonizzato c’era ed è sparito”.

Le che pensa di questa storia?

“Penso che in tante città europee dove sono presenti tali comunità – e Palermo è una di queste – si stanno creando città nelle città che rimangono impenetrabili”.

Quanti sono a Palermo i nigeriani?

“Due mila circa”.

E le prostitute?

“Circa cinquecento”.

Quante ragazze nigeriane arrivano ogni anno in Sicilia?

“Tante: nel 2016 sono state circa 12 mila”.

Perché questo sistema non viene scalfito?

“L’ho detto: perché, di certo involontariamente, il sistema messo in piedi aiuta la mafia nigeriana. La mia impressione è che i questori, i prefetti e i magistrati non abbiano contezza di quello che succede”.

A dir la verità, il procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, ha posto l’accento sugli interessi criminali che si potrebbero celare dietro gli sbarchi dei migranti. 

“Il procuratore Zuccaro tocca una nota dolente. I gommoni sono di pessima qualità e sono insicuri. Chi organizza questa tratta di esseri umani sa che le navi non potranno non prestare soccorso. Tutti questi fatti, però, non avvengono casualmente. Dietro non può che esserci un’organizzazione potente, che ha basi in Nigeria, nel Niger e a Tripoli. E che non può non avere basi solide anche in Sicilia. Ed è così pure in altre regioni italiane: anche da Bari, dove trovano rifugio le nigeriani maggiorenni, queste ultime fuggono. E’ un sistema nel quale troviamo di tutto”.

Ultima domanda: non è un po’ strano che, a Palermo, la base operativa della prostituzione di queste ragazze minorenni sia proprio a Ballarò, nel quartiere nel quale, negli anni ’90 del secolo passato, vennero scoperti gravi fatti di pedofilia?

“Non è strano: è stranissimo. E’ una coincidenza sconvolgente. Anche perché a Ballarò la pedofilia non è mai finita”.

Foto tratta da parmatody.it

Da leggere sulla pedofilia a Palermo:

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