Sanità: la Sicilia senza Medicina del territorio, con pochi posti letto e, adesso, con meno medici di famiglia!

10 febbraio 2018

Sembra un incubo: 14 milioni di italiani non tra vent’anni, ma tra qualche anno resteranno senza Medico di famiglia. Lo racconta, in un approfondimento, il canale dell’ANSA ‘Salute & Benessere’. La Sicilia sarà una delle Regioni più colpite dall’esodo dei Medici di base. Il tutto in un’Isola con una sanità pubblica già disastrata. E la politica che fa? 

La Sicilia sarà una delle Regioni italiane più colpite – se non la più penalizzata – dall’esodo dei medici di famiglia. La notizia arriva proprio quando nella nostra Isola il servizio sanitario pubblico è già in grande affanno. Il fenomeno riguarda tutta l’Italia, come hanno fatto sapere la Federazione medici di medicina generale (Fimmg) e il sindacato dei medici dirigenti Anaao.

Su Salute & Benessere dell’ANSA si legge che, nei prossimi cinque anni, 14 milioni di italiani rimarranno senza medico di famiglia. La notizia è tremenda, perché in un’Italia con circa 12 milioni di poveri (5 milioni dei quali indigenti) curarsi è già diventato difficile. E il futuro si annuncia ancora più problematico.

I dati forniti da Salute & Benessere sono tremendi:

“Una ‘emorragia’ di 45.000 medici in 5 anni: è quella che si determinerà in Italia per effetto dei pensionamenti e che riguarderà sia i medici di famiglia sia i medici del Servizio sanitario nazionale. Allarme ancora maggiore a 10 anni: al 2028, infatti, saranno andati in pensione 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676”.

E ancora:

“Le uscite stimate per effetto dei pensionamenti non saranno comunque bilanciate dalle presumibili nuove assunzioni. Per i medici di base, infatti, le borse per il corso di formazione in medicina generale messe a disposizione sono oggi circa 1.100 l’anno e se il numero rimarrà costante, afferma la Fimmg, ad essere ‘rimpiazzati’, al 2028, saranno non più di 11mila medici, mantenendo un saldo in negativo a quella data di oltre 22mila unità”.

Insomma, siamo messi veramente bene.

“Al 2028 – leggiamo sempre nel canale Salute & Benessere dell’ANSA – verranno a mancare 33.392 medici di famiglia e 14.908 sono invece i pensionamenti da qui al 2022. L’anno ‘nero’, che registrerà il picco delle uscite, sarà per i medici di famiglia proprio il 2022: solo in quell’anno andranno in pensione 3.902 medici di base. Sicilia, Lombardia, Campania e Lazio le regioni che registreranno, sia nel breve sia nel lungo periodo, le maggiori sofferenze”.

Ci chiediamo e chiediamo: la politica siciliana è informata su tale argomento? Siamo in campagna elettorale, il disastro è annunciato per il 2022 – cioè fra quattro anni – mentre sarà in carica l’attuale Governo regionale (quello che succederà a Roma non possiamo saperlo).

Ricordiamo che i medici di base o di famiglia avrebbero dovuto raccordare la propria attività con la cosiddetta Medicina del territorio: i Pta (Punti territoriali di assistenza), i Pte (Punti territoriali di emergenza), le Guardie mediche magari rivisitate, l’Adi (Assistenza domiciliare integrata), l’Adp (Assistenza domiciliare programmata) e qualche altro servizio.

La Medicina del territorio – importantissima, perché in grado di frenare l’intasamento dei Pronto Soccorso – in Sicilia esiste solo in parte. Tutto sommato, Adi e Adp, bene o male, funzionano (anche se sempre più a fatica), mentre Pta e Pte, spesso, sono gusci vuoti (ospedali depotenziati ‘trasformati’ in Pta con personale al minimo: una farsa!).

La cosa incredibile è che, per realizzare la Medicina del territorio che è rimasta in buona parte sulla carta, a partire dal 2009, sono stati sbaraccati interi reparti ospedalieri e sono stati ridotti pure i posti letto!

Così oggi la Sicilia si ritrova con ospedali pubblici in parte depotenziati, con un numero di posti letto ridotti (un giorno qualcuno ci spiegherà cos’hanno combinato gli assessori regionali alla Salute-Sanità che si sono succeduti dal 2008 sino al 2016: dal disastro salviamo solo l’ultimo assessore del Governo di Rosario Crocetta, Baldo Gucciardi, che ha cercato di mettere non una toppa, ma decine e decine di toppe all’operato dei suoi predecessori).

In questo scenario arriva pure la notizia che la Sicilia, non tra vent’anni, ma subito – nel 2022, quando ci sarà il picco dell’esodo – dovrà fare a meno di un bel numero di medici di famiglia!

Ovviamente questo articolo non farà ‘notizia’: ed è anche logico: in Sicilia ci si accorge dei guasti della sanità solo quando, in Pronto Soccorso, si impatta con turni chilometrici: allora si va in escandescenze, accusando medici e infermieri che, insieme con gli utenti, sono le vittime di questa follia!

Detto in parole semplici, invece di far decollare la Medicina del territorio e di far collaborare tali strutture sanitarie con i medici di famiglia, per ridurre l’afflusso dei pazienti negli ospedali pubblici (con incredibili carenze di posti letto!) e, soprattutto, nei Pronto Soccorso (oggi intasati da un numero crescente di persone che, curandosi sempre di meno, finiscono logicamente in emergenza), riduciamo il numero dei medici di famiglia!

E la politica siciliana dov’è? L’hanno capito che questo si verificherà a breve e che la Sicilia sarà una delle Regioni italiane più colpite?

In compenso, la Regione siciliana, ogni anno, paga una barca di soldi per foraggiare grandi strutture sanitarie private che, alla fine, non hanno ridotto, ma addirittura aumentato il numero di siciliani che si cura fuori dalla nostra Isola.

Lo Stato, da parte sua, dal 2009, si tiene quasi 600 milioni di euro nostri: quota di accise sui consumi di carburante prevista dalla Finanziaria nazionale del 2007, quando lo Stato, unilateralmente, ha aumentato la quota di compartecipazione della Regione alle spese sanitarie: ma, da allora, non c’è stato un Governo regionale che ha avuto l’autorevolezza per chiedere a Roma queste risorse.

Ci sono Regioni e Comuni italiani (Milano in testa) che si fanno rimborsare dallo Stato i soldi spesi per l’assistenza ai migranti. E la Sicilia? Non ci sono problemi: paga la Regione (cioè i siciliani con le proprie tasse e le proprie imposte che, per altro, si tiene Roma e che ci restituisce solo in parte calpestando lo Statuto).

Tutto va a rotoli, insomma, dalle nostre parti. Si cambierà registro?

“… ed ogni estate do il mio voto e vado al mare…”, cantava Lucio Dalla.

La novità è che voteremo a marzo. Ma ‘a mare’ rischiamo di finire lo stesso…

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DI SALUTE E BENESSERE DELL’ANSA

Foto tratta da radiocittafujiko.it

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