La realpolitik di Piero Grasso: contro il PD alle politiche, con il PD nel Lazio

15 gennaio 2018

Con ‘Liberi e Uguali’ di Piero Grasso (che si avvale dei ‘consigli’ di Massimo D’Alema e di Pier Luigi Bersani) siamo ben oltre la teoria dei due forni di andreottiana memoria. L’ex procuratore nazionale antimafia fa “l’equilibrista”: per la guida del Paese non esclude l’alleanza con i grillini, per la Regione Lazio va con il PD. Funzionerà?

Altro che magistrato prestato alla politica che non sa dove mettere le mani! Già dalle prime battute nel suo nuovo ruolo di segretario nazionale di Liberi e Uguali, Piero Grasso si muove con una copia de Il principe di Machiavelli in tasca.

Tre mosse danno la misura del realismo politico – al limite del trasformismo, sussurra qualcuno – del personaggio: alle elezioni politiche il suo partito si presenta in alternativa al PD. Alle elezioni regionali del Lazio, invece, Liberi e Uguali si presenterà in alleanza con il PD, a sostegno della ricandidatura del presidente uscente, Nicola Zingaretti.

Dopo di che – e questa è veramente bella! – Grasso non esclude, dopo le elezioni politiche del 4 marzo, un’alleanza con il Movimento 5 Stelle.

Siamo ben oltre la teoria dei due forni di andreottiana memoria: Andreotti teorizzava la possibilità, per conto della DC, di governare con una parte politica o con una seconda parte politica a seconda della convenienza del momento.

Piero Grasso, invece, fa “l’equilibrista”: si allea con il PD nel Lazio e non esclude alleanze con gli avversari del PD dopo le elezioni politiche…

Siamo in pieno realismo politico dalemiano: e non è certo un caso che, dietro Liberi e Uguali ci sia, per l’appunto, Massimo D’Alema.

Grasso, insomma, ha deciso di giocare una partita politica a tutto campo, all’insegna del potere, ora seguendo la ‘pancia’ del proprio elettorato (in Lombardia ha detto no a un’alleanza con il PD sia perché gli elettori di sinistra, in questa Regione, sono profondamente antirenziani, sia perché avrebbe comunque perso e quindi restando ‘puri’ si guadagna qualche voto in più), ora guardando alle poltrone (nel Lazio Zingaretti ha buone probabilità di essere rieletto: e allora acciuffiamo queste poltrone).

Partita a tutto campo nei territori e alle elezioni politiche nazionali. Piero Grasso (ispirato da D’Alema e Bersani che stanno dietro di lui) sa che il PD andrà incontro a una sconfitta elettorale. Annunciando un accordo post elezioni con i grillini, dà a tutto il gruppo dirigente del PD la quasi certezza che saranno fuori dal prossimo Governo dell’Italia.

Mossa strategica, perché la notizia non può che mandare in fibrillazione tutto il gruppo dirigente del PD, al quale,ovviamente, la prospettiva di cinque anni di opposizione non va proprio a genio: anzi!

E’ come se Grasso stesse dicendo a tutti i ‘grandi capi’ del PD:

“Avete scelto Renzi come segretario? Tenetevelo. Noi, con Renzi segretario del PD, con voi, per il futuro Governo del Paese, nemmeno trattiamo. Al massimo dialoghiamo nelle Regioni e, in generale, in periferia”.

Mossa, questa, che dovrebbe accentuare le difficoltà di Renzi all’interno del PD.

Resta da capire come risponderà l’elettorato di Liberi e Uguali a quest’alleanza a zig-zag.

La possibile alleanza con il Movimento 5 Stelle non dovrebbe creare problemi.

Problematica, invece, la ‘torsione’ politica che il nuovo partito di Piero Grasso chiede ai propri elettori nel Lazio. Questi ultimi si ritroveranno a votare candidati ‘alternativi’ al PD per le elezioni politiche e candidati ‘alleati’ del PD alle elezioni regionali.

Non è il massimo della linearità politica. Soprattutto rispetto a un elettorato antirenziano – oggi molto presente nel variegato ‘pianeta’ della sinistra italiana – che ha a disposizione, lo ricordiamo, un terzo polo di sinistra da porte votare: Potere al popolo.

Quando si sta in equilibrio precario, si sa, si può anche perdere l’equilibrio e cadere… Può succedere anche in politica.

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