La Sicilia non sa dove mettere i rifiuti, in Svezia li importano per non bloccare gli impianti della differenziata!

11 gennaio 2018

Ovviamente, il paragone non regge. Però una riflessione andrebbe fatta lo stesso sulla differenza che passa tra la politica che ha governato la Regione siciliana e anche molti Comuni (Palermo, Catania e Messina in testa) – che ha puntato sulle discariche e sugli affari e la politica svedese, che invece privilegia gli interessi e la salute dei cittadini 

A chi tanto e a chi niente. In Sicilia, terra nella quale la politica che ha governato la Regione, negli anni passati, ha puntato tutto sulle discariche per fare affari & soldi, non si sa più dove sotterrare i rifiuti, dal momento che quasi tutte le discariche – a cominciare dalla discarica di Bellolampo, a Palermo – sono sature. In Svezia, dove raccolta differenziata e riciclaggio funzionano alla perfezione, solo l’1% dei rifiuti finisce in discarica!

E non è finita: siccome il sistema ormai è collaudato c’è il rischio che gli impianti si fermino, la Svezia è costretta a importante rifiuti, per evitare che gli impianti si blocchino. 

A chi tanto e a chi niente, dicevamo. Se i costi del trasporto non fossero proibitivi la Sicilia risolverebbe i propri problemi – o quasi – trasportando i propri rifiuti in Svezia. Ma il presidente della Regione, Nello Musumeci, e il suo Governo dovrebbero in primo luogo costituire una compagnia aerea per il solo trasporto di munnizza, perché sarebbe impensabile, nonché costosissimo e inquinante, farla ‘viaggiare’ sul gommato.

Ovviamente parliamo ci una cosa irrealizzabile.

Qual è il segreto della Svezia? In primo luogo, il rispetto dell’ambiente. Parliamo del Paese che è stato, nel mondo, tra i primi a ridurre l’energia prodotta bruciando gli idrocarburi.

In Svezia ci sono i termovalorizzatori dove si bruciano i rifiuti. Ma attenzione: a monte degli impianti che bruciano i rifiuti c’è un’organizzazione quasi perfetta di raccolta differenziata e riciclaggio. I termovalorizzatori svedesi bruciano soltanto la frazione di rifiuti che limita al minimo le emissioni di sostanze dannose nell’aria. 

Ma anche su questo è in corso un ripensamento: per aumentare ulteriormente il riciclaggio e diminuire la frazione da bruciare.

Il paragone con la Sicilia e con lo Stato italiano che vorrebbe realizzare anche nella nostra Isola almeno un paio di inceneritori dei rifiuti non regge.

Quando si parla di rifiuti, in Sicilia, tutti pensano alla Regione che ha anche istituito un dipartimento dei rifiuti.

In realtà, la competenza in materia di raccolta e smaltimento dei rifiuti è dei Comuni e non della Regione siciliana!

La Regione – o meglio la politica siciliana che ha governato la Regione – negli anni passati, invece di fungere da ente di coordinamento, limitandosi a impartire direttive generali, magari puntando sulla raccolta differenziata dei rifiuti, è entrata in questo settore a gamba tesa per favorire gli affari che ruotano attorno al mondo delle discariche, che nella nostra Isola sono quasi tutte private.

Che i Comuni, se lo vogliono, possono fare molto in questo settore, anche a prescindere dalla Regione, è dimostrato dal fatto che in Sicilia c’è chi ha provato a organizzare la raccolta differenziata dei rifiuti partendo proprio dai Comuni.

Oggi, in quasi 100 Comuni dell’Isola, la raccolta differenziata dei rifiuti esiste. In molti casi è ancora migliorabile. Ma c’è, è una realtà. 

Certo, questa buona pratica non riguarda Comuni come Palermo, Catania e Messina dove i sindaci non hanno nemmeno provato. E se ci hanno provato – è il caso di Palermo – è finita in modo tragicomico.

Negli anni ’90 – forse qualcuno lo ricorderà – Palermo avviò la raccolta differenziata dei rifiuti. Per poi scoprire che la fatica fatta dai cittadini era inutile, perché finiva tutto nella discarica di Bellolampo!

Nel 2009 l’allora Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha finanziato un progetto di raccolta differenziata che, per qualche anno, ha coinvolto 120 mila cittadini palermitani.

Pochi anni dopo – era il dicembre del 2015 – tutto è finito in modo tragicomico con la chiusura dell’isola ecologica.

Nessuno, ovviamente, ha pagato. Nessuno è responsabile del fallimento della raccolta differenziata a Palermo, finanziata dal Ministero dell’Ambiente che, dopo tre anni, avrebbe dovuto essere estesa a tutta la città. 

Quando nel dicembre del 2015 il Comune di Palermo ha smantellato l’isola ecologica (COME POTETE LEGGERE QUI) non c’è stato alcun servizio sui TG nazionali. Ed è anche logico: non è che Palermo è amministrata da Virginia Raggi, che va sputtanata un giorno sì e l’altro pure: a Palermo la raccolta differenziata è stata archiviata nella legalità, sotto il segno dell’antimafia…

QUI L’ARTICOLO SULLA SVEZIA

 

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