Tetti alle retribuzioni: Grasso e la Boldrini li hanno tolti a Senato e Camera. E Miccichè all’Ars…

7 gennaio 2018

Il capogruppo di Forza Italia all’Ars, Giuseppe Milazzo, scopre quello che I Nuovi Vespri hanno scritto una decina di giorni fa: e cioè che a Palazzo Madama e Montecitorio i due presidenti uscenti, Piero Grasso e Laura Boldrini, non hanno riconfermato i tetti alle retribuzioni dei dipendenti. Ma non è la stessa cosa che il presidente Gianfranco Miccichè sta facendo all’Ars? 

Non ci possiamo credere: Forza Italia di Sicilia scopre che al Senato e alla Camera dei deputati Piero Grasso e Laura Boldrini – i due campioni della sinistra alternativa al PD di Renzi – hanno ripristinato gli stipendi d’oro ai dipendenti. E giustamente si chiedono: com’è che in Sicilia persino i preti hanno fatto a gara per sputtanare il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che alla fine vorrebbe fare la stessa cosa a palazzo Reale, sede del Parlamento dell’Isola, e nessuno parla di Grasso e della signora Boldroni?

Il capogruppo di Forza Italia all’Assemblea regionale siciliana, Giuseppe Milazzo, vuole conto e ragione del doppiopesismo italico:

“Meglio tardi che mai – dice Milazzo in un chilometrico comunicato stampa -. Finalmente, anche i grandi quotidiani nazionali hanno scoperto che, dall’1 gennaio 2018, finito il triennio del contributo di solidarietà nazionale voluto dal governo Monti, gli stipendi dei burocrati di Camera e Senato torneranno sopra il tetto dei 240 mila euro”.

In effetti dovrebbe essere stato il Governo Renzi a bloccare le retribuzioni dei dipendenti di Camera e Senato: ma fa lo stesso.

“Nei due rami del Parlamento – aggiunge il capogruppo di Forza Italia a Sala d’Ercole – saranno circa 1.700 i dipendenti interessati. Alcuni di essi, come scrive il Corriere della Sera di oggi (ieri per chi legge ndr), guadagneranno di più dei consiglieri del presidente Usa, Donald Trump. Un elettricista di Montecitorio, con oltre 30 anni di anzianità, tornerà a guadagnare 152 mila 663 euro”.

In realtà, questo blog ha segnalato lo scorso 26 dicembre che i tetti delle retribuzioni per i dipendenti di Camera dei deputati e Senato della Repubblica erano stati tolti (COME POTETE LEGGERE QUI). Ma evidentemente l’onorevole Milazzo, nel giorno di Santo Stefano giocava giustamente a tombola e mangiava panettone…

“Peccato, però, che alla vigilia della scadenza del triennio, né il presidente del Senato, Piero Grasso, né la presidente della Camera, Laura Boldrini – prosegue Milazzo – hanno ritenuto di dovere adottare alcun atto per prorogare la norma in scadenza. E che nessuno, a quanto pare, abbia gridato allo scandalo, come invece è accaduto in Sicilia, facendo dire al presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, cose mai dette. Ovvero che avrebbe voluto aumentare gli stipendi della burocrazia parlamentare”.

Qui Milazzo dimentica che è stato proprio Miccichè ad affermare che avrebbe tolto il tetto delle retribuzioni all’Ars. Per la precisione, prima l’ha detto e poi ha fatto marcia indietro. mentre non sappiamo costa sta combinando in questo momento e cosa farà nelle prossime settimane…

Invece, per Milazzo, il fatto che Miccichè abbia affermato di voler togliere i tetti alle retribuzioni dei dipendenti del Parlamento dell’Isola sarebbe “una grande bugia, visto che uno dei primi atti approvati dal nuovo Consiglio di presidenza dell’Ars è stato quello di dare mandato al presidente dei deputati questori, Giorgio Assenza, di convocare i sindacati di Palazzo dei Normanni per avviare una contrattazione. Il primo incontro è previsto per martedì prossimo, 9 gennaio”.

Delle due l’una: o Milazzo non ha chiari i meccanismi che regolano questo settore, o è un furbacchione di quattro cotte che sta combinando una bella marachella a Miccichè.

Se, infatti, il presidente dell’Ars non ha alcuna voglia di aumentare le retribuzioni ai dipendenti del Parlamento siciliano dovrebbe informare i rappresentanti sindacali dei dipendenti dicendo:

“Signori, non c’è trippa per gatti…”.

Ma se manda il deputato questore ad avviare una trattativa è perché vuole cambiare le cose. Non sappiamo se in meglio o in peggio: ma le vuole cambiare!

Milazzo ricorda che “per la pubblica amministrazione statale il tetto massimo di 240 mila euro fu stabilito per legge e solo una legge può modificarlo. Camera e Senato, nella loro autonomia, adottarono una delibera con lo stesso tetto massimo lordo di 240 mila euro. Delibere che furono impugnate dai dipendenti che ottennero diverse sentenze a loro favore, in cui si sanciva che il ‘contributo di solidarietà’, avrebbe potuto avere una durata massima triennale”.

Milazzo omette di precisare che i dipendenti di Montecitorio e Palazzo Madama hanno ottenuto ‘giustizia’ (leggere l’eliminazione del blocco delle retribuzioni) da una giurisdizione un po’ particolare: l’Autodiachia, organo che è composto dai parlamentari: sono stati questi ultimi e non la magistratura ordinaria a ripristinare alla Camera e al Senato gli stipendi d’oro.

Certo – e qui Milazzo ha ragione – i presidenti uscenti della due Camere, i già citati Piero Grasso e Laura Boldrini non stanno facendo una grande figura: anzi!

E nel Parlamento siciliano?

“Alla Regione – afferma sempre Milazzo facendo riferimento all’amministrazione regionale – il tetto massimo per i dirigenti generali è stato fissato in 160 mila euro lordi. Forse lo stesso ‘tetto’ poteva essere fissato per l’Assemblea regionale siciliana. Ma non chiedetelo a noi perché si decise diversamente”.

In verità, la scorsa legislatura Milazzo era già deputato regionale. Non faceva parte del Consiglio di presidenza dell’Ars, è vero: ma era uno dei 90 parlamentari. Non ricordiamo una sua dichiarazione contro chi ha fissato il tetto di 240 mila euro all’Ars. Solo oggi, su tale argomento, Milazzo ritrova la favella. Così, per la precisione.

“Certamente – prosegue il capogruppo di Forza Italia nella sua ‘filippica’ – nella spesa regionale ci sono ancora parecchie sacche di sprechi da eliminare. L’epoca dei privilegi è finita e tutte le risorse disponibili dovranno essere indirizzate al sostegno dello sviluppo, per dare ai nostri giovani opportunità di lavoro a casa loro e dare un valido contributo alla crescita della Sicilia”.

“Infine – conclude Milazzo – non c’è, né può esserci alcun nesso tra i tetti stipendiali dell’Ars e le dimissioni di Vincenzo Figuccia dalla carica di assessore ai Rifiuti ed Energia. Probabilmente, gli era stato affidato un ramo dell’amministrazione tanto importante, da averlo indotto a fuggire”.

A parte la stoccata finale su Figuccia – forse invidia per il fatto che Figuccia, per prendere i voti, non deve ‘faticare’ tanto, come invece tocca fare a Milazzo… – il comunicato di Milazzo, se è corretto nella denuncia di quanto sta avvenendo tra i dipendenti della camera e del Senato, lo è un po’ meno per ciò che riguarda l’Ars.

In questo momento negli uffici del Parlamento siciliano, infatti, si stanno sbloccando i tetti delle retribuzioni per i dipendenti. Ribadiamo: non sappiamo se per peggiorarli (ci sembra difficile) o per migliorarli (non è da escluderlo).

 

Non abbiamo ancora capito cosa pensa Milazzo sulle retribuzioni dei dipendenti dell’Ars: vanno aumentate? vanno ridotte?

Non ci sono problemi, comunque: ci sarà sempre tempo per commentare quello che avverrà.

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