Ars, avanti nella confusione. Miccichè butta fumo negli occhi sui mega stipendi

29 dicembre 2017

La nuova legislatura del Parlamento siciliano inizia male. C’è il presidente della Regione, Musumeci, che scambia Palazzo d’Orleans per Piazza Venezia. E c’è il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che prima si è sputtanato sugli stipendi d’oro dei dipendenti del ‘Palazzo’ e che, adesso, cerca di prendere in giro i siciliani. L’ ‘annacamento’ sui fondi per i disabili gravi

Il nuovo presidente della Regione, Nello Musumeci, che si rifiuta di rispondere alle domande dei giornalisti. Forza Italia che assume il controllo delle più importanti Commissioni legislative dell’Assemblea regionale siciliana e si accinge a gestire come ‘cosa sua’ i lavori parlamentari in combutta con i renziani del PD, di fatto anticipando nell’Isola l’accordo politico tra Berlusconi e Renzi a Roma. Le opposizioni prese un po’ alla sprovvista che nicchiano.

Questo, in estrema sintesi, lo scenario politico e parlamentare di Sala d’Ercole in queste prime battute della legislatura.

Ieri sera, dalla presidenza della Regione siciliana, è arrivato il seguente comunicato:

“Il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e l’assessore per l’Economia, Gaetano Armao, prendono atto della richiesta formalizzata dalla seconda commissione dell’Ars (si tratta della Commissione Bilancio e Finanze presieduta da Riccardo Savona, Forza Italia ndr), in ragione dei tempi fissati (sino a domani, oggi per chi legge), di limitare alle sole norme finanziarie di proroga l’esercizio provvisorio 2018. Al tempo stesso, precisano che la Giunta, nella seduta di domani (cioè di oggi), approverà un distinto disegno di legge che conterrà tutte le norme espunte dal provvisorio, ritenute di urgente e fondamentale interesse per i siciliani”.

In pratica, la Commissione Bilancio ha stralciato, ovvero ha eliminato dal disegno di legge sull’esercizio provvisorio quattro dei sette articoli che erano stati inseriti nel provvedimento.

Nel disegno di legge che dovrebbe essere esaminato e approvato dall’Aula sono rimasti l’esercizio provvisorio per i prossimi tre mesi, il calcolo dei residui attivi (le entrate incerte) e gli interventi in favore dei precari dei Comuni siciliani (i dipendenti pubblici assunti senza concorso nelle varie campagne elettorali, in barba ai concorsi pubblici previsti dalla Costituzione).

Ufficialmente, l’eliminazione di quattro articoli dal disegno di legge dovrebbe rispondere all’esigenza di accelerare i tempi per l’approvazione dell’esercizio provvisorio. Ovviamente è una scusa, perché non c’è alcuna fretta di approvare il Bilancio in dodicesimi per tre mesi, perché non c’è alcuna norma, in caso di approvazione dell’esercizio provvisorio a gennaio, che blocca la spesa dell’amministrazione regionale.

Lo scenario è un po’ confuso. Ieri, nel corso del monologo semi-mussoliniano tenuto dal presidente Musumeci a Palazzo d’Orleans, sede del Governo siciliano, lo stesso Governatore dell’Isola ha detto che i fondi per i disabili gravi sono disponibili.

Ma sempre ieri è arrivata una nota dei grillini dell’Ars:

“Nessuna retromarcia sull’assistenza ai disabili, come previsto dall’articolo 3 dell’esercizio provvisorio approdato ieri all’Ars (l’altro ieri per chi legge ndr). Non è ammissibile ipotizzare un black-out dell’assistenza verso questi pazienti. L’articolo va assolutamente stralciato dal presidente dell’assemblea Miccichè. Noi, in ogni caso, presenteremo un emendamento soppressivo”.

“Sarebbe una follia – prosegue il comunicato dei grillini – un eventuale stop dell’erogazione dell’assegno di cura per queste persone. Analogamente inaccettabile è il fatto che non sia stato completato il censimento dei disabili che doveva essere portato a termine entro il 5 ottobre. Si ricerchino le responsabilità per questa ennesima inefficienza e chi ha sbagliato venga accompagnato alla porta. La Sicilia è stanca di vedere scaricare sui cittadini colpe e inefficienze di chi porta a casa lauti stipendi”.

Da questo comunicato apprendiamo due cose.

La prima è che ieri mattina, a Palazzo d’Orleans, quando Musumeci si è esibito nel suo monologo senza possibilità di replica per i giornalisti, i fondi da erogare direttamente alle famiglie dei disabili gravi annunciati dallo stesso presidente della Regione venivano, di fatto, smentiti dal disegno di legge presentato dallo stesso Governo regionale.

A dimostrare quanto scriviamo è il fatto – ammesso nel citato comunicato di ieri sera di Palazzo d’Orleans – che le norme sui disabili sono state stralciate dalla Commissione Bilancio e non dal Governo Musumeci.

La seconda cosa che si apprende è che l’attuale Governo non è nemmeno riuscito a completare il censimento dei disabili che il precedente Governo regionale ha lasciato a metà.

Gli elementi politici che vengono fuori dalle prime battute di questa legislatura sono lo spirito un po’ dispotico del nuovo presidente della Regione, che vuole decidere lui se e quando i giornalisti possono porre domande sull’operato del Governo; la confusione che regna negli uffici dell’assessorato all’Economia alla luce delle imprecisioni e delle ovvietà spacciate per novità dall’assessore Armao e dai suoi uffici (su questo punto torneremo in un articolo a parte); e la spaccatura nel gruppo parlamentare del PD, con i renziani che sono ormai alleati stabili del presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè.

Quest’ultimo – un raro esempio di inadeguatezza politica – continua ad alzare polveroni sulla vicenda degli stipendi dei dipendenti dell’Ars. Con molta probabilità, un comunicato stampa diramato dallo stesso Miccichè ha creato ulteriore confusione, facendo credere che il presidente dell’Ars sarebbe tornato sui propri passi. Niente di più falso.

Leggiamo assieme questo comunicato:

“Il Consiglio di presidenza dell’Ars, convocato dal presidente Gianfranco Miccichè, ha preso atto del parere degli uffici da cui risulta la scadenza, il prossimo 31 dicembre, del regime dei tetti stipendiali. Considerata l’impossibilità di interventi non concertati con le organizzazioni sindacali, all’unanimità, su proposta del presidente Miccichè, il Consiglio di presidenza ha dato mandato all’onorevole Giorgio Assenza, come membro anziano del Collegio dei questori, all’immediato avvio delle trattative sindacali, al fine di arrivare entro 60 giorni ad un accordo che possa ripristinare il tetto attuale dei 240 mila euro o, quantomeno, introdurre dei limiti alle indennità stipendiali previste prima della riduzione”.

La parte sostanziale di questo comunicato sono le ultime due righe. Da dove si evince che il presidente Miccichè non ha alcuna intenzione di reintrodurre il tetto negli stipendi dei dipendenti del Parlamento siciliano. Proprio in queste ore, in un’intervista a Live Sicilia, Miccichè, oltre alle solite chiacchiere inutili delle quali non riesce a fare a meno, dice che, al Senato, il presidente, Piero Grasso, non ha ripristinato i tetti retributivi di 240 mila euro.

Insomma: non c’è alcuna marcia indietro da parte di Miccichè sui cosiddetti stipendi d’oro. Ciò significa che, nel Parlamento siciliano, faranno quello che hanno fatto a Roma, nel Parlamento nazionale, dove il tetto retributivo per i dipendenti non è stato ripristinato. Il resto sono chiacchiere: per l’appunto, le solite chiacchiere di Miccichè.

In ogni caso, quello che faranno il presidente dell’Ars e compagni non lo faranno sapere ai cittadini siciliani: su questo non ci piove.

Forse qualcosa potrebbe trapelare dai tre componenti grillini del Consiglio di presidenza dell’Ars. Ma non ci sarebbe da restare stupiti se anche i tre deputati del Movimento 5 Stelle dovessero far passare “sui propri cadaveri” le eventuali ‘pastette’…

 

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