L’USB Formazione della Sicilia accende i riflettori sui ‘misteri’ della IAL fallito: e vengono fuori…

1 dicembre 2017

… vengono fuori storie veramente strane. Come la vicenda – questa in parte già nota – dei dipendenti-sindacalisti di questo ente formativo che, bene o male, trovano come salvarsi dal disastro aziendale che poi culminerà nella dichiarazione di fallimento. E, ancora, stranezze su TFR e assegni familiari. E la storia di un immobile a Termini Imerese gravato da ipoteche

Il ‘caso’ IAL Sicilia, il fallimento di questo ente formativo storico della Sicilia, i lavoratori abbandonati. E anche i sindacalisti, ovvero i dipendenti di questo ente in distacco sindacale, che invece sono riusciti a trovare qualche forma di tutela.

C’è questo ed altro in un lungo comunicato stampa diramato dall’Unione Sindacale di Base (USB) lavoro privato.

“E’ sotto gli occhi di tutti – si legge nel comunicato – quello che è successo ai lavoratori dello IAL sicilia nella gestione dei licenziamenti. Infatti mentre nel tavolo istituzionale si decretava la morte della stragrande maggioranza dei lavoratori, i dirigenti della CISL, sottobanco, si assicuravano la personale salvezza, beneficiando di un passaggio ‘immediato e diretto’ presso altri Enti di Formazione professionale, conservando l’anzianità di servizio. Il fatto, poi, di trovarsi in in distacco sindacale gli ha consentito di avere versati i contributi figurativi dall’INPS”.

“Il tutto – prosegue il comunicato – sottoscritto dalle organizzazioni sindacali (CISL E SNALS) persino con la curatela fallimentare (lo IAL è stato dichiarato fallito ndr), mentre per gli altri lavoratori non veniva neanche richiesta l’attuazione della normativa in vigore, né del Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori (CCNL). Tutto è avvenuto in barba al resto dei lavoratori licenziati senza alcun rispetto delle regole e dell’impianto normativo e del CCNL vigente che tratta la salvaguardia occupazionale dei lavoratori, e soprattutto non tenendo conto delle dichiarazioni di disponibilità di enti e delle associazioni FORMA SICILIA e CENFOP SICILIA (che oltre ad essere articolazione territoriale dell’associazione nazionale firmatarie del Contratto Collettivo Nazionale, rappresenta buona parte degli enti gestori della Formazione in Sicilia), associazioni disponibili ad un confronto con le organizzazioni sindacali e con la Regione sulle modalità per la salvaguardia occupazionale, come previsto all’allegato 12 del CCNL vigente per il settore della Formazione professionale”.

“Oggi – leggiamo sempre nel comunicato – è evidente il perché non si è tenuto conto di tutto ciò, considerato che i dirigenti della CISL, nelle persone di Giovanni Migliore e Valerio Bernava, (rispettivamente segretario regionale CISL di categoria e figlio di Maurizio, dirigente nazionale della CISL), avevano trovato la soluzione per tutelare i propri interessi. Oltre al danno subito dai lavoratori di serie B si aggiunge la beffa: tra i debiti da saldare, gli stipendi da pagare e gli impegni da mantenere si fa largo l’ipotesi del fallimento pilotato che nasce da un misero debito di soli euro 3.500,00 (ricevendo finanziamenti e nel contempo gestendo due conti correnti dove affluivano ingenti somme di denaro che non permettevano di estinguere il debito bensì a pagare rimborsi chilometrici ad alcuni dirigenti dello IAL, fatture riconducibili a personaggi di rilievo sindacale ed altro). Una mossa che forse sarebbe l’unico modo di salvare il salvabile, mentre tasse e debiti verso altri fornitori e creditori si risolveranno seguendo il consueto iter di fallimento (e in bocca al lupo, visti i tempi della magistratura e la probabile poca liquidità che non consentirà il soddisfacimento dei creditori)”.

“Con il fallimento – dice sempre il sindacato dell’USB – tutti i nodi vengono al pettine. Si scopre l’appropriazione indebita degli assegni familiari che l’ente compensava nei confronti dell’INPS, la cessione del quinto che veniva detratta in busta paga al lavoratore e di fatto non versata alla finanziaria, omissioni contributive e di quote di TFR ed altro”.

“Nominato un curatore – si legge ancora nel comunicato – a cui il legislatore ha attribuito importanti poteri riconoscendo allo stesso l’amministrazione del patrimonio fallimentare e il compito di porre in essere tutte le operazioni della procedura di propria competenza (fermo restando la qualità di pubblico ufficiale, nell’esercizio delle sue funzioni), dopo i ripetuti incontri richiesti dall’USB per la trattazione e risoluzione delle problematiche insorte e chiarire i numerosi punti oscuri emersi, ad oggi, per quanto a nostra conoscenza, il curatore non ha messo in atto alcuna procedura a tutela dei dipendenti nella qualità di creditori privilegiati”.

Nel comunicato sui fa anche riferimento a” compensazioni sul TFR accantonato” che all’USB non piacciono affatto.

L’organizzazione sindacale racconta di un immobile ubicato a Termini Imerese. Una storia che comincia con un Decreto Interministeriale dell’1 giugno 1971 n. 10.026 con il quale allo IAL CISL viene concesso un contributo di 118 milioni di lire a carico del Fondo per l’addestramento professionale dei lavoratori. Una somma con la quale realizzare un centro di formazione professionale e per l’acquisto delle relative attrezzature”.

Nel comunicato dell’USB si legge che “a più riprese sono state accese ipoteche, una delle quali a favore della Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.a. per un importo pari a Euro 1.376.000 a garanzia della somma di Euro 5.120.713,64 dovuta alla medesima Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.a dallo IAL CISL sede nazionale”.

“Qualora non si farà chiarezza codesto Sindacato, in rappresentanza dei lavoratori, presenterà un esposto alla Procura della Repubblica per ristabilire il principio di legalità e del conseguente accertamento di eventuali responsabilità”.

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