Grano duro/ ll TAR Lazio dà torto agli industriali: il Decreto sull’etichettatura della pasta resta

24 novembre 2017

Non è che il Decreto sull’etichettatura della pasta risolverà i problemi dell’informazione su questo prodotto, perché quello che conta non è ciò che è scritto nelle etichette, ma se la pasta contiene o no contaminanti. Ma, in ogni caso, è sempre un’informazione in più. Anche se va detto che il Decreto del Governo italiano, dopo le elezioni politiche della prossima primavera, potrebbe essere ‘cassato’ dalla UE nel nome del CETA… 

Per gli industriali della pasta e del grano quello attuale non è il migliore momento. Dopo aver perso al Tribunale di Roma contro GranoSalus e contro I Nuovi Vespri (COME POTETE LEGGERE QUI) hanno dovuto ‘incassare’ anche la sconfitta presso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio al quale avevano chiesto la sospensione del Decreto del Governo nazionale sull’etichettatura della pasta (leggere l’indicazione della provenienza del grano duro con il quale viene prodotta la pasta).

Non che l’etichettatura della pasta risolva i problemi: ai consumatori, infatti, interessa non solo sapere cosa sta scritto nei pacchi di pasta, ma cosa contiene la pasta che arriva sulle proprie tavole: per esempio, se contiene o non contiene glifosato o micotossine, COME VI ABBIAMO RACCONTATO QUI).

Detto questo, l’etichettatura è importante, perché costringe, comunque, gli industriali della pasta a informare i consumatori sull’origine del grano duro che utilizzano: e anche se non dovessero scrivere nell’etichetta “la nostra industria utilizza grano duro canadese”, ma semplicemente “grano duro estero”, già la parola “estero” insospettirebbe i consumatori che preferirebbero la pasta prodotta con grano duro italiano.

O meglio, con grano duro coltivato nel Sud Italia che, grazie al clima, non ha bisogno del glifosato per maturare (COSA CHE, INVECE, SERVE AL GRANO DURO PRODOTTO NELLE ZONE FREDDE E UMIDE DEL CANADA, COME POTETE LEGGERE QUI) e, grazie appunto al clima caldo, non presenta micotossine.

“Italmopa – scrive GranoSalus nel proprio sito – l’associazione industriali mugnai d’Italia, prende atto, ‘seppur con sorpresa, dell’ordinanza con la quale il TAR Lazio ha respinto la richiesta di sospensione dell’efficacia del Decreto Mipaaf-Mise relativo all’indicazione obbligatoria dell’origine del grano e delle semole nella pasta alimentare’. Che forse entrerà in vigore il 17 febbraio 2018”.

L’associazione degli industriali, leggiamo sempre sul sito di GranoSalus, sembra “preoccupata dall’impatto economico del Decreto in termini di maggiori costi di approvvigionamento a cui risulterà inevitabilmente esposta l’industria molitoria. E del resto anche Paolo Barilla qualche giorno fa, ha posto l’accento sull’aspetto economico, con una uscita un po infelice. Oltre a perorare la solita tesi dell’insufficienza quali-quantitativa del grano italiano, il più grosso industriale della pasta si è soffermato sulla questione glifosato”.

E cos’ha detto Paolo Barilla a proposito del glifosato? L’articolo pubblicato dal sito di GranoSalus riporta una parte del ragionamento di Paolo Barilla:

“… se noi dovessimo fare un prototipo di pasta perfetta, in una zona del mondo non contaminata, senza bisogno di chimica, probabilmente quel piatto di pasta invece di 20 centesimi costerebbe due euro. Una pasta a “glifosato zero” è possibile ma solo alzando i costi di produzione. Si sta dando molta enfasi a qualcosa che non è un rischio…”.

“In ogni caso – leggiamo sempre nell’articolo – secondo le industrie italiane dare informazioni sul contenuto della pasta è così pericoloso da mettere in discussione la sopravvivenza delle loro Aziende. La sopravvivenza dei consumatori e delle aziende agricole italiane, invece, appare un aspetto marginale dell’ intera vicenda. Infatti è ferma intenzione delle industrie sviluppare ogni forma di iniziativa, a livello nazionale e comunitario, che possa riconoscere le loro ragioni sia sul piano formale che sostanziale. I mugnai ricordano, inoltre, che a Bruxelles stanno lavorando per una legge unica europea sull’etichettatura che, una volta entrata in vigore, farà decadere automaticamente tutte le altre iniziative isolate e non convalidate dalla UE, come appunto quella in questione”.

Ci dovremo arrendere a un’eventuale intervento dell’Unione Europea? Ricordiamo che il Decreto italiano che prevede l’etichettatura della pasta dovrebbe entrare in vigore nel febbraio del prossimo anno. Ma da qui a febbraio – o magari subito dopo le elezioni politica nazionali italiane – potrebbe intervenire Bruxelles bloccando il Decreto italiano che prevede l’etichettatura della pasta con l’indicazione della provenienza del grano duro.

Agli osservatori attenti non sfugge che, mentre l’Italia ha introdotto l’etichettatura della pasta, l’Unione e Europea sta iniziando ad applicare il CETA, il trattato internazionale tra Canada e la stessa Unione Europea che prevede, tra le altre cose, che i Paesi dell’Unione – con in testa l’Italia – acquistino il grano duro canadese.

Di fatto, il Decreto sull’etichettatura della pasta si pone in antitesi con il CETA, perché – lo ribadiamo – già i consumatori italiani (ma anche di altri Paesi del mondo) leggendo nelle etichette della pasta le parole “pasta italiana prodotta con grano duro estero” non l’acquisterebbero volentieri, figuriamoci con la scritta “pasta prodotta con il grano duro canadese!

E allora? E allora il dubbio che il Decreto italiano sull’etichettatura della pasta possa essere una trovata elettorale (nella prossima primavera si voterà) che verrebbe poi eliminato dall’Unione Europea ci sta tutto.

Commenta sempre GranoSalus sul proprio sito:

“Ebbene, cari industriali, se risulterà difficile vincere sotto il piano normativo europeo, non è detto che i consumatori non abbiano la forza di combattere sul terreno del mercato (grano/pasta), grazie proprio alla nostra attività d’informazione legittimata dai Tribunali. Il potere di scelta negli scaffali è, del resto, l’unica arma che oggi abbiamo per fronteggiare la forza delle multinazionali e la debolezza della politica. E a Matera ascolteremo il parere della GDO (Grande Ditribuzione organizzata) che in Europa ha già assunto atteggiamenti favorevoli ai consumatori a proposito dei contaminanti”.

Nell’articolo si fa riferimento al convegno su “GRANO DURO – Eccellenza del Mezzogiorno – Sovranità, Principio di Precauzione e Sicurezza Alimentare”, che si svolgerà domani a Matera.

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