L’autocritica dopo le elezioni vale anche per lei, onorevole Giancarlo Cancelleri

22 novembre 2017

Liquidare la sconfitta dicendo che chi ha vinto ha avuto dalla propria parte gli “impresentabili” non basta. Non tanto e non soltanto perché gli “impresentabili” erano ben distribuiti, ma perché Cancelleri dimentica i tanti siciliani che non sono andati a votare perché nemmeno i grillini sono riusciti a convincerli. Cancelleri faccia un po’ di autocritica. E faccia in modo che a Sala d’Ercole sia un altro (o un’altra) a guidare l’opposizione e non lui

Le elezioni regionali siciliane ormai appartengono al passato. Mentre la politica deve guardare al presente e al futuro. Se è così perché il Movimento 5 Stelle della Sicilia guarda ancora a ciò che dovrà essere con lo sguardo rivolto verso ciò che è stato? Entriamo subito in tema: Giancarlo Cancelleri.

E’ stato il candidato alla presidenza della Regione cinque anni fa. Era la prima volta del Movimento e lui era tra i fondatori. Corretta la sua candidatura. E’ stato ricandidato lo scorso 4 novembre, sempre per la guida della Sicilia. Lo ha deciso il popolo delle ‘regionarie’: va bene così.

Ma, adesso, se è vero che i grillini sono diversi dalla vecchia politica, non è il caso di cambiare?

E’ di queste ore la notizia che Alessandro Di Battista non si ricandiderà alle elezioni politiche nazionali. Si può discettare quanto si vuole sui retroscena, veri o presunti. Un fatto, però, è certo: Di Battista non si ricandiderà al Parlamento nazionale.

Questo non significa che Cancelleri si deve dimettere dal nuova Parlamento siciliano che si insedierà tra qualche settimana, anche se un gesto del genere segnerebbe una bella differenza con la vecchia politica siciliana tutta incarichi e poltrone di governo e di sottogoverno.

Insomma: Cancelleri resti pure a Sala d’Ercole: ma che non ci vengano a dire che sarà lui a guidare l’opposizione al Governo di centrodestra di Nello Musumeci, perché questa, con rispetto parlando, sarebbe vecchia politica.

Per non parlare della presidenza dell’Assemblea regionale siciliana da affidare, sempre a Cancelleri, perché questa sarebbe non vecchia, ma vecchissima politica.

Non sappiamo chi ha messo in giro la voce che al maggiore partito di opposizione spetterebbe la carica di presidente dell’Ars. Questo è avvenuto nel 1976, quando l’accordo ‘consociativo’ per un possibile Governo regionale di unità autonomista tra DC e PCI portò all’elezione del comunista Pancrazio De Pasquale alla guida del Parlamento siciliano (De Pasquale, per la cronaca, rimarrà in carica fino al 1979, quando lascerà l’Ars per candidarsi al Parlamento europeo, sostituito dal suo compagno di partito, Michelangelo Russo).

Prima di questa esperienza e dopo, in verità, non ricordiamo presidenti dell’Assemblea regionale siciliana di opposizione: al contrario, ricordiamo che nella trattativa per la spartizione degli assessorati, la presidenza dell’Ars vale quanto due assessorati di caratura medio-alta.

Tra l’altro, non si capisce perché un Movimento che non si allea con nessuno alle elezioni e che dopo il passaggio elettorale, avendo perso, si trova all’opposizione dovrebbe andare a trattare con il Governo per la più importante poltrona del Parlamento.

Diverso il discorso per la vice presidenza del Parlamento, che invece spetta al Movimento 5 Stelle in quanto prima forza politica presente a Sala d’Ercole.

Ma il punto, qui, è un altro. Piaccia o no, ma Giancarlo Cancelleri, per la seconda volta, ha perso le elezioni da candidato alla presidenza della Regione. Non consideriamo le elezioni regionali di cinque anni fa. Ma alle elezioni regionali di qualche settimana fa Cancelleri non è stato solo il candidato alla presidenza della Regione, ma anche il responsabile della linea politica tenuta durante le elezioni.

Cancelleri pensa di non aver sbagliato nulla e di aver perso solo per la presenza, nelle liste del centrodestra, dei cosiddetti “impresentabili”?

Ma lui, Cancelleri, non pensa di avere qualche responsabilità nel fatto che tanti cittadini siciliani non sono andati a votare? Ci permettiamo di ricordare che alle elezioni regionali di quest’anno il numero degli elettori che hanno disertato le urne è aumentato rispetto a cinque anni fa.

Oltre il 63% dei cittadini siciliani aventi diritto al voto non ha votato. E tra questi ci sono tanti, tantissimi giovani.

Cancelleri, oltre a pensare agli “impresentabili” (che, peraltro, erano beni distribuiti: e qualcuno, sembra, anche tra i candidati grillini), dovrebbe pensare anche a quei siciliani – soprattutto giovani – che non è riuscito a portare alle urne.

Un po’ di autocritica ogni tanto ci vuole, no?

Come scritto all’inizio, le elezioni regionali siciliane del 2017 sono ormai il passato. Per il presente e, soprattutto, per il futuro al Movimento 5 Stelle della Sicilia, se è vero che parliamo di una forza politica diversa dalle altre, serve una svolta, con un volto nuovo per l’azione di opposizione.

Un volto nuovo da preparare per le prossime elezioni regionali. Anche, possibilmente, con un ragionamento problematico sulla linea politica da tenere. Il Movimento 5 Stelle pensa sempre di andare al voto senza alleati? Se è così – a Roma come nelle Regioni – deve tenere conto che le altre forze politiche, anche di estrazione diversa, si alleeranno.

E così come hanno fatto a Roma con il Rosatellum, non esiteranno a cambiare legge elettorale per rendere la vita difficile ai partiti che si presentano da soli, privilegiando, invece, le coalizioni.

Anche questa è politica. Di livello non eccelso, certo. Ma è con la politica non eccelsa che ha prodotto il Rosatellum che Renzi e Berlusconi proveranno a fermare il Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche, con possibilità di successo tutt’altro che ridotte…

 

 

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