A che punto è la sinistra in Italia? E a che punto è in Sicilia?

21 novembre 2017

Domande legittime dopo la probabile rottura tra il PD renziano da una parte e Articolo 1 MDP, SI e Possibile dall’altra parte. Ma quella che Emanuele Macaluso dà per rottura già consumata è veramente tale? O dopo le elezioni politiche Roberto Speranza e compagnia bella torneranno a dialogare con Renzi? Lo scenario della sinistra in Sicilia

A che punto è la sinistra in Italia? E a che punto è in Sicilia? Domande più che legittime, alla luce di tutto quello che sta succedendo. E di tutto quello che potrebbe succedere non tra un anno, ma tra qualche mese, quando si andrà a votare per le elezioni politiche nazionali.

Il PD è al governo del Paese con Paolo Gentiloni. Mentre Matteo Renzi è sempre il segretario nazionale del Partito Democratico e non sembra che abbia intenzione di mollare. Anzi.

Nel complesso, il dibattito ci consegna una spaccatura tra PD e Articolo 1 MDP. Un commentatore attento come Emanuele Macaluso ha detto a chiare lettere che i tentativi di ricomporre questa frattura prima delle ormai imminenti elezioni politiche si riveleranno inutili. Meglio prenderne atto.

Insomma, Renzi e i suoi alleati andranno da una parte, mentre Articolo 1 MDP, capeggiato da Roberto Speranza (con dietro Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema) andrà con una propria lista.

La domanda è una: quella di Speranza, di Bersani e di D’Alema è una vera alternativa al PD? O, dopo le elezioni, le due formazioni politiche saranno insieme in un’alleanza larga – o ‘campo largo’ – come lo chiama l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia?

Difficile rispondere a questa domanda. Perché se, in questo momento, le divaricazioni tra Renzi e i suoi alleati da una parte e Speranza, Bersani e D’Alema dall’altra parte sembrano insanabili, non è da escludere che, dopo il voto, possano tornare a dialogare.

Tommaso Montanari e Anna Falcone – due protagonisti di una sinistra veramente alternativa al PD, promotori, nel giugno scorso, al teatro Brancaccio di Roma, di un’assemblea molto partecipata – si sono chiamati fuori dal dibattito tra PD da una parte e Articolo 1 MDP, SI e Possibile dall’altra parte.

Insomma: non ci sarà la seconda assemblea al Brancaccio.

Anche se gli esponenti della vecchia sinistra italiana minimizzano, il segnale politico è preciso: in Italia c’è una sinistra che nemmeno Articolo 1 MDP, SI e Possibile sono in grado di rappresentare. E’ una sinistra che si richiama ai valori della Costituzione italiana del 1948 e che manifesta una critica radicale a Renzi e al suo PD: una sinistra che dà per scontata la fine del centrosinistra.

Piaccia o no, questa sinistra rappresentata da Tommaso Montanari e da Anna Falcone – legata a un rapporto diretto con la base – al contrario della sinistra di Speranza, di Si e di Possibile, non vuole nemmeno discutere con Renzi, che non viene considerato un interlocutore di sinistra. Punto.

Hanno torto perché sono troppo radicali? O vedono meglio rispetto a Speranza e compagni? Una frase di Renzi, alla fine, sembra dare ragione a Montanari e Anna Falcone:

“Discutiamo di tutto – dice Renzi – ma le riforme che abbiamo approvato non possono essere messe in discussione…”.

E quali sarebbero le “riforme” che “non possono essere messe in discussione”? Il Jobs Act, la ‘Buona scuola’ e via continuando. Al limite, fanno sapere i renziani vicini al segretario, qualcosa può essere rivista, ma non si possono certo stravolgere riforme strutturali importanti…

Questa posizione la dice lunga su Renzi e sul suo PD. E, lo ribadiamo, dà ragione a Montanari e ad Anna Falcone, che non sembrano voler percorrere la strada che, in Sicilia, hanno percorso Claudio Fava e Ottavio Navarra, che alle elezioni regionali siciliane, di fatto, hanno piegato la lista ‘Cento Passi’ alle posizioni di Articolo 1 MDP.

Il risultato non è stato esaltante: qualche linea oltre il 5%: numeri giusti giusti per entrare nel nuovo Parlamento dell’Isola con un solo deputato. Poco rispetto alle aspettative.

Se a Roma non è da escludere una terza lista di sinistra, oltre a quella di Articolo 1 MDP e del PD (ammesso che questo partito, con Renzi sulla plancia di comando, possa ancora essere definito di sinistra), in Sicilia regna un po’ di confusione.

Ottavio Navarra, sulla propria pagina facebook, ha scritto il seguente post:

“In queste settimane sul piano nazionale si sta manifestando sempre di più una sgradevole, inutile e dannosa divisione della sinistra. E’ stato cancellato l’appuntamento del Brancaccio che era stato indetto per il 18 novembre, è stata lanciata l’assemblea nazionale di SI, Possibile e MDP per il 2 dicembre, si è svolta a Roma una assemblea per mettere in piedi una lista Potere al Popolo. Questo è quello che ho capito fin qui. Ma a cosa serve tutto ciò? Occorre, come alcuni hanno iniziato a fare in questi ultimi giorni, che si riprenda un dialogo comune per definire un progetto di cambiamento della nostra terra. Separati si è condannati alla marginalità, insieme possiamo rappresentare l’avvio di un processo. Le prevaricazioni da ovunque provengano non servono a nulla se non ad alimentare piccoli narcisismi individualisti di chi pensa di rappresentare l’intero popolo della sinistra. Dobbiamo prendere atto delle nostre diversità, considerarle una ricchezza se insieme dialogano. Servono costruttori e non Savonarola con il dito puntato sugli altri, sempre pronti ad individuare colpe e responsabilità.
I partiti della sinistra frastagliati e divisi oggi non sono la rappresentanza per intero di questo mondo variegato che sta crescendo. I movimenti non pensino, d’altro canto, di essere autosufficienti. Il dialogo è difficile, faticoso, stancante così come lo è la democrazia. Come ho scritto tempo fa, occorrono contadini che sappiano avere la pazienza che ogni terra richiede. Non arrendiamoci, mettiamo in campo tutte le energie possibili per aiutare questo processo partendo dai contenuti e dai metodi che dobbiamo darci”.

Che cosa intende Navarra per “sgradevole, inutile e dannosa divisione della sinistra”? Parla della posizione radicale assunta da Tommaso Montanari e Anna Falcone? Ci rifiutiamo di credere che Navarra la pensi come Pisapia, l’ex sindaco di Milano che vorrebbe comporre una ‘macedonia di sinistra’ per puntellare, in un modo o nell’altro, il renzismo.

Pensiamo, invece, che Navarra si riferisca alla ‘sterzata’ radicale di Tommaso Montanari e Anna Falcone. Se è così, però, Navarra si dovrebbe chiedere a cosa serve, oggi, dialogare ancora con Renzi. Perché il suo post alimenta un dubbio che serpeggia non soltanto nelle menti dei protagonisti dell’assemblea del Brancaccio di Roma, ma di tanti simpatizzanti della sinistra: e cioè che Speranza, SI e Possibile, lungi dal rappresentare una reale alternativa al PD, non siano altro che un mezzo per recuperare quei voti in uscita dal PD renziano per un progetto politico ambiguo, alternativo a Renzi nelle parole, ma pronto al dialogo con lo stesso PD renziano dopo le elezioni politiche nazionali nel ‘supremo interesse del Paese’ e bla bla bla.

Certo, se alle elezioni politiche nazionali non consegneranno un vincitore fra i tre poli – centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 Stelle – e si dovesse materializzare un Governo appoggiato da Renzi e Berlusconi tutto diventerebbe più semplice. Perché, a questo punto, Speranza e compagni dovrebbero restare all’apposizione.

Però è un po’ “sgradevole” dover sperare di vedere all’opera Renzi e Berlusconi assieme in un Governo per misurare la reale portata di sinistra di Speranza e compagni…

 

 

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