L’Agenzia del farmaco a Milano: perché non a Palermo, Catania, Napoli o Bari?

18 novembre 2017

La scelta del Governo Gentiloni di candidare Milano come sede dell’European Medicine Agency, pronta a lasciare Londra, conferma la solita visione anti meridionalista dell’esecutivo nazionale: soldi pubblici per arricchire una regione già ricca, invece di pensare alle regioni che più di altre avrebbero bisogno di investimenti e occupazione…

In queste ore si discute animatamente sul prossimo trasferimento dell’EMA- European Medicine Agency-  l’Agenzia Europa dei Medicinali da Londra – che con la Brexit ha detto addio all’UE- ad un’altra città europea. In lizza, come sappiamo, ci sono Milano, Bratislava, Amsterdam ed altre cttà europee.  Ma perché c’è Milano tra le città italiane candidate ad ospitare questo organismo?

Semplicemente perché il Governo italiano l’ha scelta. Certo, si tratta di una città che è il cuore imprenditoriale del Paese e con una rete infrastrutturale di tutto rispetto. Si, va bene: ma che c’entra? Questi criteri potrebbero essere presi in considerazione da imprese private che sceglierebbero, come già fanno, ambienti, come si suol dire, “business friendly”. Valgono gli stessi criteri quando si parla di un ente finanziato con i soldi dei cittadini? O sarebbe più giusto fare valere criteri più sociali? Quali sono le città italiane che più di Milano avrebbero bisogno di concrete azioni che favoriscano l’economia locale?

Non c’è dubbio che se valesse questo criterio, ai primi posti troveremmo città del Sud: Palermo, Catania, Napoli, Bari. La scelta di una di queste città avrebbe dato un segnale concreto di attenzione del Governo nazionale nei confronti del dramma meridionale. E, invece, no. Perché del Sud Italia al Governo nazionale non importa un fico secco. Si continua, come da 160 anni a questa parte- tranne brevi parentesi- con le politiche economiche a favore del NORD. Questo è. 

Non regge nemmeno l’osservazione masochista di chi ritiene che Palermo, ad esempio, non avrebbe strutture adeguate per ospitare una tale agenzia. Dai beni sequestrati alla mafia ai tanti immobili di proprietà regionale, non mancherebbe spazio. E, sicuramente, a livello europeo si sta prevedendo un budget per adeguare la nuova struttura agli standard richiesti. Tempo concesso: 17 mesi.

Non c’è nessun motivo valido per non farlo, se non la solita politica anti meridionalista.

A questo va aggiunto che in Sicilia, ma anche in Puglia e in Campania,  ad esempio, la voce industria farmaceutica non è assente dal tessuto produttivo. E, con lo stimolo giusto, potrebbe crescere e non poco.

Quanto vale, infatti, secondo le stime, l’EMA?

La posta in palio è altissima, scrive Il Corriere della Sera. “Con i suoi oltre 600 funzionari, il suo potere di controllo e regolazione dell’intera industria farmaceutica europea, l’Ema è perno del mercato unico dei medicinali e catalizzatore della ricerca biomedica. Di più, secondo stime conservative, l’agenzia genera un indotto per la città ospite pari a oltre 1,5 miliardi di euro l’anno”.

E ancora ricorda l’Agi che “l’ndotto economico stimato che potrebbe sfiorare anche i 2 miliardi di euro, secondo Money.it. “Innanzitutto, si stima che gli investimenti nel settore farmaceutico italiano – secondo in Europa con una valore di circa 30 miliardi di euro – risentirebbero di una crescita di circa l’8%. Questo perché le multinazionali del farmaco, la maggior parte delle quali hanno già sedi logistiche e commerciali nel nostro Paese, sarebbero invogliate a trasferire qui anche laboratori e parte della loro produzione. Tradotto: più investimenti sul territorio e più posti di lavoro. Nella sede dell’Ema, inoltre, sono impiegate circa 800 persone, che ovviamente dovrebbero trasferirsi nel capoluogo lombardo con le rispettive famiglie, le quali – secondo uno studio dell’Università Bocconi – potrebbero arrivare a spendere circa 40 milioni di euro all’anno, con un impatto positivo sui consumi. A questo dato, dovrebbero aggiungersi anche un indotto occupazionale di oltre 900 unità e le ricadute economiche dirette sulle aziende che potrebbero anche superare i 30 milioni annui. Infine, c’è da considerare anche l’impatto che l’Agenzia avrebbe sul turismo: grazie alle centinaia di eventi che organizza ogni anno, l’Ema porterebbe a Milano 60 mila visitatori l’anno per un giro d’affari stimato in circa 25 milioni di euro”.

Un regalo che il Governo italiano sta riservando alla Lombardia. Alla faccia del Sud, del suo dramma e dei suoi bisogni, e alla faccia dei meridionali che contribuiscono a mantenere l’EMA.

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