Il Governo Musumeci e la ‘guerra per le poltrone’: Miccichè e Forza Italia vogliono tutto…

16 novembre 2017

Gli azzurri vogliono la presidenza dell’Ars, l’assessorato all’Economia e la Sanità a ‘mezzadria’ con il PD renziano, con il quale Berlusconi conta di allearsi dopo le elezioni politiche nazionali. Quindi, come da tradizione, la Sicilia deve anticipare le scelte politiche e di Governo nazionali. E Musumeci che ruolo svolge? ‘Trantulia’, un po’ di qua e un po’ di là…

Abbiamo già scritto della rissa che si è scatenata nel centrodestra siciliano per accaparrarsi la gestione della sanità (QUI L’ARTICOLO). Ma già a distanza di qualche giorno radio tam tam racconta che la baraonda ormai è su tutta la composizione della Giunta. Con Forza Italia, formazione politica che non ha raggiunto il 20%, ma che si comporta come se la sua lista per il rinnovo del Parlamento dell’Isola avesse raggiunto il 40% dei consensi!

Noi avevamo previsto la citata baraonda. Previsione facile, se è vero che quasi tutti i protagonisti di questa formazione politica (con l’eccezione di Gianfranco Miccichè, che tra il 2008 e il 2012, bene o male, è stato seduto alla ‘tavola’ del Governo ribaltonista di Raffaele Lombardo) sono a ‘dieta’ dal 2008. E tra loro c’è tanta fame di potere…

Insomma, lo scanna scanna per le poltrone era nelle previsioni della vigilia. Ma non immaginavamo che Forza Italia arrivasse a tanto.

In campagna elettorale l’allora candidato presidente della Regione – oggi eletto – Nello Musumeci aveva promesso “discontinuità”. Ma, da quello che ci sembra di capire, non ci sarà alcuna discontinuità né nei nomi, né nei metodi per la scelta della nuova Giunta.

Gianfranco Micciché, il commissario-coordinatore di Forza Italia, sembra si sia autonominato re dell’Olimpo siculo. Vuole per sé la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, l’assessorato alla Salute-Sanità, l’assessorato all’Economia e, forse – ma non è detto – lascerebbe libero l’assessorato all’Agricoltura.

Sembrerebbe che, ieri sera, qualcuno gli abbia detto:

“Gianfranco, neanche per farlo, prenditi tutt’e dodici gli assessorati e noi restiamo a guardare…”.

Insomma, il clima è piuttosto teso. Cosa si dovrebbe fare, in questi casi? Visto che Musumeci non è in grado di imporre la “discontinuità”, scegliendo lui i dodici assessori in stile Mussolini, si dovrebbero rispettare le regole della democrazia. Ovvero?

In Sicilia, per tradizione, la divisione degli assessorati funziona pressappoco nel modo seguente.

Prima si individua il numero di assessorati che spetta ad ogni forza politica di maggioranza. Nella divisione iniziale fa parte anche la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, che vale due assessorati.

La divisione riguarda, a conti fatti, quattordici assessorati.

Dopo aver individuato il numero di assessorati che spetta ad ogni forza politica si passa alla seconda fase: la divisione degli assessorati.

La prima scelta tocca al partito che ha preso più voti. In questo caso il partito del centrodestra che ha preso più voti è Forza Italia.

Qui cominciano i problemi.

Gianfranco Miccichè, questa è storia nota, vuole tornare a ricoprire il ruolo di presidente dell’Ars (ruolo che ha ricoperto nella legislatura 2006-2008). E siccome la prima scelta tocca a Forza Italia e lui è il commissario-coordinatore di questo partito, la prima scelta tocca a lui: e lui, come già accennato, vuole la presidenza del Parlamento dell’Isola. Fin qui nulla da dire.

Il problema è che Miccichè, come già accennato, pensa di essere diventato il Giove della politica siciliana: nella sua testa la presidenza dell’Ars gli tocca in forza di una sorta di diritto degli Dei.

Morale: come prima scelta, oltre alla presidenza dell’Ars, vuole anche l’assessorato all’Economia, perché l’assessorato all’Economia Berlusconi l’ha promesso all’avvocato Gaetano Armao insieme con la vice presidenza della Regione.

Il problema è che Armao non si è nemmeno candidato alle elezioni e, pur non avendo portato un voto (i voti sono personali: si prendono e valgono solo se si è candidati: in democrazia funziona così, perché è solo così che si dimostra di avere alle spalle il consenso popolare), si dovrebbe prendere l’assessorato più importante e la vice presidenza della Regione.

Tutti sanno che Armao è stato già assessore dei Governi di Raffaele Lombardo, tornato alla ribalta, se è vero che ha piazzato suoi uomini in tutto il centrodestra (presidente Musumeci: la “discontinuità” rispetto al passato promessa in campagna elettorale che fine ha fatto?); e tutti sanno che Armao è sponsorizzato da Miccichè, alleato storico di Raffaele Lombardo.

Riassumendo: la triade Miccichè-Lombardo-Armao, solo con la prima scelta, si vorrebbe accaparrare presidenza dell’Ars e assessorato all’Economia.

Fine della bagarre? No, perché vi abbiamo già raccontato dello scanna scanna che è in corso per accaparrarsi la gestione della sanità.

La seconda scelta spetta alla formazione politica che è arrivata seconda: il Cantiere Popolare di Saverio Romano. Visto che Forza Italia ha già scelto presidenza dell’Ars e assessorato all’Economia, il partito di Romano, ovviamente, sceglie la sanità.

Per la sanità Romano e compagni hanno già il nome pronto: è quello di Roberto Lagalla, già rettore dell’università di Palermo, docente radiologia, quindi medico. Ma a questo punto…

A questo punto Musumeci fa sapere che vuole la “discontinuità”: Lagalla è stato assessore con uno dei Governi di Totò Cuffaro e quindi bisogna cambiare…

La risposta di Romano e compagni non si è fatta attendere: ma come, presidente Musumeci, Armao ex assessore di Lombardo sì e Lagalla ex assessore di Cuffaro no? Come funziona questa discontinuità, a corrente alternata?

Tra l’altro – aggiungono – Lagalla si è candidato e ha portato alla coalizione vincente quasi 10 mila voti. Mentre Armao, come già ricordato, non si è nemmeno candidato. E allora?

In realtà, sembra che la sanità del Governo Musumeci dovrebbe funzionare con la corrente catanese. Insomma il nuovo presidente della Regione è catanese e la gestione della sanità siciliana si dovrebbe spostare all’ombra dell’Etna (Musumeci, almeno in questa fase, per la sanità, avrebbe detto no anche a un deputato molto vicino a Romano, cioè a Toto Cordaro: e questo pur essendo, Musumeci e Cordaro, in ottimi rapporti).

Ovviamente Musumeci no può dire che il PD di Catania si è ‘centrodestrizzato’ e, anticipando lo scenario nazionale (leggere accordo Renzi-Berlusconi), è già tutta una cosa con Forza Italia, che magari potrebbe andare a gestire anche la sanità con il catanese Marco Falcone.

A conti fatti, Forza Italia, come ‘prima scelta’, si prenderebbe la presidenza dell’Ars, l’assessorato all’Economia con la vice presidenza della Regione e l’assessorato alla Salute-Sanità. Possibile?

Qui interviene, appunto, Musumeci, che deve in primo luogo salvare la ‘catanesizzazione’ della sanità siciliana. La scusa è quella che la Regione è senza soldi, che bisogna tenere un ponte con il PD che, fino alla primavera prossima, sarà comunque alla guida del Governo nazionale: e senza i soldi di Roma la Regione siciliana, con le ‘casse’ svuotate dall’ex assessore Alessandro Baccei, non può nemmeno ipotizzare il Bilancio 2018…

Per non parlare del fatto che PD renziano e Forza Italia, grazie alla legge elettorale Rosatellum, potrebbero andare a governare l’Italia, insieme, in chiave antigrillina. Quindi? Quindi, come avvenuto spesso nel passato, la Sicilia potrebbe anticipare uno scenario di Governo nazionale proprio sulla sanità: PD e Forza Italia insieme…

I lettori a questo punto penseranno: tutta questa ‘sciarra’ per la sanità significa che tutti questi signori vogliono il bene dei malati e il miglioramento delle condizioni di lavoro dei medici pubblici, degli infermieri e, in generale, di chi opera nella sanità pubblica della Sicilia? Ebbene, scordatevelo: come si dice dalle nostre parti, tutt’a sciarra è p’a cutra… 

Ci sarebbe anche l’assessorato all’Agricoltura. Se nella sanità ci sono ancora tanti soldi, in agricoltura ci sono i fondi del Piano di Sviluppo Rurale e gli altri fondi europei. Vero è che l’Agea paga con notevole ritardo (COME POTETE LEGGERE QUI). Ma i soldi ci sono.

Mannaggia Forza Italia e Miccichè questo assessorato agli altri debbono lasciare? E’ un peccato…

p.s.

Dimenticavamo: ancora non si sono messi d’accordo sul numero degli assessorati da assegnare a ogni partito. Siamo ancora all’alba… 

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