PD siciliano: ora c’è chi non vuole più Renzi, dimenticando i danni che, con Renzi, hanno fatto alla Sicilia!

11 novembre 2017

Invece di fare autocritica, i dirigenti del PD dell’Isola, che non hanno mai vinto le elezioni e che, dal 2008 ad oggi, hanno governato la Regione grazie a tradimenti, ribaltoni e raggiri elettorali, si ‘beccano’ l’uno con l’altro non risparmiando critiche a Renzi. Dimenticando che, insieme con Renzi, hanno depredato le finanze regionali e hanno appoggiato il fallimentare referendum costituzionale dello stesso Renzi. E oggi, con Musumeci…

Scrive Toni Costumati sulla propria pagina facebook:

“Non voglio unirmi in maniera semplicistica e scontata al coro, interno ed esterno al partito, di quanti gridano alle dimissioni dei vertici. Ma una cosa è indubbia, al di là del semplice riscontro: che rispetto al 2012 il PD non ha subito alcun tracollo mantenendo intatta la percentuale di allora e che non si può certo negare che 5 anni di ‘governo’ non dovevano riservare un semplice mantenimento dell’elettorato, ma un suo rafforzamento e potenziamento. E se questo non c’è stato, qualcuno deve pur prenderne atto. In politica non può funzionare come con i proverbi meteorologici chiuvio e scampó“.

Cattolico, Toni Costumati è un dirigente del PD siciliano. Che qualche cambiamento dopo che il centrosinistra ha perso la Regione siciliana lo gradirebbe.

Costumati non è il solo a parlare. C’è anche l’ex Ministro, Totò Cardinale, che un mese fa dava per vittorioso il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, Fabrizio Micari, e che adesso, dopo aver perso il Governo, prova a trovare una sponda con il nuovo esecutivo siciliano di Nello Musumeci, probabilmente in accordo con lo stesso PD, partito del quale fa parte, se è vero che la formazione politica della quale è leader – Sicilia Futura – non è altro che una filiazione moderata dello stesso Partito Democratico siciliano.

Insomma, Cardinale, dopo la batosta del centrosinistra, si sta spostando verso il Governo Musumeci per conto del PD (COME POTETE LEGGERE QUI).

Detto questo, il dibattito, nel PD siciliano, dopo le elezioni, non sembra appassionato. Ed è anche logico: il PD ha governato dal 2008 ad oggi la Regione siciliana senza mai vincere un’elezione.

Nel 2008 ha perso le elezioni ma, grazie al ribaltone di Raffaele Lombardo – eletto nel centrodestra e passato, armi e bagagli, con il centrosinistra – è andato al Governo.

Nel 2012 il PD siciliano non ha vinto le elezioni, tant’è vero che ha preso gli stesso voti che ha preso domenica scorsa. Cinque anni fa ‘qualcuno’ ha deciso che avrebbe dovuto vincere Rosario Crocetta, sostenuto da un debole centrosinistra, dal centrodestra spaccato, con Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo che, di fatto, affossando la candidatura di Nello Musumeci, hanno favorito Crocetta. Quest’ultimo ha incassato anche l’aiuto di Berlusconi e di Angelino Alfano.

Non solo. Siccome, nonostante tutti questi appoggi, diretti e trasversali, Crocetta rischiava di perdere comunque, è stato trovato il modo di far ritirare dalla competizione un Claudio Fava che, cinque anni fa, era molto più credibile e molto più competitivo di oggi e che, se candidato a sinistra del centrosinistra, avrebbe rosicchiato a Crocetta quai cinque o sei punti che avrebbero fatto vincere Musumeci.

Insomma, cinque anni fa il PD siciliano non ha vinto le elezioni; così come oggi il PD siciliano non ha perso le elezioni. Semmai il Partito Democratico e il centrosinistra, oggi, hanno perso il controllo di una Regione siciliana che non hanno mai ‘conquistato’ politicamente, ma solo con ribaltoni, artifizi e ‘tradimenti’ elettorali.

Il PD, nel 2008, quando è entrato in crisi il sistema di Totò Cuffaro, era un partito di media forza. E tale è rimasto alle elezioni del 2012 e alle elezioni di domenica scorsa.

E’ un partito, il PD siciliano, che conta poco o nulla all’interno del PD nazionale. Ricordiamo che, durante il Governo di Raffaele Lombardo – tra il 2008 e il 2012 – la maggioranza della base di questo partito non voleva restare nel Governo della Regione.

La stessa base ha raccolto le firme per un referendum interno al partito. Iscritti e militanti del Partito Democratico dell’Isola avrebbero dovuto decidere se restare o uscire dal Governo regionale di Raffaele Lombardo. Se si fosse votato, il PD avrebbe dovuto abbandonare il Governo Lombardo.

Ebbene, è intervenuto l’allora segretario nazionale del PD, Pier Luigi Bersani, che ha imposto la presenza del PD siciliano nel Governo Lombardo. Dando forza ad Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia – protagonisti dell’alleanza con Lombardo – che allora erano minoranza nel PD dell’Isola.

Di fatto, Bersani ha commissariato il PD siciliano. E la stessa cosa ha fatto il suo successore, Matteo Renzi, che ha direttamente commissariato il Governo della Regione siciliana, imponendo Alessandro Baccei alla guida dell’assessorato all’Economia.

Baccei è stato il commissario della Regione siciliana. E’ lui che ha gestito le finanze della Regione negli ultimi due anni. Questo è avvenuto dopo l’estate del 2014, quando l’allora presidente della Regione, Crocetta, ha iniziato a ribellarsi a Renzi.

Ricordiamo che, nel giugno del 2014, con un probabile raggiro, Crocetta ha firmato con Renzi il primo ‘Patto scellerato’, regalando allo Stato circa 5 miliardi di euro. Soldi frutto di pronunciamenti della Corte Costituzionale favorevoli alla Regione siciliana.

Crocetta, sul momento, ha capito il danno che aveva fatto? Non è facile rispondere a questa domanda. Quello che possiamo dire – perché ne siamo stati testimoni – è che è stato l’ex assessore al Bilancio della Regione, Franco Piro, esponente storico della sinistra siciliana, in un articolo pubblicato su LinkSicilia nell’estate del 2014, a rinfacciare a Crocetta il grave errore che aveva commesso.

A noi risulta che Crocetta, tra la fine dell’estate e l’autunno del 2014, abbia cercato, recandosi a Roma, di rivedere questo primo ‘Patto scellerato’. Ma Roma gli avrebbe chiuso le porte in faccia.

Da allora in poi Crocetta si sarebbe irrigidito. Questa, con molta probabilità, è una delle ragioni che ha spinto Renzi a commissariare i conti della Regione spedendo in Sicilia Baccei.

Per il PD di Renzi – così come per i suoi predecessori Berlusconi e Prodi – il Sud (e, in particolare, la Sicilia) è un ‘bancomat’ che serve a finanziare il Centro Nord Italia. 

Prodi capo del Governo nazionale, a partire dal 2007, ha scippato alla Regione siciliana 600 milioni di euro all’anno di fondi della sanità (per la precisione, 200 milioni nel 2007, 400 milioni nel 2008 e 600 milioni di euro all’anno circa a partire dal 2009).

Berlusconi, Presidente del Consiglio dal 2008 al 2011, non solo ha confermato lo scippo di circa 600 milioni di euro ai danni della sanità siciliana, ma ha anche depredato le risorse FAS del Sud (e quindi anche della Sicilia) per sostenere le imprese del Centro Nord Italia (soprattutto di Lombardia e Veneto).

Per la cronaca, i FAS – Fondi per le Aree Sottoutilizzate – erano risorse finanziarie europee e nazionali non spese nel Mezzogiorno che il Governo Berlusconi – Ministro dell’Economia Giulio Tremonti – ha dirottato nel Centro Nord. Una vergogna!

 

Renzi non ha fatto cose diverse da Prodi e Berlusconi. Attraverso Baccei ha svuotato le ‘casse’ della Regione. Ma l’ha fatto con il consenso del centrosinistra dell’Isola, PD siciliano in testa.

Ricordiamo che il secondo ‘Patto scellerato’, vista la riottosità di Crocetta ad assumersi, da solo, questa responsabilità politica, è stato approvato prima dal Parlamento siciliano e poi dal Parlamento nazionale.

Nella campagna elettorale per le elezioni regionali siciliane, con una sfacciataggine che è pari solo alla loro arroganza, gli esponenti del centrosinistra hanno cercato di contrabbandare come “positivo” il secondo ‘Patto scellerato’ che Governo e Parlamento dell’Isola hanno siglato con il Governo Renzi nell’estate dello scorso anno.

Dimenticando di illustrare per intero cosa prevede questo secondo ‘Patto’, hanno detto che la Regione, oggi, ha entrate “certe”. Ora, a parte che le entrare “certe” sono state ridotte del 30% rispetto a quanto prevede lo Statuto (e questo già è un fatto gravissimo!), i dirigenti del PD e del centrosinistra hanno omesso di ricordare tutti gli aspetti di questo secondo ‘Patto scellerato’ che il titolare di questo blog – il dottore Franco Busalacchi – ha illustrato per filo e per segno in un’inchiesta in tre puntate pubblicata nell’estate del 2016 (TRE ARTICOLI CHE TROVARE QUI).

Basta leggere questi tre articoli per comprendere quali pesantissime penalizzazioni finanziarie il Governo Renzi ha imposto alla Regione siciliana, ovvero a cinque milioni e passa di Siciliani che, in buona parte, di questa incredibile storia sanno poco o nulla. 

Certo, l’argomento è ostico. Ma è dietro questi raggiri – anzi, attraverso questi raggiri – che è stata massacrata la Regione siciliana, oggi in sostanziale default, anche se non dichiarato!

Ed è un fatto politico e parlamentare gravissimo che questa riscrittura proditoria delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto e, in generale, che questo secondo ‘Patto scellerato’ sia stato approvato dal Parlamento siciliano. L’allora presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, avrebbe dovuto bloccarlo. Invece l’ha fatto passare ed è stato approvato!

Anche il parlamentare nazionale del PD eletto in Sicilia, Angelo Capodicasa, aveva perfettamente chiara la gravità di questo secondo ‘Patto’ e gli effetti devastanti che avrebbe avuto e che ha puntualmente avuto sui conti della Regione siciliana. L’ha anche detto (COME POTETE LEGGERE QUI). Poi, però, assieme ad altri parlamentari nazionali di centrosinistra eletti in Sicilia, l’ha anche approvato!

Sarà nostra cura, quando si voterà per le elezioni politiche nazionali, ricordare chi sono i parlamentari nazionali eletti in Sicilia che hanno approvato questo secondo ‘Patto scellerato’. Giusto per informare i siciliani nel caso in cui alcuni di questi signori dovessero essere ricandidati. 

E oggi? Dopo tutto quello che hanno combinato dal 2008 ad oggi, centrodestra e centrosinistra governano ancora la Regione siciliana! E’ incredibile, ma è così.

Ieri vi abbiamo raccontato quanto hanno pesato, nella vittoria di Nello Musumeci alle elezioni di domenica scorsa, i candidati e, quindi, i voti legati al sistema di potere dell’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo (L’ARTICOLO LO POTETE LEGGERE QUI).

Ma non bisogna dimenticare i voti del centrosinistra che, nel segreto dell’urna, sono andati a Musumeci.

Il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, Fabrizio Micari, ha preso meno voti delle liste che l’hanno sostenuto. Una parte di questi voti è andata al candidato dei grillini, Giancarlo Cancelleri. Una seconda parte – a nostro modesto avviso minima – di questi voti è andata al candidato di sinistra, Claudio Fava.

Ma una parte dei voti del centrosinistra è andata anche a Musumeci: con molta probabilità, la parte più ‘controllata’ di questi voti. Senza questI voti, senza i voti dei cosiddetti “impresentabili” e senza i candidati di derivazione lombardiana Musumeci non sarebbe stato eletto presidente della Regione. Il resto sono chiacchiere.

Così, in queste ore – e torniamo all’inizio di questo articolo – il dibattito o finto dibattito nel PD siciliano.

Costumati, che si lamenta del mancato “rafforzamento” del PD, dimentica di aver appoggiato la fallimentare riforma costituzionale renziana ‘bocciata’ dal 70% dei siciliani.

Antonello Cracolici – fallimentare assessore all’Agricoltura uscente – dopo essere passato con Renzi e dopo aver, anche lui, appoggiato il referendum dello scorso 4 dicembre, dice che se Renzi, oggi, è un ostacolo bisogna prenderne atto. Che detto da un renziano come lui, protagonista di una legislatura regionale disastrosa, è il massimo…

 

 

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