I risultati delle elezioni siciliane, gli “impresentabili” e il silenzio di Dio

10 novembre 2017

A nessuno sarà sfuggito il silenzio assordante con il quale ha Chiesa siciliana ha accompagnato le elezioni regionali siciliane. Nessuna parola sul nuovo presidente della Regione. Idem sui cosiddetto “impresentabili”. Tra vecchi poteri l’intesa è nelle cose 

Siamo arrivati a venerdì 10 novembre, sono passati cinque giorni dalle elezioni regionali. A nessuno di alto sentire sarà sfuggito il silenzio assordante con cui la Chiesa siciliana ha “maneggiato” le elezioni regionali prima, durante e dopo. Nulla ha detto sulle candidature in generale, nessun giudizio ha espresso sull’affidabilità davanti a Dio e gli uomini dei tanti, troppi voltagabbana e transfughi che avevano cambiato casacca, né ha invitato i fedeli a interrogarsi, di fronte a questi atteggiamenti, sulla serietà del loro impegno politico, né tantomeno segnalare i pericoli che potevano annidarsi sulla reali motivazioni di questi personaggi. Niente di niente. Silenzio assoluto sugli impresentabili.

La Chiesa ha assunto paradossalmente nei confronti di questi personaggi l‘identico atteggiamento dei partiti che li hanno presentati. Il suo silenzio ci dice cioè che la Chiesa ha come preso atto e ritenuto accettabile che i partiti non avevano altre possibili candidature, ovvero che, pur disponendo di potenziali candidati nemmeno sfiorati da qualsiasi sospetto, tuttavia per motivi di convenienza elettorale, era accettabile che presentassero i cosiddetti impresentabili.

Non si è chiesta la Chiesa, né ha chiesto di quali valori potessero essere portatori questi candidati, di quali messaggi etici potessero essere latori.

Il silenzio continua. Niente sul nuovo presidente della Regione, sui vinti e i vincitori. Niente. La Chiesa siciliana ha messo il bavaglio e lo ha messo al suo Dio.

Non dobbiamo meravigliarci della “milionaria” astensione dei siciliani quando la prima grande astenuta è la Chiesa siciliana.

Prima ha negato il suo magistero ai fedeli che si preparavano a recarsi alle urne per compiere un dovere civico e civile. Non si può dare a Dio se non si dà a Cesare, è questo il vero insegnamento di Gesù.

La persona umana è inscindibile. Il disprezzo per una certa maniera di fare politica non è costruttivo se non è spinta da stimoli morali e urgenze civili. Sono queste le condizioni di base per non disertare le urne.

Dio tace e la bottega del Lorefice è chiusa per indifferenza. Ci chiediamo chi e che cosa potrà salvare la Sicilia dall’orrore nel quale è caduta. Un orrore da Terzo Mondo che non ha bisogno di presuli all’ingrasso, ma che ha bisogno di testimoni di Dio, fino al martirio, come nel Terzo Mondo, non certo dei generici e scialbi richiami al buon governo che qualcuno in via Matteo Bonello starà sicuramente preparando.

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