La truffa nell’agricoltura ‘bio’ siciliana dimostra che i controlli di GranoSalus e de I Nuovi Vespri sono necessari

3 novembre 2017

La Guardia di Finanza ha scoperto una grande truffa nel mondo dell’agricoltura biologica della Sicilia. In provincia di Ragusa e di Siracusa alcuni agricoltori spacciavano prodotti agricoli tradizionali per ‘bio’. Una vicenda che ripropone un tema lanciato da questo blog nell’aprile scorso: la necessità di controlli accurati sull’agricoltura biologica siciliana. la differenza tra ‘Lotta biologica’ e ‘Lotta integrata’. Alla fine, la ‘filosofia’ dei controlli avviati da GranoSalus e da I Nuovi Vespri si dimostra corretta

Scoperta una maxi truffa nell’agricoltura biologica siciliana. L’imbroglio è stato scoperto in provincia di Siracusa e in provincia di Ragusa. In pratica, gli agricoltori sostenevano di operare in biologico – senza l’ausilio di pesticidi e diserbanti chimici – e invece producevano frutta, ortaggi e verdura utilizzando pesticidi e diserbanti.

“I finanzieri – leggiamo sul Giornale di Sicilia on line – hanno effettuato perquisizioni e sequestri in nove aziende agricole ‘biologiche’. I nove titolari sono indagati per i reati di frode in commercio e truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione europea. Gli indagati avrebbero percepito indebitamente finanziamenti ed incentivi all’agricoltura per circa un milione di euro. I finanzieri hanno effettuato per mesi indagini tecniche, pedinamenti, appostamenti ed analisi di movimentazioni bancarie, attraverso le quali sono state passate a setaccio le aziende certificate ‘bio’, ovvero specializzate nella coltivazione e produzione di prodotti agricoli immuni dall’uso di agenti chimici, nei Comuni di Modica, Scicli, Ragusa, Ispica, Pozzallo, Vittoria, Acate, Siracusa e Bologna. Le indagini sono state avviate all’inizio del 2017″.

I prodotti venivano commercializzati nel nostro Paese, in Inghilterra, in Francia e in Germania. Nelle etichette dei prodotti veniva scritto che si trattava di prodotti coltivati con ‘biologico’ e con le tecniche dell’agricoltura ‘biodindinamica’. Invece, come già ricordato, si tratta di prodotti agricoli coltivati con metodi tradizionali.

A quanto pare, venivano contraffatti anche i risultati delle analisi chimiche. In alcuni casi ortaggi, frutta e verdura venivano venduti come materia prima “biologica” all’industria di trasformazione dei prodotti agricoli.

La Guardia di Finanza ha anche sequestrato oltre 10 mila chilogrammi di prodotti chimici: fertilizzanti, diserbanti e pesticidi che in agricoltura biologica non sono consentiti. Questi prodotti sono stati trovati, come leggiamo sempre nel Giornale di Sicilia, “nei magazzini aziendali e nei terreni dichiarati ufficialmente nel Programma annuale di produzione (P.A.P.) delle aziende agricole certificate”.

Ricordiamo che l’agricoltura biologica è sostenuta dalla pubblica amministrazione e, segnatamente, dai fondi dell’Unione Europea.

Che dire? Che noi non siamo stupiti di quanto è stato accertato dalla Guardia di Finanza. I Nuovi Vespri hanno più volte è posto il tema dell’agricoltura biologica in Sicilia. Nell’aprile di quest’anno abbiamo titolato un nostro articolo così: “350 mila ettari di agricoltura ‘bio’ in Sicilia: chi è che controlla questa produzione?”.

Ecco il sommario:

“Ce lo chiediamo perché l’attuale Governo regionale considera un ‘successo’ aver erogato 340 milioni di Euro di contributi a fondo perduto di risorse finanziarie europee. Ma forse, oltre a ‘sbloccare’ questi pagamenti a pochi mesi dalle elezioni, il Governo regionale ci dovrebbe dire non solo chi ha certificato i prodotti, ma chi ha controllato frutta, verdura e ortaggi ‘bio’ prodotti in Sicilia. Vi raccontiamo perché questa storia è poco convincente”.

Il nostro articolo commentava un comunicato del Governo regionale che diceva di aver sbloccato i pagamenti dell’agricoltura biologica. Poi si è scoperto che era solo un annuncio. Ma, annuncio o non annuncio, il problema rimane. E, alla luce di quanto scoperto in queste ore dalla Guardia di Finanza tra Ragusa e Siracusa, la domanda che abbiamo posto circa sei mesi fa rimane attuale: chi controlla in Sicilia l’agricoltura biologica?

Nel nostro articolo dello scorso aprile – che alleghiamo in calce a questo articolo – illustravamo i ‘numeri’ dell’agricoltura biologica in Sicilia:

“Se ci riflettiamo, 350 mila ettari sono, per l’appunto, gli ettari investiti a coltura biologiche; mentre 340 milioni di Euro sono i fondi europei che si spendono in sette anni in Sicilia a sostegno dell’agricoltura biologica. Facendo una semplice divisione, siamo intorno a 49 milioni di Euro all’anno a sostegno dell’agricoltura biologica. Si tratta di contributi a fondo perduto. Soldi che non debbono essere restituiti. Se trasformiamo questi fondi in vecchie lire, prendiamo atto che ogni anno, in Sicilia, si spendono quasi 100 miliardi di vecchie lire per sostenere l’agricoltura biologica! Una somma enorme. Ribadiamo: tutti contributi a fondo perduto”.

Va detto che l’agricoltura biologica non si inventa dall’oggi al domani, Si tratta di un’agricoltura che richiede grande professionalità e costi di produzione molto più elevati rispetto all’agricoltura tradizionale.

L’agricoltura biologica, come già accennato, non contempla l’uso di fertilizzanti chimici, di pesticidi e di erbicidi. Ma questo è facile a dirsi e molto difficile da fare. Perché non è facile eliminare gli insetti che attaccano le colture senza ricorrere alla chimica. Lo stesso discorso vale per i funghi e i batteri che attaccano le piante e i frutti. Per non parlare dei virus, per i quali non esistono cure, se non l’eradicazione delle piante infette.

Per gli insetti dannosi per le piante, ad esempio, si può fare ricorso ad altri insetti naturali ‘nemici’ di quelli che noi consideriamo dannosi perché attaccano le colture. In parole semplici, possiamo affermare che la lotta biologica in agricoltura è una tecnica che sfrutta i rapporti di antagonismo fra gli organismi viventi per contenere le popolazioni di organismi dannosi per le colture agricole (QUI POTETE APPROFONDIRE IL CONCETTO DI LOTTA BIOLOGICA).

Ma, lo ribadiamo, non sempre è facile utilizzare i nemici naturali e, in generale, la lotta biologica. Non a caso, accanto alla ‘Lotta biologica’, esiste la ‘Lotta biologica integrata’ che, come amava ripetere il compianto professore Pietro Genduso, bravissimo docente di Entomologia presso l’università di Palermo, è “una filosofia”: ovvero una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell’uso di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti mettendo in atto vari accorgimenti (QUI LA DEFINIZIONE DI ‘LOTTA INTEGRATA’ IN AGRICOLTURA).

La differenza tra ‘Lotta biologica’ e ‘Lotta integrata’ è sostanziale.

La prima – la ‘Lotta biologica’ – vieta radicalmente il ricorso alla chimica in agricoltura: niente pesticidi, niente erbicidi, niente fertilizzanti.

La seconda – la ‘Lotta integrata’ – ne limita al minimo l’utilizzazione: ma se è impossibile eliminare un insetto dannoso con i suoi nemici naturali, ebbene, si interviene con un insetticida: magari cercando un insetticida non tossico o poco tossico per l’uomo: ma pur sempre con un insetticida.

Come potete leggere nell’allegato, con la ‘Lotta integrata’ si fa di tutto per limitare l’uso della chimica in agricoltura: ma se la chimica è necessaria si interviene anche con la chimica.

Perché ci siamo dilungati in queste precisazioni? Per provare a illustrare ai nostri lettori che l’agricoltura biologica allo stato puro è complicata e costosa: e sono proprio gli alti costi di produzione del prodotto biologico che giustificano i cospicui contributi pubblici.

Ma appunto perché l’agricoltura biologica è difficile e costosa sono necessari i controlli. Non solo le attuali certificazioni di enti e società che ‘certificano’ che tali aziende hanno utilizzato le tecniche di agricoltura biologica e bla bla bla.

Servono anche controlli sui prodotti finiti: controlli a campione, severi, prima dell’immissione di questi prodotti nei mercati di consumo. Il modello dei controlli è quello messo in atto da GranoSalus e da I Nuovi Vespri: controlli sui prodotti finiti, così com’è stato fatto per la pasta (QUI I RISULTATI DELLE ANALISI SU OTTO MARCHE DI PASTA ITALIANE) e per le semole (QUI I RISULTATI DELLE ANALISI SULLE SEMOLE DI GRANO DURO).

Solo con i controlli sui prodotti agricoli biologici si potranno tutelare i consumatori. E solo con i controlli sui prodotti agricoli biologici si potranno evitare truffe ai danni della pubblica amministrazione e, quindi, della collettività.

Perché deve essere chiara una cosa: chi dice di produrre in biologico e poi ricorre a metodi di produzione agricola tradizionali guadagna una barca di soldi truffando la pubblica amministrazione e i consumatori.

Da leggere:

Ragazzi: 350 mila ettari di agricoltura bio in Sicilia: chi è che controlla questa produzione?

 

 

 

 

 

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