Palermo: e scava, scava scava e, alla fine, hanno rotto un tubo e il gas stava mandando all’altro mondo sette persone!

13 ottobre 2017

Palermo ieri ha scoperto qualcosa che non era stata messa nel conto: e cioè che le centinaia e centinaia di scavi che massacrano la città tra Passante ferroviario, Anello ferroviario e open fibra possono provocare la rottura dei tubi del gas: con il gas che ti arriva in casa dagli impianti di areazione. Ieri è successo a due passi da via Libertà. Sette persone hanno rischiato la vita. Belli gli scavi, no?

Da cinque anni Palermo non è più una città: è un cantiere a cielo aperto. Si scava, si scava, si scava. Con l’eccezione dei 15 km di Tram, realizzati in tempi record per arraffare i fondi europei (l’imbroglio di progetti ‘retrospettivi’, un tempo detti ‘Progetti di sponda’: prendi una qualunque opera e dici a Bruxelles che l’hai ‘programmata’ con i fondi europei: ammuccamu!), tutto il resto sono lavori dei quali non si conosce la fine. E scava qua e scava là, ieri hanno rotto un tubo del gas e sette persone – dipendenti di un call center – ci stavano lasciando la pelle.

Si, hanno rischiato di morire. Perché scava di qua e scava di là, se si rompe un tubo il gas può arrivare nelle abitazioni di tante persone. L’importante è che non lo sappiano. Di giorno magari ti salvi, com’è successo ieri ai sette dipendenti di un call center a due passi da via Libertà. Ma se succede di notte…

Succederà qualcosa? Qualcuno chiederà conto e ragione di questi scavi cittadini che, come i rotoloni di carta pubblicizzati in Tv, non finiscono mai? No, perché gli scavi di Palermo, da sempre, hanno sempre le ‘carte’ e i ‘timbri’ a posto.

Passante ferroviario a Anello ferroviario ricordano una favola:

“C’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: ‘Raccontami una favola’. La serva incominciò: ‘C’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: ‘Raccontami una favola. La serva incominciò…”.

Non sappiamo più da quanti anni va in scena la ‘favola’ del Passante ferroviario. E’ il collegamento tra l’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ e Palermo. Dovrebbe attraversare la città con 17 stazioni e 22 fermate: campa cavallo!

Trenta km di strada ferrata di cui 20 km all’interno dell’area urbana. Per il Passante si scava, si scava, si scava. Ogni tanto spunta una stazione. Quella di Piazza Lolli è un esempio di desolazione: il dramma dell’architettura di oggi: sofferenza, solitudine, povertà. Spazi che inghiottono l’anima e la fanno a pezzi!

I lavori vanno avanti, si fermano, ripartono. Si licenziano gli operai. Si riassumono. Si va. Non va. Ora va. Sì, no, ma. Finora oltre un miliardo di euro è volato via. E si va avanti. A cosa servono, a Palermo, i fondi pubblici? Alle ex Ferrovie dello Stato, no!

E l’Anello ferroviario? Altri lavori eterni. Per ora ‘solo’ 100 milioni di euro o giù di lì. Ma ne arriveranno altri.

Piazza Politeama è un cantiere che viene e che va. Hanno tagliato gli alberi. Per fare che cosa? Una stazione. Giusto nella piazza principale della città? Sì: più importante è la piazza da sventrare, più soldi si potranno spendere. Vi sembra poco?

Chiuse alcune strade da anni: via Emerico Amari, via Lazio, via Sicilia. Negozi che vanno in malora. Traffico caotico. Vita impossibile per i cittadini. Disagi? E chissenefrega! I soldi prima di tutto.

Servirà ‘sto Anello ferroviario? All’impresa che lo sta realizzando senz’altro! E ai cittadini? Che domanda: ma se non sanno nemmeno chi dovrebbe gestirlo? Intanto si appalta & scava. Poi si viri…

Si sa che i lavori realizzati, dopo anni di caos, sono ancora all’alba. Ci vorranno altri cinque anni, forse sei, forse sette, forse dieci. E le imprese ‘ammuccano’. Vi pare poco?

Poi ci sono altri lavori. Tubi di qua e tubi di là. Come negli anni ’90 del secolo passato. Sindaco era sempre Leoluca Orlando. Si sfasciavano tutte le strade cittadine. Era il cablaggio. Per il nome di questi appalti scava-scava era stato scomodato un grande filosofo dell’antica Grecia. Socrate. Era il ‘mitico ‘Progetto Socrate’.

Bussavano in ogni casa e dicevano:

“Volete essere cablati?”. E cablavano.

Finiti gli appalti, finito tutto. Chi si è visto si è visto. Tutto dimenticato. E il cablaggio? Boh!

Oggi, a Palermo, c’è l’Open fibra dell’ENEL. Una variante del ‘Progetto Socrate’? Vattelappesca!

Intanto si scava, si scava, si scava.

Scavavano, ieri, anche tra via Cordova e via Ugudlena. E scava scava, hanno colpito un tubo del gas. Accidentalmente, ci mancherebbe!

Sempre accidentalmente il gas, questo monello, una volta liberato, si è ‘arrampicato’ nei locali di un call center attraverso l’impianto di areazione. Sette persone pensavano di rinfrescarsi un po’ – a ottobre a Palermo è ancora estate – e invece…

E invece hanno cominciato ad accusare malori. Devono aver intuito quello che stava succedendo. Sono finiti in ospedale. Si sono salvati.

Intanto, nel tratto tra le due vie, dove si scava, sono arrivati tutti: Vigili del Fuoco, operai dell’AMG (la società del Comune di Palermo che gestisce il gas). Siamo certi che si ‘indagherà’.

Chissà cosa penseranno le centinaia di migliaia di migliaia di migliaia di palermitani che, da anni, convivono con gli scavi sotto casa che, in inverno, accenderanno gli impianti di riscaldamento…

Tutto a posto? Sì, si può riprendere a scavare. Gli appalti non si possono fermare. I piccioli prima di tutto.

E scavano, scavano, scavano…

P.S.

Per cortesia: non dite nulla ai consiglieri comunali di Palermo… Non facciamo allarmismo!

Foto tratta da palermo.gds.it

 

 

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