Il falso presupposto dei liberali

1 ottobre 2017

Per i liberali, lo Stato non dovrebbe intervenire nelle vicende economiche. Dimenticando che, così, facendo, i più forti massacrerebbero i più deboli. Se ci riflettiamo, è quello che sta avvenendo nel nostro tempo: tempo di liberismo sfrenato e di ‘rigore’ economico. Ma siamo proprio sicuri che questo sia il metodo migliore per gestire una società? La riflessione del filosofo e commentatore, Diego Fusaro

di Diego Fusaro 

In un rovesciamento integrale della prospettiva che fu anticamente di Platone e Aristotele e modernamente, sia pure su diverse basi, di Hegel e Fichte, per Hobbes, Locke e la tradizione liberale la comunità non è il prius logico e cronologico, la realtà che permette la genesi e lo sviluppo delle libere individualità. È, al contrario, un momento derivato e secondario, frutto dell’unione di individualità già formate e autonome, che si uniscono in seconda battuta non perché intrinsecamente socievoli e comunitarie, secondo la prospettiva aristotelica, ma perché consapevoli che il loro egoismo acquisitivo può trovare una più libera ed efficace attuazione unicamente nel quadro di una relazione intersoggettiva di tipo concorrenziale; rispetto alla quale la potenza statale è chiamata a svolgere la funzione esclusiva di guardiano notturno e di pouvoir neutre.

Secondo quanto programmaticamente asserito da Hume nel suo testo “Sull’indipendenza del parlamento” (1742), “è giusta la massima politica secondo la quale bisogna presumere che ogni uomo sia una canaglia” (it is a just political maxim that every man must be supposed a knave).

Secondo quanto ebbe a rilevare Wilhelm Röpke, l’ordoliberista fondatore della social market economy, lo Stato dovrebbe limitarsi a “vegliare con assoluta imparzialità e incorruttibilità per la più stretta osservanza delle regole del gioco e della correttezza sportiva” . In ciò e soltanto in ciò starebbe la giustizia.

A questa tesi si potrebbe, non senza buone ragioni, obiettare che difficilmente può definirsi giusta una situazione in cui il massacro del debole si produce senza l’intervento attivo di chi, in teoria, potrebbe e dovrebbe farlo. Giustizia sarebbe, anzi, l’intervento etico di uno Stato che normasse la relazione impedendo al più forte di massacrare il debole.

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti