La rivoluzione energetica della Sicilia: parla il docente di nuove tecnologie dell’energia ‘Marione’ Pagliaro

19 settembre 2017

Certo, il ‘Patto dei Sindaci’ è stato un mezzo fallimento. Ma questo non significa che la Sicilia è tagliata fuori dalle energie alternative. Ne parliamo con Mario ‘Mariome’ Pagliaro, chimico, docente di nuove tecnologie dell’energia, primo ricercatore al CNR di Palermo. Che ci racconta le novità intervenute in questo campo in Sicilia, spesso nel silenzio generale. Da Termini Imerese ad Augusta. Gli elettrodotti, i rischi che comportano e cosa fare per limitarli. Il recupero dell’acqua piovana

Abbiamo già intervistato una volta Mario ‘Marione’ Pagliaro, chimico, docente di nuove tecnologie dell’energia, primo ricercatore al CNR di Palermo, a proposito degli incendi che hanno colpito alcuni centri di compostaggio della Sicilia (QUI LA SUA INTERVISTA). Siamo tornati da lui per farci raccontare a che punto è la Sicilia in materia di utilizzazione di energie alternative.

Cominciamo dall’attività del Governo regionale uscente. In questi cinque anni cos’ha fatto in questo settore il Governo di Rosario Crocetta? 

“Ha provato a rilanciare il cosiddetto ‘Patto dei Sindaci’, un’iniziativa comunitaria che avrebbe dovuto portare il solare e l’efficienza energetica nei Comuni piccoli e grandi della Sicilia. Ed ha siglato un protocollo d’intesa con Terna per accelerare la costruzione di due nuovi elettrodotti in altissima tensione (il Chiaramonte Gulfi – Ciminna; e il Villafranca-Assoro) che dovrebbero portare la rete in altissima tensione all’interno della Sicilia”.

E’ andata bene?

“No. Il Patto dei Sindaci non ha prodotto i risultati desiderati. E questo per un motivo molto semplice: occorre che ogni Comune si doti di un giovane Energy manager di competenze tecniche e manageriali realmente avanzate. E qui il futuro governo della Regione siciliana dovrà assumere una progettualità completamente nuova”.

Gli elettrodotti non sono un po’ pericolosi per la salute umana?

“In parte lo sono: gli elettrodotti in altissima tensione servono ad aumentare la portata dei flussi di elettricità che in Sicilia è e sempre più sarà energia rinnovabile proveniente dal sole e dal vento. Gli elettrodotti ad altissima tensione generano intensi campi elettromagnetici a bassa frequenza. Gli effetti accertati delle sorgenti a bassa frequenza sull’organismo umano sono essenzialmente legati all’intensità del campo magnetico, che a differenza di quello elettrico non è schermato dagli ostacoli quali ad esempio pareti e vegetazione. Per questo motivo il campo magnetico è più importante di quello elettrico ai fini della protezione della popolazione”.

Cosa prevede la legge?

“La legge prevede che, nella progettazione di nuovi elettrodotti o di nuove aree, in prossimità di linee elettriche esistenti, è necessario verificare che nelle fasce di rispetto non siano previste aree gioco per l’infanzia, ambienti abitativi, scuole e e luoghi in genere adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere; inoltre, all’interno di tali fasce non dovranno essere presenti balconi, terrazzi, cortili, giardini, o luoghi all’aperto quali spazi verdi o attrezzati che comportino permanenze superiori alle quattro ore giornaliere”.

La Sicilia ha pochi o molti elettrodotti?

“la Sicilia è la Regione italiana che ne ha meno: quella con la rete elettrica più obsoleta. Alcuni temono che avvenga con l’elettricità rinnovabile quello che avvenne con il gas naturale delle Puglie che, quando fu scoperto, fu portato interamente al Nord per l’industrializzazione del Paese, fatta tutta o quasi al Nord e poi al Centro”.

Parliamo un po’ del bilancio energetico della Sicilia: noi esportiamo energia, no?

“In realtà, grazie al nuovo collegamento sottomarino fra Sicilia e Calabria entrato in funzione perché nel 2016, la Sicilia, per la prima volta, ha importato dal resto d’Italia 700 milioni di kWh (chilowattora). Ed ha esportato, e questo non lo sa nessuno, quasi 1,6 miliardi di kWh verso Malta: che adesso, in pratica, va ad energia eolica e fotovoltaica siciliana, grazie al nuovo e sconosciuto cavidotto sottomarino che, da Ragusa, raggiunge l’isola di Malta”.

Possiamo dire che, nel 2016, in Sicilia, in materia energetica, c’è stato un cambiamento.

“Certo. Nel 2016 si è realizzato un cambiamento epocale. La Sicilia ha smesso di esportare elettricità verso l’Italia ed esporta verso Malta. Il contratto di fornitura con Malta l’hanno firmato l’azienda di Stato maltese con la ex azienda di Stato italiana. Le conseguenze economiche ed ambientali sono importanti e vanno conosciute. La Sicilia guadagna due volte da una migliore connessione con il resto d’Italia e con Malta”.

Cioè?

“Da un lato trova uno sbocco alla grande produzione di energia elettrica pulita che, con il crollo delle attività produttive, aggravato dalla limitata capacità di trasporto dell’energia, determinava il frequente arresto delle pale eoliche e l’arresto della produzione delle centrali fotovoltaiche. Dall’altro lato, vede fermarsi impianti termoelettrici obsoleti e fortemente inquinanti come quelli che utilizzavano l’olio combustibile a Termini Imerese o ad Augusta. Non credo siano in molti a sapere, ad esempio, che il grande gruppo ad olio combustibile della centrale ‘Ettore Majorana’ di Termini è ormai fermo. Per intenderci, parliamo di quello con la grande ciminiera visibile dal mare come dall’autostrada. Al suo posto girano moderni e molto più piccoli gruppi a gas naturale il cui compito è sostanzialmente quello di compensare il calo di produzione eolico o fotovoltaico quando il vento cala, o il sole tramonta o il tempo è nuvoloso”.

E ad Augusta?

“La grande centrale termoelettrica di Augusta, quella che portò all’elettrificazione della Sicilia, è fra quelle messe in vendita da Enel per essere trasformata in tutt’altro (c’è un concorso d’idee fra progettisti, allo scopo)”.

I cittadini hanno benefici economici con l’energia verde? 

“Certo. Il business degli incentivi all’energia verde si è tradotto in benefici economici e ambientali che adesso toccheranno tutti. E questo per un motivo molto semplice: l’intelligenza e la lungimiranza di Hermann Scheer, il grande sociologo e parlamentare tedesco che li concepì”.

Raccontiamo, per grani linee, la storia di questo personaggio?

“Sono gli anni ’80 del secolo scorso. Hermann Scheer ha partecipato ai moti del ’68, ma a differenza di tanti che non riuscivano ad elaborare proposte e progettualità concrete, studia a fondo come dare il via alla sostituzione della produzione centralizzata dell’energia basata sui combustibili fossili e sul nucleare con l’energia del sole nelle sue varie forme: luce, vento e movimento dell’acqua”.

Se non ricordiamo male, Hermann Scheer che ci ricorda che in Europa, un tempo, c’era anche la sinistra vera…  

“Hermann Scheer è un marxista creativo. Ha visto le opere di Brecht: specie quella che dice ‘Prima la pancia e poi la virtù’! Allora pensa ad un meccanismo che incentivi l’energie verdi che colpisca, appunto, la pancia, prima della virtù. Studia i sistemi incentivanti varati da Carter negli Usa negli anni ’70, ma anche in Europa e in Canada dopo la crisi petrolifera del ’73. Tutti, sostanzialmente, finanziavano l’acquisto dell’impianto che produceva l’energia rinnovabile: dall’acqua calda degli impianti solari termici ai primi impianti fotovoltaici. E tutti si erano tradotti in un fallimento: i prezzi, invece di diminuire, salivano. I produttori e i clienti si mettevano d’accordo: ‘Tu mi dai l’impianto al prezzo alto che vuoi, ce lo facciamo finanziare dallo Stato e ci dividiamo i proventi'”.

E allora che succede?

“Hermann Scheer applica Brecht. Ai cittadini e alle imprese proprietari degli impianti non daremo più i soldi per comprarli. Quelli se li approntino da sé. Gli daremo invece un corrispettivo per ogni unità di energia pulita effettivamente prodotta. Questo naturalmente separa gli interessi del produttore di energia rinnovabile da quelli dei produttori degli impianti. Adesso, cittadini e imprese non solo vanno alla ricerca di impianti ad alta efficienza al costo più basso, ma passano il tempo a manutenere e pulire ad esempio gli impianti fotovoltaici, per massimizzare la produzione”.

In Germania gli impianti per produrre energia alternativa costano poco.

“E’ vero. Hermann Scheer, che era parlamentare e un grande oratore, fa approvare la legge sulla transizione energetica alla Germania nel 2000. In pochi anni è la rivoluzione. I prezzi degli impianti fotovoltaici, ma anche quelli eolici e pure quelli fototermici che servono a produrre acqua calda, crollano ad un livello ritenuto da tutti impensabile. Da tutti, ma non da Scheer: il padre dell’economia solare”.

E in Sicilia?

“Ormai da anni la Sicilia è entrata nell’era dell’economia solare. Quella in cui un’azienda molitoria di Palazzolo Acreide produce al costo di 3 centesimi i kWh necessari al suo funzionamento grazie ad una centrale fotovoltaica da 320 kW proprio accanto all’azienda. Prima di allora ne spendeva circa 15, di centesimi, per pagare i kWh prelevati dalla rete”.

Cosa manca alla Sicilia perché questo possa divenire la norma per tutti?

“Molto semplice. Manca la legge regionale sulla generazione distribuita che confido possa essere fra le prime presentate dal nuovo Governo e approvate dal Nuovo Parlamento siciliano che si insedieranno a Novembre. Una legge che, dettando precise ‘Linee guida’ per l’integrazione architettonica degli impianti, dia a tutti i siciliani la possibilità di solarizzare gli edifici dove vivono e lavorano: perché attualmente invece è vietato in quasi tutto il territorio regionale a causa di vincoli di obsoleti tutela del patrimonio storico-artistico e paesaggistico che non tengono conto che le nuove tecnologie dell’energia green sono divenute persino belle ed eleganti. Ne parliamo la mattina del 22 Settembre a Menfi, al convegno su come portare il solare a tutti che si terrà nell’aula consiliare del Comune”.

Lei si è occupato anche del recupero dell’acqua piovana. 

“Sì. Una legge ben scritta sulla generazione distribuita dovrebbe includere anche l’acqua, ovvero incentivare presso le famiglie e le imprese la diffusione dei sistemi di recupero dell’acqua piovana, che attualmente finisce in gran parte nelle condutture fognarie e poi a mare. L’uso dei sistemi di recupero dell’acqua piovana negli edifici è una cosa normale in molti Paesi che fronteggiano condizioni di bassa piovosità, ma in Sicilia sono pressoché sconosciuti nonostante siano spesso prodotti in Italia e producano grandi benefici economici e ambientali. La metà del fabbisogno giornaliero domestico di acqua può essere fornito dal recupero delle acque piovane, evitando così l’uso dell’acqua potabile prelevata dalla rete per l’innaffiamento delle aree verdi, il lavaggio degli spazi aperti e dei veicoli, o per il lavaggio del bucato. Un sistema per il recupero e la distribuzione dell’acqua piovana alimentato da energia fotovoltaica, interamente Made in Italy”.

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