Beppe De Santis: “Per la vecchia politica siciliana, con l’alleanza tra M5S e Sovranisti la paura fa 90”

15 settembre 2017

Beppe De Santis, oggi esponente di punta del Movimento Sovranista nazionale, economista ed esperto di sviluppo locale, già sindacalista della CGIL, si batte per l’attuazione integrale della Costituzione italiana del 1948 e per realizzare tre obiettivi: l’uscita dell’Italia dall’Italia dall’Unione Europea come ha fatto il Regno Unito; l’uscita dall’euro e il ripristino della sovranità monetaria; il ripristino della sovranità nazionale politica e popolare. In Sicilia i Sovranisti sono tra i promotori del movimento-lista “Noi Siciliani con Busalacchi-Sicilia Libera e Sovrana”

di Beppe De Santis

Succedono cose molto strane, in queste ore, nella Sicilia che, il prossimo 5 novembre, dovrà eleggere il nuovo presidente della Regione e il nuovo Parlamento dell’Isola. Cose strane, molto strane. Il tema è uno: il vecchio sistema politico che fa quadrato per fermare il ‘primo nemico’, quello immediato e parziale, in Italia e in Sicilia: il Movimento 5 Stelle. Ovvero, per fermare il popolo sovrano che vuole voltare pagina chiamando i grillini ad amministrare la Sicilia per iniziare la cacciata dei servi italiani e siciliani degli oligarchi neoliberisti. E siccome, storicamente, chi vince le elezioni in Sicilia poi le vince a Roma, ecco che la parola d’ordine diventa la seguente: fermare, con tutti i mezzi, i grillini in Sicilia per scongiurare che vadano a governare l’Italia. Con tutti i mezzi: politici, clientelari e, se le condizioni lo richiederanno, anche giudiziari…

Così, ancora una volta, la Regione più bistrattata del Belpaese, ‘sgovernata’ da ‘ascari’, da ladri e da delinquenti e dove i veri mafiosi continuano a fare il bello e il cattivo tempo diventa essenziale per il futuro politico dell’Italia. Perdere in Sicilia, per il centrosinistra – soprattutto se a vincere saranno i grillini, con i Sovranisti costituzionali di Busalacchi, potenzialmente ancor più pericolosi dei grillini – significherebbe non governare l’Italia per i prossimi cinque anni.

La battaglia, per la vecchia politica, è difficile. Lo sanno bene Renzi e Berlusconi, che debbono mettere sotto controllo una Sicilia che non li vuole. Almeno un uomo della vecchia politica – o di Renzi, o di Berlusconi, o di entrambi – si deve prendere l’Isola che, lo ribadiamo, non deve finire ai grillini e ai sovranisti costituzionali siciliani.

Ci ha provato Berlusconi con l’avvocato Gaetano Armao. L’ex Cavaliere, che conosce bene la Sicilia dai tempi di Milano 2, quando nella Palermo Capitale mondiale della mafia comandavano gli Inzerillo, i Bontade e i Teresi, ha provato a convincere Nello Musumeci a farsi da parte: o meglio, a fare il vice presidente ad Armao. Ma ha incassato un “no” secco, se è vero che Musumeci è rimasto il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione.

Dopo di che, la scorsa settimana, è piombato in Sicilia Renzi, per capire se l’Isola pensa ancora di lui quello che hanno pensato in tantissimi lo scorso 4 dicembre, quando sette cittadini siciliani su dieci (ovviamente tra quelli che hanno votato per il referendum sulle folli riforme costituzionali patrocinate da Renzi per conto dell’Unione Europea dell’Euro) hanno votato “No” alle riforme renziane.

Renzi e Berlusconi hanno capito che in Sicilia, tanto per cominciare, debbono sparigliare le carte. Preparandosi a fronteggiare anche un terzo incomodo – Massimo D’Alema – che, pronto accomodo, ha piazzato Claudio Fava candidato della ‘sinistra alternativa al PD’ come candidato alla presidenza della Regione. Se è vero che difficilmente Renzi e D’Alema potrebbero trovare punti diretti ed espliciti (almeno in fase elettorale) di incontro, è altrettanto vero che Berlusconi è la persona adatta per dialogare con D’Alema, vero agente sistemico del regime oligarchico neoliberista…

Lo sparigliamento delle carte, da parte di Berlusconi, è iniziato con la candidatura di Vittorio Sgarbi alla presidenza della Regione. Alla partita partecipa anche l’ex presidente della Regione condannato per favoreggiamento alla mafia, Totò Cuffaro, non a caso ‘coccolato’ pubblicamente dallo stesso Sgarbi, uno ‘squadrista da TV’ che in una certa Sicilia sa dove mettere le mani.

Da quello che si capisce, Berlusconi e ‘Coca coca bum bum’, al secolo Gianfranco Miccichè, hanno il compito di sfasciare il quadro delle alleanze elettorali di Musumeci, mentre Renzi, Leoluca Orlando e il senatore Giuseppe Lumia devono pompare la candidatura del rettore dell’università di Palermo, Fabrizio Micari.

Se l’ex Cavaliere e Coca coca bum bum, con la ‘consulenza’ del condannato per favoreggiamento alla mafia Cuffaro, hanno già iniziato a sfasciare l’unità del centrodestra, Renzi, Leoluca Orlando e il sentore Lumia hanno già iniziato la fase ‘costruens’ con il solito trasformismo politico. Hanno già messo nel ‘carniere’ il peripatetico jolly Fabrizio Ferrandelli, personaggio ormai pluriscreditato che, nella testa di Renzi, Orlando e Lumia, a Palermo, dovrebbe avere ancora qualche migliaio di persone che gli vanno dietro.

Intanto Orlando – che sta utilizzando impropriamente la presidenza dell’ANCI Sicilia per preparare una lista alle elezioni regionali in sostegno di Fabrizio Micari (ma una vergogna politica del genere quando si è vista?) – sta trattando con il fratello dell’ex presidente della Regione condannato per favoreggiamento alla mafia, alias Silvio Cuffaro, per ‘intrupparlo’ nella sua lista (QUI L’ARTICOLO).

La cosa avrebbe dovuto restare ‘segreta’ fino alla presentazione delle liste orlandiane, con lo stesso Orlando che avrebbe poi manifestato ‘sorpresa’, dicendo che non ne sapeva nulla. Ma l’operazione Leoluca Orlando-Totò Cuffaro insieme ‘appassionatamente’ per sostenere Micari è stata ‘sgamata’. Così, in queste ore, il sindaco-fariseo ‘antimafioso’ di Palermo è nelle ‘ambasce’: già la flaccida e vacua borghesia panormita che lo sostiene e che si è orlandianamente autoproclamata ‘progressista’ non ha ancora ‘digerito’ di avere scoperto che Orlando è renziano nel nome del Tram, degli appalti ferroviari e dei fondi europei del PON da gestire allegramente in campagna elettorale: figuriamoci scoprire, in queste ore, che il ‘divo’ Orlando tratta con il condannato per favoreggiamento alla mafia e con il di lui fratello!

Sì, la borghesia ‘progressista’ di Palermo ne ‘morirebbe’: basta leggere i post su facebook di Pippo Russo, orlandiano della prima ora, ma ormai sempre più schifato dalla politica siciliana: da “tutta” la politica siciliana! Per non parlare di Aurelio Scavone, altro orlandiano della prima ora, che qualche anno fa ha provato, senza riuscirci, a portare Orlando sulle posizioni dei ‘Sovranisti’, invitando a Palermo l’economista Nino Galloni e che adesso si ritrova, da possibile candidato alle regionali, non soltanto a sostenere il candidato di Renzi (Renzi che lui, Aurelio Scavone, da cattolico di scuola Piersanti Mattarella, cordialmente detesta!), ma anche insieme ai ‘fratellini Cuffaro…

Eh sì, ha qualche problemino Leoluchino, nella Palermo dove l’apparenza conta più della sostanza. Come nel Tartuffe di Molière, “è il pubblico scandalo che offendee la morale e peccare in segreto è come non peccare…”. Fino a quando la melma non si vede, beh, tutto va bene: un po’ come avveniva alla fine degli anni ’80 del secolo passato, quando in piena Giunta comunale della ‘Primavera’ di Palermo Vito Ciancimino e il suo socio storico, conte Romolo Vaselli, trafficavano negli appalti panormiti per la manutenzione di strade e fogne. Ma adesso la melma si vede: e questo per Leoluca Orlando non è bene…

Ovviamente, indebolire Musumeci e rafforzare Micari non basta: bisogna dare una ‘botta’ alla lista dei grillini e al suo candidato, Giancarlo Cancelleri. Certo, l’ideale sarebbe sopprimere fisicamente tale lista e poi, tramite Berlusconi, convincere la ‘sinistra’ di Fava ad appoggiare Micari. O, al limite, sbarazzarsi di Micari e convergere tutti su Fava.

Tale seconda ipotesi sembra sia vista male da Berlusconi, perché se è vero che Fava, da vice presidente della commissione Antimafia nazionale, qualche anno fa, ha ‘sorvolato’ su ‘Za Silvana, al secolo Silvana Saguto, allora presidente della Sezione per le misure di prevenzione presso il Tribunale di Palermo, non è detto che poi non si rivolti contro l’ex Cavaliere. Per non parlare del fatto che Fava non farebbe sconti a Mario Ciancio Sanfilippo: e questo, non soltanto per Berlusconi, ma per tutto il centrosinistra, è un grosso, grossissimo problema…

Ma di questo, di Fava, si saranno detti Renzi, Berlusconi e compagni vari ne parliamo poi: per ora togliamo di mezzo i grillini. Come? C’è un bel ricorso di un escluso. Un tizio, marito di una moglie già grillina, che non si capisce se ha firmato o non ha firmato un cavolo di codice etico o diavolerie varie.

Certo, sono fatti interni a un movimento politico. Però si può ‘cavillare’ un po’. Ecco un giudice che ‘sospende’. Cosa sospende? Non si capisce. Sospende il candidato alla presidenza della Regione del Movimento 5 Stelle, Cancelleri? E perché no? E’ una bella idea, alla fine.

Ha competenza un giudice sui fatti interni di un movimento politico? Se lo chiedeva Vito Ciancimino poco prima del congresso regionale della DC siciliana nel lontano 1983. Uno dei ‘colonnelli’ di Ciriaco De Mita in Sicilia aveva deciso, se non di sbatterlo fuori dal partito, almeno di fare in modo che non avesse rappresentanza negli organismi regionali. Così si stabilì che, per entrare il direzione regionale, bisognava avere almeno il 10% dei voti. E siccome Ciancimino raggiungeva, sì e no, il 7%, era matematicamente fuori dagli organi regionali della DC.

Don Vito era incazztissimo perché l’avevano lasciato a bocca asciutta ancor prima che il congresso iniziasse. Così aveva chiamato alcuni dei suoi amici magistrati e gli aveva posto la domanda: “Presento un ricorso?”.

La risposta sembra che fu: “Vito: ci dobbiamo infilare nella vita interna di un partito politico con cavilli civilistici? Ci dobbiamo fare ridere dietro da tutti?”. E la cosa finì lì.

Oggi, però, lo scenario è diverso. I grillini non sono la DC. E se la DC, allora, era il ‘sistema’, i grillini, oggi, sono parzialmente e genericamente l’antisistema. Sì, hanno dietro la volontà popolare. Ma oggi c’è da difendere la Sicilia e l’Italia.

Ma ve l’immaginate i grillini siciliani – con i sovranisti siciliani – che vanno a mettere il naso negli appalti ferroviari di Palermo che hanno ormai abbondantemente superato il miliardo di euro per avere, alla fine, appena 15 km di Tram che funziona a costi elevatissimi? Mamma mia!

Ve l’immaginate i grillini – con i sovranisti siciliani – che vanno a mettere il naso negli appalti miliardari della CMC delle strade Palermo-Agrigento e Caltanissetta-Agrigento? Due ‘mammelle’ infinite che non allattano più né il PD, né la Lega nazionale delle cooperative? Due mega-appalti che possono dare ancora ‘tanto’ (che meraviglia la ‘Giustizia’ di Palermo e Agrigento, no?) nelle mani dei grillini e dei sovranisti siciliani, con il serio ‘rischio’ che finisca la mangiugghia ‘stradale’ iniziata timidamente con Cuffaro e proseguita prima con il Governo del ribaltonista Raffaele Lombardo e poi con il ‘pupo’ Rosario Crocetta, manovrato dai ‘pupari’ del PD di Renzi, dal senatore Giuseppe Lumia e dalla Confindustria in salsa sicula di Antonello Montante e Giuseppe Catanzaro.

Ma veramente deve finire il mangia mangia delle discariche degli industrial-munnizzari? Come: è stato fatto un lavoro ‘certosino’ per dare alle fiamme oltre dieci impianti di compostaggio presenti in Sicilia per eliminare definitivamente l’idea ‘balzana’ della raccolta differenziata dei rifiuti, è stato fatto l’impossibile per tutelare gli interessi mafiosi nelle discariche e adesso i grillini – e sovranisti siciliani – dovrebbero vincere le elezioni siciliane del 4 novembre?

In pratica, tutto il ‘lavoro’ fatto dal 2008 ad oggi in Sicilia dal più sputtanato centrosinistra d’Italia deve andare perduto? Persino Totò e Silvio sono già della ‘causa’ e facciamo arrivare i grillini e i sovranisti siciliani? Ha torto Coca coca bum bum quando dice:

“I cinque Stelle sono come l’AIDS. Devono andare fuori dai coglioni”.

Vito Ciancimino non ci riuscì nel 1983 a far intervenire la magistratura nella vita interna di un partito? Chissà, magari con i grillini…

Noi sovranisti costituzionali siciliani siamo tatticamente convergenti con il M55, per cacciare gli oligarchi neoliberisti. Ma, siamo anche strategicamente alternativi al M5S. (QUI L’ARTICOLO CHE HO GIA’ SCRITTO SU TALE ARGOMENTO). Perché siamo, senza se e senza ma, per l’uscita dall’Unione Europea e dall’euro e per il ripristino – e l’attuazione integrale – della Costituzione DEL 1948 e dello Statuto siciliano.

Ma è sacrosanto che il M5S siciliano debba avere piena agibilità elettorale e gli elettori la libertà di votare, in particolare, contro l’oligarchia neoliberista. Votare per il M5S, se vogliono, o meglio ancora, per la Lista “Noi siciliani con Busalacchi-Sicilia libera e sovrana”.

Attenzione, cari Siciliani: in Italia e in Sicilia è in corso uno scontro frontale tra agli oligarchi neoliberisti-euristi e il Popolo, il Sopra contro il Sotto.

Al servizio, effettivo permanente, della trama oligarchica neoliberista mondiale, europea e italiana, militano tutte le forze politiche tradizionali (dette di centrodestra, di centro e di centrosinistra e cespugli ruota di scorta), con gli aedi del canagliume prevalente nei media di regime e nell’intellighenzia di regime.

FINTAMENTE contro il regime oligarchico si muovono, con osceni ondeggiamenti, la Lega Nord di Salvini e i Fratelli d’Italia della Meloni, i quali, dopo la scoppola della Le Pen in Francia, stanno rientrando nel recinto vetero-berlusconiano (lo conferma l’ammucchiata sconcia attorno a Musumeci in Sicilia).Una impostura, direbbe Sciascia.

PARZIALMENTE e contraddittoriamente, in modo intermittente, contro il regime oligarchico si muove l’M5S.

Comunque, il M5S è una forza parzialmente di OPPOSIZIONE al regime oligarchico neoliberista.
Oggettivamente convergente con tutti gli avversari sinceri dl neoliberismo. Fino a prova contraria,
Il M5S potrebbe contribuire alla cacciata degli oligarchi. Vedremo.

La vera novità dello scenario politico italiano è rappresentato dal nascente- e in via di rapido consolidamento – MOVIMENTO PER L’ATTUAZIONE INTEGRALE DELLA COSTITUZIONE (e degli Statuti autonomistici, in primis quello siciliano), rafforzatosi dopo lo storica vittoria del NO al referendum del 14 dicembre 2016. Si tratta del Movimento Sovranista costituzionale, del nuovo Movimento patriottico costituzionale.

Il Movimento patriottico costituzionale, per ora, è ancora una galassia diffusa e carsica di reti, associazioni, centri, in via di aggregazione, con i naturali travagli del caso.

L’epicentro più solido e maturo di aggregazione è rappresentato dai gruppi e dai soggetti che hanno dato vita il 25 aprile scorso alla CONFEDERAZIONE PER LA LIBERAZIONE NAZIONALE-CLN (attuazione integrale della Costituzione e degli Statuti). La quale ha celebrato la II assemblea nazionale recentemente a Chianciano (in calce a questo articolo trovate gli articoli e gli approfondimenti che I Nuovi vespri hanno dedicato a tale appuntamento).

Il soggetto siciliano più vicino a questa impostazione sovranista costituzionale è rappresentato la Movimento -Lista “Noi siciliani con Busalacchi-Sicilia Libera e Sovrana”, in campo per le lezioni regionali siciliane del 5 novembre prossimo con la candidatura di Franco Busalacchi alla presidenza della Regione siciliana.

Tra l’aLtro, tra il Movimento siciliano e la CLN è stato sottoscritto uno specifico Patto strategico ed operativo (COME POTETE LEGGERE QUI).

Insomma, la novità politica, in Italia e in Sicilia, consiste nel parziale e possibile ruolo di opposizione al sistema oligarchico da parte del M5S (cacciare la “casta” dal potere, come dicono i grillini, sempre che il M5S non si perda per strada) e, soprattutto, in fieri, in progress, dal MOVIMENTO SOVRANISTA COSTITUZIONALE ITALIANO E SICILIANO, oltreché europeo (si pensi a “France Ensoumise” di Melanchon).

Di conseguenza, il sistema oligarchico deve contenere e battere il M5S e impedire l’exploit del movimento Sovranista costituzionale, attorno al quale il regime adotta il doppio approccio del SILENZIAMENTO, del boicottaggio a tutti i costi, della censura preventiva, e della criminalizzazione preventiva. Come è ovvio e scontato. A partire dalla Sicilia, dove si giocano i preliminari della partita.

E’ in questo scenario che si inserisce il tentativo di condizionare le elezioni regionali della Sicilia, provando a bloccare i grillini, tra ricorsi e controricorsi.

Il vecchio sistema politico siciliano sta tentando di salvarsi: e sta provando a farlo con tutti i mezzi…

 

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