Il ritorno della questione meridionale in Italia e la germanizzazione dell’Europa

8 settembre 2017

Le politiche neoliberali hanno individuato nell’area mediterranea dell’Europa – con riferimento ai Paesi infelicemente detti PIGS: Portogallo, Italia, Grecia e Spagna – l’anello debole della catena del capitalismo europeo, ovvero il punto su cui fare leva per disarticolarlo e per introdurre il paradigma neoliberista a profitto dell’area nordica

di Diego Fusaro

Come sappiamo, nei “Quaderni del carcere”, ma già anche nel saggio su “Alcuni temi sulla quistione meridionale” (1926), Antonio Gramsci tematizza l’unificazione risorgimentale dell’Italia nei termini di un’opera di annessione brutale del Sud ad opera del Nord, con annesso sfruttamento delle risorse del primo da parte del secondo. Così nei Quaderni:

“L’unità non era stata creata su una base di eguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Sud nel rapporto territoriale città-campagna”.

E ancora:

“Il Nord concretamente era una ‘piovra’ che si arricchiva alle spalle del Sud e che il suo incremento economico-industriale era in rapporto diretto con impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale. Il popolano dell’Alta Italia pensava invece che se il Mezzogiorno non progrediva dopo essere stato liberato dalle pastoie che allo sviluppo moderno opponeva il regime borbonico, ciò significava che le cause della miseria non erano esterne, da ricercarsi nelle condizioni economico-politiche obiettive, ma interne, innate nella popolazione meridionale, tanto più che era radicata la persuasione della grande ricchezza naturale del terreno: non rimaneva che una spiegazione, l’incapacità organica degli uomini, la loro barbarie, la loro inferiorità biologica” .

Si potrebbe forse, allora, parlare a giusto titolo di un’europeizzazione della “quistione meridionale”, peraltro sviluppando un allargamento del tema che era già stato avviato dallo stesso Gramsci. Sappiamo, infatti, che nei “Quaderni” lo stesso tema dell’americanismo deve essere letto in parallelo, oltre che con il fascismo, con la “quistione meridionale”.

Il rapporto di egemonia del Nord sul Sud, in Italia, viene sempre più determinandosi, a livello globale, come nesso egemonico del capitalismo americano fordista su tutte le altre forme esistenti. Per questo, l’egemonia americana – la vera novità strutturale del capitalismo quale si è venuto sviluppando dopo Marx – costituisce, a giudizio di Gramsci, una sorta di internazionalizzazione della “quistione meridionale”, in cui il Nord americano sfrutta e sottomette il Mezzogiorno del restante mondo capitalistico.

In che senso si può, allora, parlare gramscianamente di una europeizzazione della questione meridionale? È evidente che le politiche neoliberali hanno individuato nell’area mediterranea dell’Europa – i Paesi infelicemente detti PIGS – quello che potremmo definire, con Lenin, l’ “anello debole della catena” del capitalismo europeo, il punto su cui fare leva per disarticolarlo e per introdurre il paradigma neoliberista a profitto dell’area nordica.

A tal punto che, forse, si potrebbe con diritto parlare di germanizzazione dell’Europa.

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