Elezioni regionali/ Come e perché Renzi e Berlusconi stanno usando la Sicilia. Ma…

4 settembre 2017

…ma entrambi stanno perdendo. Renzi non è riuscito a imporre le dimissioni al presidente della Regione, Rosario Crocetta. Che anzi si è ricandidato. Ha ripiegato su Micari, ma il rettore dell’università di Palermo non fa sognare… Berlusconi avrebbe voluto imporre l’avvocato Armao come candidato del centrodestra. Ma è stato sconfitto da Musumeci e, soprattutto, dalla Lega di Salvini. Renzi e Berlusconi avrebbero voluto usare e sfruttare politicamente la Sicilia in vista delle elezioni politiche nazionali: ma stanno solo prendendo botte in testa…

In queste ore Renzi e Berlusconi sono impegnati in due distinti ‘show’ elettorali. Apparentemente, lo ‘spettacolo’, in entrambi i casi, sembra interessi la Sicilia. In realtà, questi due politici stanno solo usando l’Isola per obiettivi di politica nazionale.

Cominciamo con Renzi. Per il segretario del PD la Sicilia e i Siciliani sono meno che niente. Quando è diventato capo del Governo nazionale, Renzi, a proposito dell’Isola, ha perseguito un solo obiettivo: svuotare le ‘casse’ della Regione siciliana. Ha imposto al Governo regionale di Rosario Crocetta una sorta di ‘commissario’: l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, al quale ha delegato di fare il ‘lavoro sporco’.

Questo signore – Baccei – ha eseguito gli ordini di Renzi, svuotando le ‘casse’ regionali e portando la stessa Regione sull’orlo di un default controllato. Ma pur sempre default. Tant’è vero che la Corte dei Conti, per la prima volta nella storia dell’Autonomia siciliana, ha bloccato, seppur temporaneamente, il processo di ‘parifica’ del Bilancio, lanciando un segnale preciso.

Le elezioni regionali siciliane, per Renzi, avrebbero dovuto essere un tassello per consolidare il suo potere a Roma. Perché, storicamente, chi vince le elezioni in Sicilia poi vince le elezioni politiche nazionali.

Arrogante e presuntuoso, Renzi, però, ha sottovalutato la Sicilia. E se fino a qualche giorno fa era all’attacco, adesso il segretario nazionale del PD sta giocando la partita siciliana in difesa.

In occasione delle elezioni regionali siciliane, Renzi si è scelto come braccio operativo il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Non è una scelta causale. A Palermo Orlando e il sistema di potere di Renzi stanno gestendo, insieme, gli appalti ferroviari miliardari.

Orlando, di fatto, ha ‘commissariato’ il PD siciliano per conto di Renzi, esautorando il segretario regionale di questo partito, Fausto Raciti, e tutto il gruppo dirigente siciliano.

Renzi avrebbe voluto le dimissioni del presidente della Regione, Rosario Crocetta. Con le dimissioni di Crocetta, legge alla mano, Renzi avrebbe imposto la candidatura alla presidenza della Regione di Leoluca Orlando o del sindaco di Catania, Enzo Bianco.

Crocetta ha detto no a Renzi. Dopo aver obbedito a Renzi, firmando con l’allora capo del Governo romano due ‘Patti scellerati’ che hanno ‘incaprettato’ la Sicilia, Crocetta, novello Spartaco del PD renziano, si è ribellato. E alla faccia di Renzi non si è limitato ad annunciare la sua ricandidatura: si è già ricandidato, con tanto di manifesti che campeggiano in tutta la Sicilia.

Non dimettendosi, il presidente della Regione ha fatto mangiare la polvere a Renzi e Orlando. E ha di fatto impedito a Orlando o a Bianco di candidarsi alla guida della Sicilia.

Dopo il no di Crocetta, Renzi, tramite Orlando, ha imposto al PD la candidatura del rettore dell’università di Palermo, Fabrizio Micari, alla presidenza della Regione per il centrosinistra.

Di fatto, il rettore Micari, sotto il profilo politico, è una ‘toppa’ rispetto all’iniziale progetto renziano. Cosa che è stata percepita benissimo da tutti. Pure dallo stesso Micari, che avendo capito che la sua è una candidatura debole, non ne vuole sapere di dimettersi da rettore.

Non solo. Crocetta non è il solo ‘schiavo’ del PD renziano di Sicilia che si è ribellato. Adesso anche altri dirigenti e deputati del PD siciliano cominciano a prendere in considerazione l’ipotesi di fregarsene di Renzi e di Orlando e di appoggiare la ‘rivolta’ di Crocetta.

Non sappiamo come finirà la ‘rivolta degli schiavi’ del PD di Sicilia. Ma sappiamo che è in corso. E sappiamo anche che Renzi, avendo capito che Micari andrà a sbattere, si è affrettato a dire – mentendo e sapendo di mentire – che lui con la Sicilia e con la candidatura di Micari non c’entra niente…

Non ci sarebbe da stupirsi se, nei prossimi giorni, mezzo PD siciliano o forse più decida di appoggiare Crocetta. A Micari, in questo caso, non resterebbe che un precipitoso ritiro della propria candidatura. 

Non va meglio a Berlusconi. L’ex Cavaliere avrebbe voluto candidare l’avvocato Gaetano Armao alla presidenza della Regione siciliana. Ma, a quanto si racconta, si è scontrato con i sondaggi tutt’altro che positivi e, soprattutto, con la candidatura di Nello Musumeci. 

Alla fine hanno vinto Musumeci e i suoi sostenitori: la Lega Nord di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Ignazio la Russa e Giorgia Meloni.

Berlusconi sa benissimo di aver perso la partita che ha giocato con Armao. Tant’è vero che ha impiegato qualche giorno prima di mettere a punto il suo piano B.

In che cosa consiste il piano B di Berlusconi? Intanto nell’assecondare il gioco: dicendo che la candidatura di Musumeci è unitaria, è importante per tutto il centrodestra siciliano e italiano e bla bla bla.

Come Renzi con la vicenda Micari, anche Berlusconi, con la vicenda Musumeci, mente sapendo di mentire. 

In realtà, Berlusconi ha preso una bella mazzata politica in testa, perché adesso la leadership del centrodestra nazionale potrebbe passare nelle mani di Salvini. Cosa, questa, che è stata notata dai Popolari europei – con riferimento soprattutto ai tedeschi, ai belgi e agli olandesi – che guardano con sospetto alla Lega Nord, forza politica che non ha mai nascosto la critica al sistema euro.

Gli ‘europeisti’ – che con il CETA hanno rafforzato la presenza delle multinazionali nell’Unione Europea – adesso, oltre che all’Ungheria, guardano con preoccupazione a un centrodestra italiano dove la Lega di Salvini aumenta il proprio ascendente a partire dalla Sicilia.

Torna la domanda: quale sarebbe il piano B di Berlusconi in Sicilia? Di chiaro, fino ad ora, c’è poco.

C’è un primo elemento che unisce Renzi e Berlusconi: entrambi, in Sicilia, stanno ‘toppando’. Renzi è stato umiliato da Crocetta, mentre Musumeci ha polverizzato i desideri di Berlusconi. E se i due, sconfitti in Sicilia, dovessero rispolverare il Patto del Nazareno?

Un secondo elemento è rappresentato da Vittorio Sgarbi: nelle stesse ore in cui Berlusconi cercava di ascriversi come una propria vittoria la candidatura di Musumeci, il critico d’arte annunciava la sua candidatura alla presidenza della Regione siciliana. E lo faceva con una ‘sviolinata’ all’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro: cioè all’uomo politico che, guarda caso, non ha mai amato Musumeci. Un caso?

Così oggi c’è chi si chiede: e se adesso Cuffaro dovesse uscire allo scoperto, dicendo che non sosterrà Musumeci e che appoggerà Sgarbi?

Ormai, alla luce dei fallimenti di Renzi e Berlusconi, c’è da aspettarsi di tutto.

 

 

 

 

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