Caro Salvini: e se la Sicilia e il Sud organizzassero la spedizione dei mille in Padania?

29 agosto 2017

UNA PROPOSTA SCHERZOSA (O QUASI). Si tratterebbe di anticipare Salvini e la sua Lega, che si sta organizzando per invadere il Mezzogiorno con le sua liste elettorali. A questo punto anticipiamo gli eventi. Credeteci: il Nord ci guadagnerebbe, perché i ‘barbari’ che abitano la Padania avrebbero finalmente l’opportunità di conoscere qualcosa che per loro sarebbe una vera novità: la cultura!

Questa volta la Sicilia si salverà, come purtroppo non accadde nel 1860, da una nuova invasione nordista ad opera di Matteo Salvini e delle sue orde di barbari. E’ giunto il momento che la Sicania invada la Padania dei leghisti per prevenire l’invasione del Sud e della Sicilia, così come è nella mente di Matteo Salvini, di sbarcare in Sicilia, con la sua lista “Noi con Salvini” e con i suoi generali ascari e cavalli di Troia Nello Musumeci ed Angelo Attaguile.

E’ tempo dunque di soluzioni radicali, per ridurre alla ragione le orde dei celti barbari, cispadani e cisalpini. Basterà una semplice operazione strategica e ripercorrere, dopo 157 anni, la spedizione dei Mille al contrario. Basteranno infatti 1000 camicie giallorosse che, partendo dal porto di Marsala su due piroscafi – il “Pantelleria” con 500 volontari, sbarco previsto presso lo scoglio di Quarto, a Genova, e l’altro piroscafo, il “Lampedusa”, con altri 500 volontari pronto a sbarcare nei pressi di Venezia per invadere il “nord-est” – ed iniziare una manovra di accerchiamento.

Allo sbarco di queste camicie giallo-rosse siciliane si unirebbero certamente migliaia di volontari dell’esercito meridionale inviato dalle regioni del Sud, da sempre grandi “estimatrici” di Matteo Salvini.

Da Quarto a Trieste, inizierà così a tenaglia l’invasione della Padania e l’accerchiamento dovrebbe concludersi nel quadrilatero di Verona-Custoza-Villafranca e Mantova. Qui, sconfitte le truppe barbare- celtiche, le colonne “Sicane” ed i loro alleati, attraverso quattro diverse direttrici di marcia, dovrebbero giungere nel cuore delle roccaforti leghiste a Pontida – Bergamo – Pontedilegno ed il “Parlamento” di Mantova, da mettere subito a ferro e a fuoco, per evitare pericolosi ritorni di fiamma antimeridionali.

La resa a questo punto del gallo celtico Salvini e dei leghisti sarà inevitabile. Resa senza condizioni che dovrà firmare al suono dell’inno nazionale siciliano “Madreterra mia” e di quello “Duo – Siciliano” di Giovanni Paisiello, alla presenza dei generali sudisti ed irredentisti.

Le condizione della resa: embargo di tutti i prodotti del Nord e l’obbligo di importazione di tutti i prodotti del Sud (Arance, limoni, mandarini, carciofi, fichidindia, formaggi, pasta, vini olii, patate e quant’altro) e poi maestri e professori del profondo Sud da insediare in tutte le cattedre della “Padania” per diffondere tra i barbari cultura e civiltà. Ed infine mano d’opera da importare dal Nord, da impiegare come camerieri negli alberghi della “Sicania” per contribuire allo sviluppo turistico-alberghiero del Sud.

Così la Sicilia avrà salvato la propria economia, ma soprattutto si sarà salvata, dopo quella del 1860, da una nuova invasione nordista ordita da Matteo Salvini.

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