Noi Siciliani con Busalacchi per una Sicilia Libera e sovrana

13 agosto 2017

La Sicilia di oggi è ultima in tutte le classifiche. La disoccupazione è alle stelle. L’inquinamento provocato dagli insediamenti industriali nella parte orientale della nostra Isola ha creato grandi problemi di salute pubblica. Le imprese vengono penalizzate da un’elevata pressione fiscale e da una burocrazia kafkiana. La qualità della vita è la più bassa d’Italia e tra le più basse d’Europa. Perché, oggi, è importante rilanciare l’Autonomia siciliana, battendosi per l’applicazione integrale dello Statuto

di Erasmo Vecchio 

Le elezioni regionali del 5 Novembre sono un’occasione straordinaria per affrontare con determinazione i drammatici problemi della Sicilia, causati da decenni di malgoverno e dalla oppressiva prevaricazione dei partiti italioti. In Sicilia il tasso di occupazione delle persone tra i 20 e i 64 anni (42,4% nel 2014) è il più basso di tutte le Regioni europee. Molto alto anche il tasso di disoccupazione di lunga durata, ovvero di coloro che restano senza lavoro per oltre 12 mesi.

Il record della disoccupazione di lunga durata tra le Regioni europee è in Guadeloupe (79,5%), ma quattro regioni italiane, tra cui la Sicilia, sono oltre il 65%.

Il Pil (Prodotto interno loro) in Sicilia, nel 2016, è stato pari a 81,4 miliardi di euro (-2,7% rispetto al 2015) e le previsioni sul 2017 indicano un ulteriore calo di circa l’1,3%.

In Sicilia, secondo l’indagine, la gente vive in condizioni peggiori rispetto alle altre aree del Paese. L’Isola presenta, pertanto, i tassi più alti in assoluto di povertà, deprivazione e bassa intensità lavorativa. Il rischio povertà e grave deprivazione è più del doppio rispetto alla media nazionale. DESERTIFICAZIONE ED IMPOVERIMENTO HANNO RUBATO LA DIGNITÀ ED IL FUTURO A GENERAZIONI DI SICILIANI.

L’Autonomia siciliana, da strumento di riscatto, è divenuta alibi per una classe politica e burocratica parassitaria ed incapace. La classe politica regionale, infatti, ha fatto pagare alla Sicilia il prezzo più alto, ha impoverito i ceti medi, distrutto ricchezza, messo fuori mercato imprese e professioni, scoraggiato chiunque volesse investire in Sicilia grazie ad un sistema burocratico parassitario intollerabile e ad una pressione fiscale che pone i Siciliani tra i più tartassati d’Italia.

Grazie a ciò le nostre piccole e medie imprese scappano verso Malta o verso i Paesi dell’est. Lo smantellamento del sistema bancario siciliano (ben diverso trattamento è stato riconosciuto alla banche del Centro-Nord Italia) ci ha resi una colonia finanziaria. Il sistema creditizio porta all’asfissia le nostre imprese e gli agricoltori e molte aziende non possono neppure attingere ai fondi europei perché impossibilitati a dare le necessarie garanzie.

La dotazione infrastrutturale della Regione è carente e ci vorranno centinaia di anni per raggiungere la dotazione infrastrutturale media del Paese.

La Sicilia, per scelte scriteriate di politica industriale, è stata trasformata in “pattumiera d’Italia”, essendo rimasti, dopo fallimentari esperimenti industriali, inquinamento, malattie e la migrazione dei giovani e dei più capaci. La nascita dei poli petrolchimici più grandi d’Europa ha prodotto, infatti, una serie di problemi reali oggi insormontabili.

L’assenza di sensibilità ecologica in generale, e quindi di leggi per tutelare la salute delle popolazioni a contatto con le aree industriali, ha provocato lo squilibrio ecologico di grandi aree. L’emissione di sostanze inquinanti nell’aria, provenienti dalle ciminiere, lo sversamento continuo di sostanze inquinanti nelle acque del mare, e l’interramento di prodotti e scarti di varia natura, ha provocato veri e propri disastri ambientali: inquinamenti delle falde acquifere, l’abbassamento di svariati metri delle falde d’acqua potabile a causa del pompaggio ininterrotto per gli impianti di raffreddamento, incidenti sempre più frequenti con incendi e esplosioni disastrose, emissioni improvvise di nubi maleodoranti e stranamente colorate.

Non possiamo ignorare che la Sicilia sia divenuta maglia nera per reddito e condizioni sociali: la somma tra reddito medio disponibile pro capite e indice di disuguaglianza del reddito ci colloca all’ultimo posto (74,4 punti a fronte di una media nazionale di 98 punti e una media del Mezzogiorno di 83 punti).

È necessario coniugare uguaglianza e pari opportunità con l’economia di mercato in modo da tornare ad essere una terra dove si può nascere, studiare, lavorare, investire, farsi una famiglia ed invecchiare con serenità. Occorre restituire centralità alla capacità imprenditoriale, all’iniziativa dei privati, del volontariato, della società, favorendo le start-up, gli incubatori e le reti d’impresa, la cooperazione, l’innovazione ed il recupero delle tradizioni artigiane, l’agricoltura di qualità, le tecnologie, la digitalizzazione.

L’AUTOGOVERNO E L’INSULARITÀ DELLA SICILIA COSTITUISCONO LE VERE OPPORTUNITÀ PER RIPARTIRE. Ma da dove partire? Senza alcun dubbio dall’ATTUAZIONE INTEGRALE DELLO STATUTO AUTONOMISTICO in una prospettiva euromediterranea di Stati nazione. Se lo Statuto fosse stato attuato, la Sicilia sarebbe una terra ricchissima. E da qui bisogna ripartire: dalle risorse, dal materiale umano e dalle condizioni straordinarie che già ci sono per vivere in liberà.

La Sicilia è una nazione con un popolo (la sua popolazione è superiore a quella dell’Irlanda, della Scozia e pari quasi a quella della Danimarca, un territorio, una lingua, una cultura ed una storia millenaria radicata nel cuore del Mediterraneo). Una terra che aspetta solo l’occasione per intraprendere una nuova strada verso lo sviluppo.

Certo, non sarà facile che a Franco Busalacchi venga consentito di partecipare alle riunione del Consiglio dei Ministri con il rango di Ministro, ai sensi dell’art. 21 dello Statuto.

Non sarà facile che Franco Busalacchi possa farsi restituire dallo Stato gli oltre 150 miliardi di euro che lo stesso Stato italiano ci deve in forza dell’articolo 38 dello Statuto, per no parlare degli articoli 36 e 37 dello stesso Statuto non applicati. Così come non sarà facile che Busalacchi possa avviare il ripristino dell’Alta Corte ai sensi dell’art.24 dello Statuto.

Non sarà facile che Franco Busalacchi possa pretendere le norma attuative dell’art.31 dello Statuto, laddove si dice egli e non lo Stato centrale deve provvedere al mantenimento dell’ordine pubblico a mezzo della Polizia di Stato che, all’interno della Regione, dipende dal Governo siciliano e non dai Prefetti.

Tutto questo non sarà facile ma dovrà essere fatto, anche se ciò porterà ad uno “scontro” con lo Stato centrale. Vogliamo ripartire mettendo in campo un PARTITO DEL TERRITORIO riaprendo il contenzioso con il governo centrale per l’attuazione integrale dello Statuto, pretendere l’assegnazione delle accise, attuare una forte fiscalità di sviluppo per chi investe e creare nuova occupazione e la realizzazione di una zona franca integrale.

Siamo donne e uomini che vogliono rivendicare con orgoglio il proprio passato migliore e costruire un futuro per una Sicilia libera e sovrana.

Alle elezioni regionali del 2012 gli elettori erano 4.426.754 di cui 2.142.374 maschi e 2.284.380 femmine. Alla chiusura delle urne l’affluenza fu del 47,42% degli aventi diritto, pari a 2.203.885 elettori. Per la prima volta, per le elezioni regionali, la partecipazione al voto è stata inferiore al 50%.

Ai 2.222.869 cittadini siciliani che allora hanno disertato le urne chiediamo di tornare a votare esprimendo un voto contrario alla classe politica che ci ha governato. A coloro che sono andati a votare ma che, invece, hanno votato Lombardo, Miccichè, Crocetta eccetera chiediamo di tornare votare, ma non dando più fiducia a chi ha dimostrato di averla tradita.

Ci spinge la disperazione, la rabbia, ma anche la consapevolezza che occorre passare all’azione con orgoglio, restituendo dignità ai cittadini siciliani, non privilegi o favori. Se lo Stato ci impedirà di decidere il nostro futuro manifestando la volontà di mantenere il nostro Popolo sottomesso e povero, allora dobbiamo avere la forza di mettere il nostro Popolo di fronte all’interrogativo se non sia arrivata l’ora di fare della Sicilia un Repubblica federale indipendente con l’indizione di un referendum consultivo sul modello di quello che è avvenuto in Catalogna e in Scozia.

Il futuro ci appartiene. Abbiamo il diritto-dovere di tornare a dare una speranza ai nostri figli. Solo così i nostri eroi del passato, da Antonio Canepa a Concetto Gallo, da Attilio Castrogiovanni ad Andrea Finocchiaro Aprile possono, guardandoci dall’alto, essere fieri di averci consegnato una terra che abbiamo dimostrato di difendere con onore.

Nella foto sopra, Erasmo Vecchio, Lillo Massimiliano Musso, Franco Busalacchi e Beppe De Santis

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