Bravo Alfano: 7 navi per il Qatar, 5 miliardi di commessa e nemmeno un euro al Cantiere navale di Palermo!

7 agosto 2017

E dopo questa bravata ‘ascara’ il Ministro degli Esteri Angelino Alfano cerca voti in Sicilia. Ancora una volta ha tradito i Siciliani e, in particolare, il Cantiere navale di Palermo. E ora vorrebbe partecipare, da ‘protagonista’, alle elezioni del presidente della Regione. Magari insieme con il sindaco Leoluca Orlando e con i vertici del PD, che non hanno detto una parola sui 7 miliardi di questa commessa finiti nella Liguria di Toti, di Berlusconi e della Lega Nord!

E’ notizia di questi giorni che il governo italiano ha stipulato un contratto con il governo del Qatar per l’affidamento a FINCANTIERI della costruzione di 7 navi da guerra per rinforzare la flotta qatariota.

Una mega commessa da 5 miliardi di euro. Ossigeno puro per l’industria italiana. Bene ha fatto il nostro Ministro degli Esteri a essersi mostrato orgoglioso dell’impresa.

Noi siciliani che a Palermo abbiamo uno dei Cantieri storici della Fincantieri siamo stati giustamente in trepida attesa pensando che almeno una nave, anche in forza dei buoni uffici del demiurgo dell’operazione, il siculo-agrigentino Angelino Alfano, sarebbe stata costruita in Sicilia, dando cosi un po’ di ossigeno anche a noi.

E’ passato qualche giorno e non solo la buona novella non è stata data, ma ogni notizia sull‘affare è scomparsa dai giornali. Ci siamo detti:

“Ora però il nostro sindaco che lo sa fare, Leoluca Orlando, insorgerà e tutto a posto andrà”. ma anche da questo lato, solo silenzio.

Eppure c’è stato a Palermo proprio in questi giorni il segretario del Partito operaio democratico italiano, il democristiano Matteo Renzi. Quale migliore opportunità per lui di vendere qualche copia in più del suo libro,” Avanti miei Prodi”, dando l’atteso annuncio alle masse operaie e ai cittadini tutti? Invece solo silenzio, silenzio, silenzio.

Siamo caduti nello sconforto. Poi, da lontano, l’illuminazione.

Tra quelli che, nel 1989, festeggiavano la caduta del Muro di Berlino e la fine del Comunismo non c’era solo Rostropovic col suo violoncello. C’era tanta e ben altra gente che usava anch’essa le mani ma per stropicciarsele per la grande contentezza. Si apriva un mondo nuovo, i vincitori non avrebbero fatto prigionieri, la maschera del capitalismo dal volto umano poteva cadere impunemente.

“Arricchitevi!”, era la buona novella. “Fottetevene dei diritti sindacali, del welfare, dei risparmi dei lavoratori, dei diritti quesiti, di ogni e qualsiasi tutela. Tutto è concesso, tutto è perdonato, tutto e tutti possono essere comprati. Però fatelo con stile e con grande sapienza tattica. Non aprile l’ombrello se prima non glielo avete conficcato ben bene nel contro natura”: così parlò il Capitale.

Agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso i Cantieri navali riuniti di Palermo contavano circa 7 mila addetti e 3.000 operatori nell’indotto. Una massa potente, coesa, che quando scendeva in sciopero era un piacere vederli sfilare. Capivi che non erano solo operai: era la democrazia che marciava per le strade di Palermo, tra ostentazione di forza, tanti sorrisi e qualche eccesso.

Ma erano loro la città, il cuore pulsante della Palermo vera, se è vero il detto:

Si Palermo nun avissi u portu fussi mortu”.

Seguendo l’esempio della Thatcher che distrusse il Labour party distruggendo Liverpool e i Cantieri navali del Nord Inghilterra, il trionfante capitalismo piazzò i suoi pupi al governo nazionale e nelle partecipate, Fincantieri compresa. Parola d’ordine:

“Smantellate Palermo. Una roccaforte che cade per noi è grasso che cola. Ma mi raccomando, con cautela, quelli menano”.

Una direttiva proveniente da Trieste (quella del porto franco, per intenderci) apre le ostilità. Al Cantiere navale di Palermo non si devono più costruire navi:

“Il pontile delle costruzioni deve andare in pensione. Il che vuol dire che invece di Porto Marghera che avrebbe dovuto chiudere, il lavoro di Palermo lo farà proprio Porto Marghera, che risuscita.

Berluscomi acconsente e tace per cinismo politico nei confronti della Lega veneta di Bossi, suo alleato a Roma. E continuerà a tacere nel 2001, quando diventerà presidente del Consiglio dei Ministri.

Tace pure Giuseppe Provenzano, nella metà degli anni ’90 Presidente forzista della Regione siciliana. E tace anche Gianfranco Miccichè, che dopo essere stato, per anni, coordinatore di Forza Italia in Sicilia, nel 2001 verrà nominato sottosegretario del Governo Berlusconi con la delega per il Mezzogiorno.

Tutti in silenzio. Tutti schiavi del predetto Berlusconi.

Comincia una lenta agonia magistralmente controllata da Fincantieri, che orienta la politica nazionale. Una politica che tende a penalizzare i Cantieri navali di Palermo, privilegiando Trieste e Porto Marghera. Scelte politiche anti-meridionali assecondate, in Sicilia, dalle organizzazioni sindacali tradizionali della nostra Isola.

Già, i sindacalisti ridotti a pupi senza fili.

Senza sussurri e grida, i bacini attivi del Cantiere navale di Palermo via via si ‘guastano’ e non vengono riparati perché i soldi stanziati (?) ballano tra il bilancio della Regione quello dello Stato.

Siamo arrivati ai nostri giorni. Al Cantiere navale di Palermo c’è un solo bacino attivo. Si lavorano solo scatole di ferro e basta. Un lavoro grossolano e poco remunerativo. Un osso tra tanta carne. Le maestranze sono ridotte a poco più di 500 unità. L’indotto è praticamente scomparso.

E che fa il Ministro degli Esteri, Angelino Alfano? Su una commessa da 7 miliardi di euro non porta un solo euro in Sicilia! Non un solo euro per il Cantiere Navale di Palermo!

E gli altri politici che governano le città dell’Isola e la Regione che dicono?

Tace il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

Tace il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta.

Tace il segretario regionale del PD, Fausto Raciti. E tacciono i vertici del Partito Democratico di Palermo.

Cari operai del Cantiere navale di Palermo, miei concittadini, fatevi una copia di questo articolo e quando qualcuno tra gli indegni discendenti del PCI vi verrà a chiedere il voto, mandatelo a quel paese, insieme a quelli che, siatene sicuri, se venissero eletti entro i prossimi 5 anni, farebbero chiudere il Cantiere navale.

Sono bravi, l’hanno già fatto, a Termini Imerese con la Fiat.

P.S.

Sappiate che tutte le navi del Qatar saranno costruite in Liguria (Berlusconi, Toti, Lega ligure. Vi dice niente?).

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