Padoan, incentivi fiscali al Sud? “Rischiamo di sprecare soldi”. Svimez: “Al Sud rischio povertà triplo”

28 luglio 2017

La frase del Ministro dell’Economia va certamente inserita nel suo contesto. E anche di quello vi parliamo. Ma resta emblematica di un approccio alla questione meridionale che sta caratterizzando anche questo Governo. Mentre dall’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno arriva l’ennesimo bollettino di guerra… 

La questione meridionale? Semplicemente non esiste più. Non perché sia stata affrontata e risolta- ce ne saremmo accorti- ma perché è sparita del tutto dall’agenda dei governi nazionali. Lo denuncia ogni anno la Svimez, l’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, che, a dire il vero, da un paio di anni a questa parte negli incipit dei suoi report tende a dare un eccessivo risalto a microscopici aumenti di PIL nel Sud Italia. Un ossequio a chi taccia di ‘gufismo’ le analisi economiche che descrivono la realtà? Sia quel che sia, i dati disastrosi vengono fuori puntuali dalle pagine dei suoi report.

Non fa eccezione quello che è stato presentato oggi:  “Nel 2016 i posti di lavoro sono aumentati al Sud di 101 mila unità, pari a +1,7%, ma restano comunque di circa 380 mila al di sotto del livello del 2008” si legge nel rapporto Svimez.  

E ancora l’allarme povertà: “Nel 2016, circa 10 meridionali su 100 sono in condizione di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro Nord. Nelle regioni meridionali il rischio di povertà è triplo rispetto al resto del Paese: Sicilia (39,9%), Campania (39,1%), Calabria (33,5%). La povertà deprime la ripresa dei consumi, e, in questo contesto, le politiche di austerità hanno determinato il deterioramento delle capacità del welfare pubblico a controbilanciare le crescenti diseguaglianze indotte dal mercato, in presenza di un welfare privato del tutto insufficiente al Sud”.

Con ogni probabilità i giornaloni titoleranno sull’aumento del PIL dello zero virgola qualcosa. Ma, come detto, basta andare al di là delle prime righe del report, per ritrovare la situazione drammatica cui ormai ci hanno abituati. Non manca un riferimento diretto al disinteresse dello Stato: “Terminata nel 2015 la fase di accelerazione della spesa pubblica legata alla chiusura della programmazione dei Fondi strutturali 2007-2013, per scongiurare la restituzione delle risorse comunitarie, nel 2016 c’è stata una severa contrazione della spesa pubblica in conto capitale. Nell’anno ha toccato nel Sud il punto più basso della sua serie storica, appena 13 miliardi, pari allo 0,8% del Pil”.

Dinnanzi ad un quadro del genere, lo stesso da almeno un ventennio, i Governi nazionali continuano ad infischiarsene altamente. Con la complicità, non è mai superfluo aggiungerlo, di una  classe politica di ascari come già la definiva Salvemini, riferendosi a quei politici meridionali che si interessano più della loro personale carriera che del territorio che li ha eletti.

Ma, a ben guardare, siamo oltre il menefreghismo. Siamo arrivati alla mistificazione. Ricordate l’intervista di Matteo Renzi a Milano Finanza? Per l’ex premier che, come potete leggere qui,  la priorità per il Sud non erano né il lavoro, né le infrastrutture, ma la legalità. Che, a giudicare dalla inchieste sulla corruzione, è l’unico tema che unisce davvero Nord e Sud.

Nella stessa intervista, Renzi parlava della Germania:  “C’è l’Italia del Nord, che è assolutamente vicina alla Germania e alla sua economia, con performance perfino migliori in molti campi. E c’è l’Italia del Sud, dove la priorità è quella di garantire legalità e trasparenza”.  Tutt i- o quasi- sanno che i governi tedeschi hanno investito massicce dosi di soldi pubblici per risollevare le sorti della Germania dell’est….

Non va meglio con il Governo Gentiloni.  Non si vede nessun cambio di rotta. Anzi, il Ministro per l’Economia, Pier Carlo Padoan, che è lo stesso del Governo Renzi,  offre una perla di saggezza sulla questione meridionale ripresa dal Financial Times:

  If we decide to allocate tax incentives to firms in the Italian southern regions . . . we risk wasting money.” Ovvero: “Se noi decidessimo di introdurre incentivi fiscali per le imprese nelle regioni del sud… rischieremmo di sprecare soldi”.

Quindi, meglio non rischiare…. Se non è un alibi ci somiglia moltissimo. Non ci vuole un genio dell’economia per intuire che misure keynesiane, quindi interventi dello Stato sul modello riunificazione tedesca, quindi incentivi e sgravi alle imprese, sarebbero le uniche ricette in grado di dare respiro al Sud. Sempre che questo sia l’obiettivo. Ma è questo l’obiettivo? A giudicare dai fatti, si può dire di no.  E non sfugge neanche che Padoan – uomo del Fondo monetario internazionale, noto al grande pubblico per l’ammissione tardiva di errori nell’analisi della situazione greca- non ha nulla a che fare con Keynes. Al contrario, è l’espressione di quel liberismo dominante che ha fagocitato la politica per instaurare il regno del finanzcapitalismo: quello che distrugge il welfare, il lavoro, la sanità e la scuola per proteggere le oligarchie finanziarie (qui una definizione magistrale di Luciano Gallino). Basti ricordare la sua carriera al

Il contesto in cui Padoan ha pronunciato questa frase non fornisce nessuna attenuante. Il FT parla del gap Nord e Sud e cita una ricerca dell’OECD che evidenzia le carenze della governance pubblica nelle regioni meridionale: dalle infrastrutture, al mercato del lavoro, alla lentezza della giustizia e della burocrazia. Mancherebbe, cioè, un contesto attrattivo per le imprese, il famoso business-friendly environment.
Motivo per cui, secondo il FT, Padoan avrebbe pronunciato quella frase.

Si può perdonare ad un giornale straniero la mancanza di una visione d’insieme. E cioè che molti dei problemi citati dall’OECD – come le criticità del mercato del lavoro, la mancanza di infrastrutture, ecc…-sono frutto di quella questione meridionale mai risolta.

Si può perdonare al FT, a Padoan un po’ meno….

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