Verso le regionali 1/ Musumeci si impone a Forza Italia e i centristi pronti a correre da soli

22 luglio 2017

Iniziamo da oggi una rubrica che ci accompagnerà nella campagna elettorale per le elezioni regionali siciliane. Due le novità. Primo: la ‘resa’ di Forza Italia di Miccichè che, ‘liberata’ da Berlusconi (che fino a qualche settimana fa non escludeva un inciucio con Renzi), si accinge ad accettare la candidatura di Nello Musumeci. Secondo: un possibile candidato sostenuto solo dagli ex democristiani

Da oggi iniziamo una rubrica che ci accompagnerà in questa lunga e tormentata campagna elettorale in vista delle elezioni regionali del 5 novembre. Due, tre, quattro volte alla settimana – ma anche ogni giorno se le condizioni ci suggeriranno una notizia o un commento – punteremo i riflettori su quello che emergerà dal mondo politico della Sicilia.

Oggi cominceremo a interrogarci sul perché, a fine luglio, il centrodestra e il centrosinistra non hanno ancora espresso il candidato unico o i rispettivi candidati alla presidenza della Regione siciliana.

Già, il candidato unico dei due poli. Può sembrare un’eresia. Ma se guardiamo al programma economico del PD e di Forza Italia a Roma, non è difficile accorgersi che le differenze, tra queste due forze politiche, sono pochissime. Su fatti centrali – l’adesione a un’Unione Europea sempre più lontana dall’idea di Europa dei popoli, la tutela delle banche e della finanza, l’abbandono pressoché totale del Mezzogiorno – Renzi e Berlusconi la pensano allo stesso modo.

Forse l’unico elemento di divergenza tra il segretario del PD e l’ex Cavaliere è la gestione dei migranti: su tale questione, il leader di Forza Italia, a differenza del ‘sistema’ Partito Democratico, non ha interessi economici da difendere.

C’è stato un momento in cui Renzi e Berlusconi, a Roma, sembravano lì per lì per l’inciucio in funzione antigrillina. Non è stato un periodo breve: da ottobre dello scorso anno ad oggi i contatti non sono mancati. Questo, con molta probabilità, ha bloccato il commissario di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, che in accordo con Berlusconi, si è guardato bene dal selezionare un candidato di centrodestra alla presidenza della Regione.

Da quello che sembra, a Roma Berlusconi si sarebbe smarcato da Renzi. E, di conseguenza, anche Miccichè, in Sicilia, dovrebbe aver messo da parte l’ipotesi di un’alleanza con il PD in funzione antigrillina.

Si dice che Miccichè stia vagliano l’ipotesi di appoggiare la candidatura di Nello Musumeci, che è in campagna elettorale da fine ottobre dello scorso anno.

Miccichè e l’ala catanese di Forza Italia – con riferimento a Salvo Pogliese e Basilio Catanoso – non sembrano molto convinti della candidatura di Musumeci. Ma non hanno molte alternative, perché Musumeci – che, lo ribadiamo, è in campagna elettorale da quasi nove mesi – molto difficilmente si ritirerà.

Quella di Musumeci sembrava una candidatura al di fuori dai vecchi giochi della politica-politicante. Ma in politica, si sa, spesso bisogna fare di necessità virtù.

Questo significa che, in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni regionali, esploderà una guerra per le poltrone tra i vari Musumeci, Miccichè (che vorrebbe la presidenza dell’Ars) e l’ala che fa capo a Pogliese e Catanoso destinata a creare ingovernabilità.

Forza Italia, insomma, a meno di colpi di scena, sembra destinata ad appoggiare Musumeci. Ma quest’ultimo non dovrebbe ‘imbarcare’ il Ministro Angelino Alfano e la sua ciurma, che dopo aver governato con il PD a Roma, trovano del tutto ‘normale’ allearsi con il centrodestra in Sicilia.

Per personaggi come Alfano, Giuseppe Castiglione, Pino Firrarello questi cambi di casacca in cambio di poltrone sono, ribadiamo, fatti ‘normali’. Diverso il discorso per Musumeci, che avrebbe tutto da perdere dall’alleanza con tali soggetti.

Forse è per questo che Alfano, intervenendo a Taormina, ha lasciato intendere che il suo partito potrebbe presentare un candidato alla presidenza della Regione. Ha detto addirittura di avere il nome pronto, rimasto segreto per non bruciarlo.

C’è da crederci? No. Il candidato di Alfano, in Sicilia, avrebbe le stesse probabilità di un Rosario Crocetta che corre da solo: in pratica, nessuna probabilità.

E’ invece più probabile che Alfano, ‘rifiutato’ da Musumeci – che ormai è nelle condizioni di imporre la linea a Forza Italia – si allei con Giampiero D’Alia per sostenere un candidato centrista, o con il PD.

Sì, la novità di queste ultime ore potrebbe essere proprio un candidato centrista sostenuto da Alfano, da D’Alia e dal Cantiere Popolare di Saverio Romano (e, senza clamore, anche da Totò Cuffaro).

L’ipotesi, se due più due fa ancora quattro, potrebbe essere quella di un ritorno della Democrazia Cristiana alla guida della Sicilia. Cosa, questa, che potrebbe calamitare tutti i centristi oggi in forza tra il PD e Leoluca Orlando (Totò Cardinale e i suoi che, alla fine, sempr edemocristiani sono rimasti).

La candidatura di un centrista alla presidenza della Regione nascerebbe sulla base di due considerazioni.

La prima considerazione è che, per la guida della Sicilia, ci saranno sette-otto candidati. Si potrebbe vincere con il 25-26% dei voti. E con questa percentuale i centristi ci potrebbero provare.

La seconda considerazione nasce dalla crisi profonda del PD siciliano, primo responsabile della sostanziale bancarotta politica, economica e finanziaria della Regione. Più lontani si starà dal PD di Crocetta, più i centristi siciliani avranno la possibilità di intercettare voti.

Il Partito Democratico dell’Isola non solo ha incassato con sofferenza il ‘No’ di Piero Grasso come candidato alla presidenza della Regione, ma se la deve vedere con il presidente uscente, Rosario Crocetta, che, vaneggiando su improbabili sondaggi che lo darebbero al 22%, si vuole ricandidare.

Quella di Crocetta, di fatto, è una mezza ‘vendetta’ politica. Dal 2014 ad oggi ha fatto tutto quello che gli ha detto Renzi.

Ha accettato il ‘commissariamento’ del suo Governo con Alessandro Baccei.

Ha firmato, con Renzi, due ‘Patti scellerati’ che hanno azzerato le finanze regionali.

E adesso il PD, dopo averlo costretto a fare della sua presidenza della Regione un esempio di ‘ascarismo’ senza precedenti, lo vorrebbe ‘scaricare’ additandolo agli occhi dei Siciliani come l’unico responsabile di una Sicilia finita in tutti i settori agli ultimi posti.

Crocetta non ci sta. E, con molta probabilità, si giocherà la sua partita da candidato.

La mossa di Crocetta non mette all’angolo solo il PD (che forse avrebbe potuto puntare sul vice presidente dell’Ars, Giuseppe Lupo), ma anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che senza le dimissioni di Crocetta non si potrà candidare.

Alla fine il PD siciliano potrebbe addirittura accettare Crocetta con una pietra al collo…

E’ importante un’ultima considerazione politica. Le speranze del centrodestra, dei centristi e del PD di restare a galla sono legate alla scarsa partecipazione al voto da parte dei Siciliani: meno elettori andranno a votare, maggiori saranno le speranze della vecchia politica siciliana di rimanere a galla. 

Ma se i Siciliani decideranno di andare a votare in massa, per il centrodestra, per i centristi-democristiani e per il PD le speranze di resistere diminuiranno drasticamente.

Gli elettori siciliani che negli ultimi anni hanno disertato le urne, di fatto, hanno nelle mani il destino della Sicilia.  

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti