I 50 migranti deportati nel Messinese: di scena la politica siciliana che si ‘prostituisce’

15 luglio 2017

In Sicilia le Prefetture dovrebbero essere già scomparse. Invece resistono, relitti di una concezione centralistica e savoiardo-bonapartista dello Stato dura a morire. E adesso dirottano nei Comuni i migranti senza nemmeno raccordarsi con i sindaci. Per il Governo regionale è tutto regolare?

Che c’entra l’Autonomia siciliano coi migranti? C’entra eccome!

Se le cose stessero come dovrebbero stare le Prefetture, in Sicilia, sarebbero scomparse da decenni e i loro poteri attribuiti al Presidente della Regione e ai Sindaci. E invece resistono, relitti sopravvissuti ad una concezione centralistica e savoiardo-bonapartista dello Stato dura a morire, in patente contraddizione con le istituzioni regionali e, segnatamente, con quella della Regione siciliana il cui Statuto speciale prevede che il responsabile della sicurezza in Sicilia è il Presidente della Regione.

Non solo. Non viene neppure viene applicata una norma altocommissariale ancora vigente secondo la quale spetta al Presidente del Regione il potere di coordinare l’attività dei prefetti.

E invece che cosa succede con Rosario Crocetta e con gli altri ‘servi’?

Succede che un prefetto autocrate, in perfetta solitudine, disponga la ‘deportazione’ di 50 migranti in un paesino del Messinese e l’apertura di un albergo chiuso per inagibilità per ricoverarli, a quanto pare senza nessun raccordo con il sindaco.

Ma dove siamo: in Sicilia o in Tanganica?

Ma è mai possibile che questi nostri politici senza dignità, per restare a galla, si prostituiscano a tal punto?

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