Crocetta si rifugia nell’immunità parlamentare per sfuggire a Musumeci. E D’Alia lo molla…

15 luglio 2017

Cinque anni fa Crocetta lanciò pesanti accuse a Musumeci sui termovalorizzatori. Musumeci l’ha querelato per diffamazione a mezzo stampa. Ma Crocetta, di fatto, sta fuggendo dal processo, rifugiandosi dietro l’immunità parlamentare. Ma l’immunità parlamentare non era ‘odiosa’? Intanto Giampiero D’Alia, che ha voluto Crocetta e, per cinque anni, con propri rappresentanti, ha fatto parte dei Governi regionali di Crocetta, adesso chiede “discontinuità” verso Crocetta. Gente tutta d’un pezzo i Crocetta e i D’Alia. Soprattutto coerenti… 

Due notizie che riguardano il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, vanno commentate. La prima ci fa capire che è veramente Crocetta. La seconda dà la misura politica degli ex democristiani che, esattamente cinque anni fa, lanciavano la proposta di Crocetta candidato alla presidenza della Regione del centrosinistra in opposizione a mezzo PD, che dell’allora europarlamentare eletto proprio nelle file del Partito Democratico non ne voleva proprio sapere.

Cominciamo dalla prima notizia.

Cinque anni fa, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali, Crocetta, allora candidato del centrosinistra, accusò Nello Musumeci, allora candidato di un ‘pezzo’ del centrodestra, di essersi messo d’accordo, sottobanco, con Gianfranco Miccichè per la realizzazione dei termovalorizzatori.

Ricordiamo che, allora, proprio sui termovalorizzatori che avrebbero dovuto vedere la luce in Sicilia, era in corso un’inchiesta della magistratura con l’ipotesi di infiltrazioni mafiose.

La tesi di Crocetta, oltre a non essere suffragata da prove, era politicamente sbagliata. Anche Gianfranco Miccichè, infatti, era candidato alla presidenza della Regione, sostenuto dall’allora presidente della Regione uscente, Raffaele Lombardo.

La candidatura di Miccichè aveva un preciso significato politico: rompere l’unità de centrodestra siciliano, ‘killerare’, sotto il profilo politico e, soprattutto, elettorale Musumeci e, di fatto, favorire elezione di Crocetta: cosa puntualmente avvenuta.

Musumeci – che ovviamente non poteva accettare di essere accusato di affarismo, per giunta in un’operazione, quella dei termovalorizzatori, dove si stagliava anche l’ombra della mafia, si è rivolto alla Giustizia. Insomma, ha querelato Crocetta per diffamazione a mezzo stampa.

E qui la sorpresa: Crocetta, l’uomo della ‘legalità’ e dell’antimafia, invece di presentarsi faccia a faccia contro Musumeci per sostenere quanto aveva affermato in campagna elettorale, si è rifugiato dietro il paravento dell’immunità parlamentare, come hanno sempre fatto gli esponenti della vecchia politica.

Al momento in cui lanciava un’accusa contro Musumeci, Crocetta era europarlamentare. E così si è difeso, andando dai giudici e dicendo:

“Signori, io al momento in cui lanciavo le accusa a Musumeci, avevo l’immunità parlamentare”.

Bella, questa, no? In genere, i parlamentari non sono perseguibili per ciò che dicono durante l’esercizio del mandato parlamentare, cioè per ciò che affermano in Parlamento. Crocetta non ha accusato Musumeci in un dibattito parlamentare, ma nella campagna elettorale per le elezioni regionali. Accuse non dimostrabili, a quanto pare: altrimenti non si sarebbe trincerato dietro l’immunità parlamentare.

La commissione dell’Unione Europea ha riconosciuto l’immunità a Crocetta. Ma – è questa la vera notizia – l’immunità, in questo caso, non è automatica come l’immunità di un parlamentare italiano. In parole più semplici, il giudice avrebbe potuto non tenere conto di quanto stabilito dalla Commissione Jure dell’Unione Europea…

E Musumeci? Da quello che si dice continuerà, non sappiamo con quali forme, a chiedere giustizia.

La seconda notizia – che non è, politicamente, ‘meno interessante’ della prima – riguarda Giampiero D’Alia, che da ministro a leader dell’UDC siciliana è diventato “coordinatore nazionale dei Centristi per l’Europa” (D’Alia, è noto, non è più nell’UDC, perché la segretaria nazionale di questo partito ha tolto il simbolo allo stesso D’Alia e ai suoi amici).

D’Alia, per la cronaca, è il politico che, nell’estate di cinque anni fa, fu il primo a lanciare la candidatura di Crocetta alla presidenza della Regione siciliana per il centrosinistra (“Mi sento molto onorato dell’indicazione venuta dall’UDC”, disse Crocetta).

Insomma, è a D’Alia e al suo ormai ex partito che i Siciliani debbono essere ‘grati’ per avere avuto ed avere ancora per qualche mese Crocetta presidente della Regione siciliana!

Ma il bello deve ancora arrivare. Come per l’immunità parlamentare, chiesta e ottenuta dall’allora europarlamentare del PD, Crocetta, per fatti che nulla hanno a che vedere con il Parlamento europeo, oggi D’Alia chiede che il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione siciliana presenti “discontinuità” rispetto all’esperienza di Crocetta…

Siamo veramente alle comiche finali del centrosinistra siciliano: dopo averlo proposto alla guida della Sicilia, dopo averlo votato e fatto votare alle elezioni regionali di cinque anni fa, dopo averlo difeso, all’Assemblea regionale siciliana, da due o tre mozioni di sfiducia, dopo aver fatto parte, per cinque anni, dei tre Governi regionali di Crocetta con assessori a lui vicino, D’Alia chiede un candidato di centrosinistra alla presidenza della Regione che presenti “discontinuità” rispetto a Crocetta…

Per dire e fare certe cose ci vuole veramente una faccia di bronzo…

 

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